Monumenti d’Italia: Castel Sant’Angelo

La storia di Castel Sant’Angelo o anche detto Mauseleo di Adriano è indissolubilmente legata con quella di Roma.

Nasce in una zona periferica dell’antica Roma, oggi situata tra il rione Borgo ed il rione Prati a poca distanza dal Vaticano, come sepolcro voluto dall’imperatore Adriano e tale funzione viene mantenuta fino a quando l’imperatore d’occidente Onorio lo fa inglobare nelle mura aureliane.

Da questo momento varie famiglie romane se ne contendono il possesso che sembra garantire una sorta di preminenza all’interno della confusa situazione politica capitolina.

Nel 1371 l’edificio viene consegnato a Papa Urbano V e così Castel Sant’Angelo lega il proprio destino a quello dei pontefici romani.

Viene utilizzato come ultimo baluardo a protezione del pontefice dove ritirarsi in caso di pericolo fu infatti collegato al Vaticano con un corridoio fortificato detto “passetto” ma il suo utilizzo fu anche quello di ospitare una prigione ed un tribunale.

Nei secoli successivi Castel Sant’Angelo subisce una serie quasi ininterrotta di interventi che si sommano gli uni sugli altri cancellando in alcuni casi le antiche strutture.

Tra il 1667 e il 1669 Clemente IX fece collocare dieci angeli in marmo sul Ponte Elio: da allora anche il ponte viene chiamato Sant’Angelo. Nell’Ottocento il castello fu utilizzato esclusivamente come carcere politico, chiamato con il nome di Forte Sant’Angelo.

Come detto in precedenza Castel Sant’Angelo fu per lungo tempo destinato a carcere. la cella più temuta era quella detta Sammalò dove il prigioniero veniva calato dall’alto e non aveva spazio sufficiente nemmeno per rimanere in piedi.

Al piano inferiore del Cortile del Pozzo vi si trovavano le celle riservate ai prigionieri di riguardo. In esse fu imprigionato anche Benvenuto Cellini, di cui si ricorda la rocambolesca evasione calatosi con una fune di lenzuola dalle alte mura.

Numerosi altri furono i prigionieri di queste celle da Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro agli umanisti Platina e Pomponio Leto per non parlare di Beatrice Cenci, condannata a morte sia pur giovanissima oltre a Giordano Bruno e tantissimi patrioti dell’Italia risorgimentale.

Dopo l’Unità d’Italia venne inizialmente impiegato come caserma, poi fu destinato a museo.

Proprietà demaniale dello Stato Italiano, dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo ha gestito tramite il Polo museale del Lazio, e dal dicembre 2019 attraverso la Direzione Musei statali di Roma.