Napolitano: ‘Sarà anno difficile, ma fiducia negli italiani’

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano apre il suo discorso di fine anno con un pensiero ai militari all’estero. “Un augurio affettuoso a tutti voi, uomini e donne d’Italia, che vivete e operate in patria e all’estero, e in particolare a quanti servono da lontano la nazione, in suo nome anche rischiando la vita, come nelle missioni di pace in tormentate aree di crisi”, dice il Capo dello Stato.

Giorgio Napolitano guarda “all’unità nazionale come bene primario da tutelare e consolidare”. ‘In questo spirito ho operato finora, secondo il ruolo attribuito dalla Costituzione al Presidente della Repubblica”, ribadisce.

“Alla vigilia di importanti elezioni politiche, non verranno da me giudizi e orientamenti di parte, e neppure programmi per il governo del paese, per la soluzione dei suoi problemi, che spetta alle forze politiche e ai candidati prospettare agli elettori”. Nel suo discorso di fine anno, il presidente Napolitano sostiene di muovere “piuttosto dal bisogno che avverto di una considerazione più attenta e partecipe della realtà del paese, e di una visione di quel che vorremmo esso diventasse nei prossimi anni”.

“Al di là delle situazioni più pesanti e dei casi estremi, dobbiamo parlare non più di “disagio sociale”, ma come in altri momenti storici, di una vera e propria “questione sociale” da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica”. “E prima ancora di indicare risposte, come tocca fare a quanti ne hanno la responsabilità, è una questione sociale, e sono situazioni gravi di persone e di famiglie, che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi”, spiega il Capo dello Stato.

Il presidente Napolitano dice di parlare “di una realtà sociale duramente segnata dalle conseguenze della crisi con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale, in Europa e in particolar modo in Italia. Da noi – rileva – la crisi generale, ancora nel 2012, si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi (e talvolta, dell’economia di un’intera regione, come ho constatato da vicino in Sardegna), si è tradotta in cancellazione di piccole imprese e di posti di lavoro, in aumento della Cassa Integrazione e della disoccupazione, in ulteriore aggravamento della difficoltà a trovare lavoro per chi l’ha perduto e per i giovani che lo cercano. Per effetto di tutto ciò, e per il peso delle imposte da pagare, per l’aumento del costo di beni primari e servizi essenziali, ‘e’ aumentata l’incidenza della povertà tra le famiglié – ci dice l’Istituto Nazionale di Statistica – specie ‘quelle in cui convivono piu’ generazioni.

Complessivamente sono quasi due milioni i minori che vivono in famiglie relativamente povere, il 70 per cento dei quali è residente al Sud'”. “Ricevo d’altronde – dice ancora – lettere da persone che mi dicono dell’impossibilità di vivere con una pensione minima dell’Inps, o del calvario della vana ricerca di un lavoro se ci si ritrova disoccupato a 40 anni”.

“La politica non può affermare il suo ruolo se le manca questo sentimento, questa capacità di condivisione umana e morale”. “Scelte di governo dettate dalla necessità di ridurre il nostro massiccio debito pubblico obbligano i cittadini a sacrifici” e “contribuiscono a provocare recessione” ma “guai se non si fosse compiuto lo sforzo che abbiamo in tempi recenti più decisamente affrontato”.Lo afferma il presidente Napolitano. “C’é stato cioé un ritorno di fiducia nell’Italia, hanno avuto successo le nuove emissioni di Buoni del Tesoro, si è ridotto il famoso “spread” che da qualche anno è entrato nelle nostre preoccupazioni quotidiane”. Lo afferma il presidente Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno al Quirinale.

“Si deve agire distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica”. E’ dunque entro questi limiti che si può agire per affrontare le situazioni sociali più gravi. Lo si può e lo si deve fare distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica, che va, in ogni settore e con rigore, liberata da sprechi e razionalizzata”, spiega il Capo dello Stato.

“Decisivo è, nello stesso tempo e più in prospettiva, far ripartire l’economia e l’occupazione non solo nel Centro-Nord ma anche nel Mezzogiorno ; cosa – quest’ultima – di cui poco ci si fa carico e perfino poco si parla nei confronti e negli impegni per il governo del paese”.

