Monti, 556 sì alla Camera. ‘Sforzi da chi ha dato meno’

ROMA – Il governo Monti ottiene la fiducia del Parlamento italiano. Dopo Il Senato, infatti, anche la Camera ha votato la fiducia con 556 voti favorevoli e 61 contrari. I deputati presenti e votanti sono stati 617, la maggioranza richiesta era di 309 voti. Subito dopo il voto di fiducia, il premier ha tenuto una conferenza stampa. Questi i passaggi più significativi.

‘”Faremo in modo che lo sforzo da fare, fiscale e di ammodernamento, si richieda alle categorie che hanno meno dato fin qui” ha detto il premier. “Ci auguriamo un clima più pacato nei toni e non nell’azione”. “Per avere il consenso delle parti sociali si farà il possibile perché ci sia e si è già partito con il piede giusto nel giorni scorsi”. “Avrò la massima cura – ha spiegato il Professore – perché le misure sia di ulteriore risanamento finanziario sia di riforme strutturali possano essere adottate con maggiore probabilità se presentate sottoforma di pacchetto che comporta una partecipazione da parte di diverse categorie”. “Cercherò di avere il più ampio consenso possibile” fra le forze sociali e in Parlamento e tale consenso sarà “preventivo” quando l’urgenza delle decisioni non richiederà altrimenti. “Ho incontrato il presidente della Bce Draghi sabato scorso, quando erano in corso le consultazioni, così come venerdì ho incontrato il governatore della Banca d’Italia. Ho anche contatti che non consistono in incontri fisici con queste personalità”.

Monti ha ribadito che il suo “non è un mandato limitato nel tempo” pur precisando che “non esiste un governo che va oltre la scadenza naturale del limite fisiologico della fine della legislatura”. Il premier incaricato ha quindi aggiunto che “la fiducia si può prendere a discrezione del Parlamento ma non avrei accettato, e in verità pochi me l’hanno chiesto, se fosse stato prefissato un termine più breve della fine della legislatura”. “Nel mio passato non si nota una particolare frequenza in cui mi sono candidato a qualcosa. Il numero è zero”.

Inevitabile un passaggio sull’Europa. “Giovedì – ha annunciato Monti – sarò a Strasburgo per una prima riunione a tre con Sarkozy e Merkel”. Con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy “ieri abbiamo avuto di loro iniziativa una lunga conversazione sui problemi dell’Europa e più in generale sull’UE”. “Mi hanno incoraggiato per la mia attività di governo e abbiamo iniziato a scambiarci le prime idee” in vista dell’incontro di giovedì. Un incontro che sarà “molto informale, ma molto di lavoro”, ha anticipato Monti. “Mi è stato chiesto dai due colleghi di dare un contributo di idee oltre che di partecipare alla discussione che avremo a Strasburgo”. “Mi è difficile dire – ha sottolineato il presidente del Consiglio – di che cosa esattamente si parlerà”, ma certamente “di cose molto rilevanti per l’Eurozona”.

Le contestazioni contro l’ex premier Silvio Berlusconi dei giorni scorsi – ha detto il premier – “sono episodi che mi rattristano, che condanno e che non giovano a questo governo”.

Il prossimo Consiglio dei ministri, ha annunciato infine Monti, si terrà “lunedì mattina per adottare uno schema di decreto legislativo su Roma Capitale”. Lunedì non si parlerà invece di vice ministri e sottosegretari. Per questa decisione servirà “qualche giorno in più”.

ROMA CAPITALE: POLVERINI, ANNUNCIO MONTI E’ BUONA NOTIZIA – “L’annuncio del presidente Monti sul decreto per Roma Capitale è una buona notizia. Proprio ieri avevo sensibilizzato il sottosegretario Catricalà perché si procedesse all’approvazione del decreto, nella stesura concordata con la Regione Lazio, e che doveva essere varato nell’ultimo Consiglio dei Ministri del precedente governo. A Monti e Catricalà va il nostro ringraziamento per la sensibilità dimostrata”. Lo afferma il presidente della Regione Lazio Renata Polverini.

ROMA CAPITALE: ZINGARETTI, SUPERATI PROBLEMI VECCHIO GOVERNO – “E’ una buona notizia che il presidente del Consiglio Mario Monti abbia deciso di portare lunedì al suo primo Consiglio dei Ministri il secondo decreto su Roma Capitale, superando così i problemi che il testo aveva avuto nel vecchio governo Berlusconi. Speriamo poi che le novità positive non si fermino qui e che con Monti si aprano anche quei livelli di concertazione sul decreto che sono stati completamente assenti in questi tre anni e mezzo”. Lo dichiara in una nota il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

FORNERO: IN CDM LUNEDI’ PARLIAMO PRIME MISURE – “Lunedì in Consiglio dei ministri inizieremo a parlare dei primi provvedimenti e non solo dei criteri per prendere le decisioni”. Così Elsa Fornero, ministro del Welfare, ai cronisti in Transatlantico. “In settimana” così Fornero ha poi risposto ai cronisti che gli chiedevano quando ci sarà il Cdm per la nomina dei sottosegretari e viceministri. Alla domanda se si deciderà nel Consiglio dei ministri previsto lunedì, il ministro ha risposto: “Questa è una domanda trabochetto, ho detto in settimana”.

PASSERA: PRIMA STUDIARE SITUAZIONE, IN CDM NO MISURE – “Credo di no”. Così Corrado Passera, lasciando Montecitorio al termine della fiducia ai cronisti che gli chiedono se ci saranno già nuove misure nel Cdm di lunedì. “Dobbiamo fare – ha chiarito – un piano con Monti. La prossima settimana la dedicherò a capire i due mondi, dobbiamo fare le cose per bene, e bisogna iniziare imparando”. Una “ottima idea”, comunque, mettere insieme Sviluppo e Trasporti perché così “si può andare spediti con una potenza di fuoco per accelerare le cose che si possono fare”.

FINI BRINDA CON I SUOI: FINITA TRAVERSATA DEL DESERTO – Subito dopo il voto di fiducia alla Camera sul governo Monti, i deputati di Futuro e libertà si sono riuniti nella sede del partito. Un’occasione per brindare al nuovo esecutivo. Ma, secondo quanto si racconta, anche un’occasione per Gianfranco Fini, che si è unito al brindisi, per stringere la mano a ciascuno dei parlamentari del suo partito e ringraziarli per la loro “vicinanza in questa traversata del deserto”.

Il dibattito sulla fiducia alla Camera e la replica di Monti

BERLUSCONI, SITUAZIONE FUORI CANONI DEMOCRAZIA “La situazione dell’euro e del mercato è tale per cui siamo consapevolmente arrivati a questa situazione, che non rientra nei canoni della democrazia che prevede che i governi siano eletti dalla gente. E’ una invenzione italiana per dare una risposta ad una situazione difficile”. Lo afferma Silvio Berlusconi a Montecitorio.

Il governo Monti “opererà in maniera tale da essere utile al Paese per tutto il tempo che rimane”. L’ex premier smentisce di aver detto che sarà il Pdl a decidere quando staccare la spina: “Invenzioni”.

BOSSI, MONTI?UNA COPERTURA,GENTE LO CACCERA’ – “Monti è una copertura, l’hanno premiato per fare il cattivo, ma lo cacceranno quando la gente si incazzera”. Così Umberto Bossi, leader della Lega, parlando con i cronisti alla Camera.

MARONI, SE MONTI RIVEDE PATTO STABILITA’ DICIAMO SI’ – “Mi aspetto da lui che faccia una cosa che non siamo riusciti a fare per l’opposizione del ministro dell’Economia: se rivede il patto di stabilità per far spendere soldi ai Comuni virtuosi, noi voteremo sì”. Lo ha detto Roberto Maroni alla Camera.