“L’Italia non è un paese che possa fare, nel concerto europeo, da passivo esecutore ; è tra i paesi che hanno fondato e costruito l’Europa unita, ha titoli e responsabilità per essere protagonista di un futuro di integrazione e democrazia federale, condizione per contare ancora nel mondo. Così Napolitano agli italiani. “Uscire dalla recessione, rilanciare l’economia, è possibile per noi solo insieme con l’Europa, portando in sede europea una più forte spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione, corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci di promuovere realmente, su basi sostenibili, sviluppo, lavoro, giustizia sociale”.

“Che dire dell’indignazione che suscitano la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della società, una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di privilegi e di abusi” nella gestione “di ruoli politici ed incarichi pubblici?” si chiede il presidente della Repubblica.

“Sta per iniziare un anno ancora carico di difficoltà. Non ci nascondiamo la durezza delle prove da affrontare, ma abbiamo forti ragioni di fiducia negli italiani e nell’Italia”. Lo ribadisce il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno.

“Prospettare una visione per il futuro delle giovani generazioni e del Paese è importante fin da ora, senza limitarsi ad attendere che nella seconda metà del 2013 inizi una ripresa della crescita in Italia e adoperandosi perché si concretizzi e s’irrobustisca”. Lo afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel discorso di fine anno. Secondo il Capo dello Stato “Importante è che soprattutto tra i giovani si manifesti, insieme con la polemica e l’indignazione, la voglia di reagire, la volontà di partecipare a un moto di cambiamento e di aprirsi delle strade. Perché in fondo – rileva – quel che si chiede è che si offrano ai giovani delle opportunità, ponendo fine alla vecchia pratica delle promesse o delle offerte per canali personalistici e clientelari. E opportunità bisogna offrire a quanti hanno consapevolezza e voglia di camminare con le loro gambe : bisogna offrirle soprattutto attraverso politiche pubbliche di istruzione e formazione rispondenti alle tendenze e alle esigenze di un più avanzato sviluppo economico e civile”.

“Già un anno fa, avevamo 420 mila minori extracomunitari nati in Italia: è concepibile che, dopo essere cresciuti ed essersi formati qui, restino stranieri in Italia? E’ concepibile che profughi cui è stato riconosciuto l’asilo vengano abbandonati nelle condizioni che un grande giornale internazionale ha giorni fa – amaramente per noi – documentato e denunciato?”. Sono due domande amare che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è posto durante il discorso di fine anno in diretta Tv.

Giorgio Napolitano considera “impressionante” la violenza domestica, così come “lo stillicidio di barbare uccisioni di donne nel nostro paese”. Stiamo facendo, si deve dirlo, passi avanti nel campo dei rapporti e dei diritti civili. Così con la legge che ha sancito l’equiparazione tra i figli nati all’interno e al di fuori del matrimonio, e segnalato esigenze di ulteriore adeguamento del diritto di famiglia. O con le nuove normative di questi anni per contrastare persecuzioni e violenze contro le donne. Ho appena firmato – ricorda, in un passaggio del discorso di fine anno – la legge di ratifica della convenzione internazionale rivolta anche a combattere la violenza domestica: ma è impressionante, e richiede ancora ben altro, lo stillicidio di barbare uccisioni di donne nel nostro paese.

“Più che mai dato persistente di inciviltà da sradicare in Italia rimane la realtà angosciosa delle carceri, essendo persino mancata l’adozione finale di una legge che avrebbe potuto almeno alleviarla”. Napolitano dice tuttavia di salutare “con compiacimento il fatto che per iniziativa della Commissione parlamentare istituita in Senato si stia procedendo alla chiusura, cominciando dalla Sicilia, degli Ospedali psichiatrici giudiziari, autentico orrore indegno di un paese appena civile”.

L’insegnamento è anche oggi ben chiaro : il rifiuto o il disprezzo della politica non porta da nessuna parte, è pura negatività e sterilità. La politica non deve però ridursi a conflitto cieco o mera contesa per il potere, senza rispetto per il bene comune e senza qualità morale”.

“Ho per ormai quasi sette anni assolto il mio compito, credo di poterlo dire, con scrupolo, dedizione e rigore. Ringrazio dal profondo del cuore tutte le italiane e gli italiani, di ogni generazione, di ogni regione, e di ogni tendenza politica, che mi hanno fatto sentire il loro affetto e il loro sostegno”. Lo dice Giorgio Napolitano.