MONTI, NON VOGLIO FIDUCIA CIECA,MISURE NON FACILI
di Marco dell’Omo
“Qui oggi non vi chiedo una fiducia cieca, ma una fiducia vigilante”. Mario Monti chiede sostegno alle forze politiche per aiutarlo a prendere le “decisioni non facili o non gradevoli” che presto arriveranno . Il compito “é quasi impossibile ma ce la faremo” dice il premier, che chiude la discussione alla Camera prima del voto di fiducia chiedendo alle forze politiche degli opposti schieramenti di “deporre le armi” e di pensarci due volte prima di pensare di “staccare la spina” al governo. Il suo obiettivo, infatti, è di arrivare alla fine della legislatura per completare il programma di emergenza alla cui realizzazione è stato chiamato. Un discorso pacato, ma senza sconti per nessuno: Monti risponde piccato a chi lo accusa di essere piegato ai ‘poteri forti”, si dice “indignato” per le accuse “troppo facili” della società civile alla politica, invita gli italiani a non dare la colpa della crisi “agli altri”. Il premier vuole che l’Italia torni ad essere ascoltata in Europa: annuncia un prossimo incontro a tre con Nicolas Sarkozy e Angela Merkel e promette che questo tipo di colloqui diventeranno stabili: “il contributo dell’Italia , d’ora in poi, sarà permanente”. L’intervento di Monti parte con due ringraziamenti: a Berlusconi (che però non è in aula ad ascoltarlo), del quale il premier dice di aver “apprezzato il senso di responsabilità istituzionale”, e a Gianni Letta, una persona “che so molto rispettata da tutti”, venuto ad ascoltarlo in tribuna sia al Senato sia alla Camera. Esauriti i convenevoli, Monti prende di petto i punti più controversi dell’esordio del suo governo. A cominciare dalla durata della sua esperienza a Palazzo Chigi. “Continuate pure a chiamarmi professore, , anche perché l’altro titolo, presidente, durerà poco”. Poco quanto? Monti ribadisce che il governo è ovviamente legato alla fiducia che gli sarà accordata ( “non dureremo un minuto in più”) ma precisa con chiarezza che il suo obiettivo è quello di “proiettare la squadra di governo sulla prospettiva da qui alle elezioni”, cioé fino al 2013. L’unica arma che Monti ha per convincere i partiti a sostenerli, è quella del crollo di fiducia che sperimenterebbero se si tirassero indietro: “la fiducia in noi é anche una fiducia verso di voi” e farla mancare “avrebbe conseguenze sulla fiducia dei cittadini verso la politica”. L’ammonimento è rivolto a quanti (specie nel Pdl) minacciano di “staccare la spina” al governo in un futuro più o meno prossimo. Un’espressione che il professore non ama, e lo fa capire con una battuta: “Vi prego, non usatela più, noi non siamo un apparecchio elettrico. E anche se fosse, non saprei quale apparecchio dovremmo essere, se un rasoio o un polmone artificiale…”. Con l’occasione, Monti si toglie qualche sassolino dalla scarpa. A chi ha espresso dubbi sulla sua sudditanza ai “poteri forti” e a chi ha posto la questione del conflitto di interessi del ministro Passera, Monti replica con tono duro e risentito: “Permettetemi di reagire in modo molto chiaro e netto, non tanto per me quanto per i colleghi di governo, sulla questione conflitto d’interessi, poteri forti e altre espressioni di pura fantasia che considero offensive”. Poi ricorda quando, da commissario europeo alla concorrenza, bloccò la fusione tra i supergiganti Usa General Electric e Honeywell, “nonostante fosse intervenuto il presidente degli Stati Uniti”. L’Economist, ricorda il professore, “scrisse che per il mondo degli affari Mario Monti era il Saddam Hussein del business”. Monti invita a concentrarsi sulle emergenze. Il momento impone unità: per questo Monti promette di agire “con umiltà e determinazione” per favorire “una deposizione delle armi delle forze politiche fin qui contrapposte che possa favorire l’assunzione di decisioni non facili e non gradevoli”. Infine, un’assicurazione per la Lega: “Non c’é nessuna contraddizione tra quanto già deciso sul federalismo fiscale, del quale il governo intende seguire da vicino il processo di attuazione, e la coesione territoriale”.