Nave Costa naufraga al Giglio, 3 morti

ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO) – Sono arrivati a terra all’isola del Giglio i passeggeri ritrovati vivi in serata a bordo della Costa Concordia incagliata, all’interno di una cabina. Sono due coreani di 29 anni, un uomo e una donna, in viaggio di nozze. I due stanno bene e sono scesi a piedi dall’imbarcazione dei vigili del fuoco. Sono stati portati via in ambulanza per essere sottoposti a controlli.

I due coreani salvati nella notte a bordo della Costa Concordia incagliata all’Isola del Giglio erano alla loro prima crociera, in viaggio di nozze, ed erano saliti a bordo proprio ieri a Civitavecchia. Per estrarli è stata necessaria un’ora e mezza di lavoro. I loro nomi sono Hye Jim Jeong e Kideok Han, entrambi dell’83. Quando sono scesi all’isola del Giglio dopo il salvataggio avevano i volti provati, ma erano tranquilli. Il vigile del fuoco Fabio Bargagna, capo della squadra speleo-alpino-fluviale (Saf) che li ha tirati fuori, racconta così le fasi del salvataggio: “Abbiamo perlustrato la nave, iniziando dal ponte 6, controllando cabina per cabina. Arrivati a poppa, abbiamo chiamato, con la speranza che qualcuno ai piani inferiori ci rispondesse. E così è stato”. I due coreani erano erano nella cabina 303 all’ottavo ponte e sono rimasti sempre chiusi lì dal momento del naufragio. “Sentivamo i vostri rumori – hanno raccontati ai soccorritori – ma non siamo riusciti a farci sentire. Poi finalmente ci avete trovato”. Ai vigili del fuoco i due sposini hanno anche detto di non né visto né sentito altre persone intorno a loro in queste 24 ore. Per questo i pompieri continueranno tutta la notte a lavorare nei ponti non invasi dall’acqua, perché la speranza che vi siano altre persone in vita non è stata abbandonata.

NAVE COSTA: VIGILI DEL FUOCO SENTONO RUMORI DAL PONTE 3

PORTO SANTO STEFANO (GROSSETO) – Si sentono rumori dal ponte 3 della nave Costa Concordia che ha fatto naufragio davanti all’isola del Giglio. Lo si apprende dai vigili del fuoco. Secondo quanto spiegato, la verifica di quella zona della nave risulta molto difficile da raggiungere a causa di scale, porte sbarrate e arredi e materiali che ostacolano l’avvicinamento dei soccorritori. La nave e’ completamente rovesciata su un fianco. Da circa due ore i vigili del fuoco continuano a sentire rumori che provengono dal ponte 3 e si stanno lentamente avvicinando per controllarne la natura. Non e’ escluso che possa trattarsi di superstiti che segnalano la loro presenza. Le manovre di avvicinamento a questa parte della nave vengono svolte con la massima cautela, anche perche’ la Costa Concordia ondeggia a causa delle correnti e del mare leggermente agitato. La notte scorsa proprio sentendo dei rumori i vigili del fuoco hanno potuto raggiungere una coppia sposi coreani in viaggio di nozze.

ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO) dell’inviato Matteo Guidelli – Un boato e poi il buio. Le urla dei bambini indifesi e le note del pianista che continua a suonare, prima di buttarsi in mare preso dal panico. ”E’ stato un incubo, sembrava di essere sul Titanic. Abbiamo veramente creduto di morire”, racconta chi e’ sopravvissuto. Sono le 21.40 di venerdi’ quando la Costa Concordia si schianta contro uno scoglio a 300 metri dall’isola del Giglio per poi piegarsi paurosamente su un fianco: naufragio in piena regola. E allora potra’ pure chiamarsi ‘Profumo di Agrumi’ e ci si potra’ pure augurare che sia una crociera musicale come il nome che le e’ stato dato. Ma non si potra’ dimenticare la legge del mare: non si naviga sottocosta, specie di notte. Tre morti e una ventina di feriti e’ il bilancio molto provvisorio. Perche’ ci sono ancora 41 persone tra ospiti ed equipaggio che mancano all’appello: ufficialmente sono dispersi. Si spera siano sfuggiti ai conteggi ufficiali – che per tutto il giorno hanno ballato paurosamente -, si teme siano in fondo al mare, intrappolati nei ponti sommersi della nave che non sono stati ancora raggiunti dai soccorritori. I sommozzatori dei vigili del fuoco non sono scesi: troppo grande e’ il rischio che la nave scivoli giu’ sul fondale, finendo per inabissarsi completamente. Le ricerche – almeno nei ponti non completamente sommersi – andranno avanti per tutta la notte e domani, probabilmente, si tentera’ di scendere fin laggiu’. Per scacciare l’incubo e sperare che siano soltanto i numeri a non tornare. Era partita mercoledi’ da Cagliari e ieri aveva fatto tappa a Civitavecchia, la Concordia, 1.500 cabine per ospitare fino a 3.800 persone con un unico obiettivo per i turisti: divertirsi e dimenticare il grigio della vita quotidiana. A bordo, ieri sera, c’erano 3.216 passeggeri e 1.013 membri di equipaggio. 4.229 persone di 62 nazionalita’, una babele di lingue e religioni. La meta era Savona, terza tappa di un viaggio di otto giorni nel Mediterraneo, che d’inverno costa meno ma e’ bello e caldo comunque quando vieni dal Kazakistan o dalla Polonia. Poi sarebbe toccato a Marsiglia e al suo Pastis, Barcellona e Palma de Maiorca come assaggio di Spagna. E poi di nuovo in Italia. La corsa folle tra il blu del mare, e oggi anche del cielo, si e’ interrotta su un gruppo di scogli a 300 metri da Giglio Porto. ”Abbiamo sentito un boato, saranno state le 21.30, ci siamo affacciati e abbiamo visto delle scintille lungo la fiancata della nave. Abbiamo subito capito che aveva urtato contro ‘le Scole’ dicono gli abitanti dell’isola che, in una gara di solidarieta’ che riempie il cuore, hanno aperto le loro case e offerto ai naufraghi tutto cio’ che avevano. L’urto e’ stato violentissimo: la Concordia ha letteralmente strappato uno scoglio del diametro di cinque metri, che si e’ conficcato nella carena di sinistra, aprendo uno squarcio di 70 metri. Un’altro squarcio e’ su un altro punto della nave Dopo l’impatto, il comandante ha proseguito la corsa per almeno altri 700 metri, per poi gettare l’ancora. Una manovra che ha consentito alla nave di girarsi e di avvicinarsi ulteriormente alla costa. Se non fosse stata fatta, probabilmente, la tragedia avrebbe assunto dimensioni da apocalisse. Immediati sono scattati i soccorsi, ma sulla nave qualcosa non ha funzionato. ”L’equipaggio ci ha assistito – hanno detto molti dei passeggeri una volta sbarcati – ma quanto ad organizzazione, zero. Nessuno sapeva cosa fare. E in molti ci hanno raccontato che il comandante era ben consapevole del pericolo, ma ha atteso un’ora e mezza per dare l’ordine di abbandonare la nave”. ”Le procedure sono state rispettate e l’evacuazione si e’ svolta nei tempi previsti”, controbatte la compagnia. Fatto sta che per almeno un’ora sulla Concordia c’e’ stato il panico vero. Urla, almeno un centinaio di persone che si sono lanciate in mare e sono state miracolosamente ripescate, giubbotti salvagente strappati di mano in mano e bambini tenuti in alto per sottrarli alla furia di una folla in preda alla follia. Alla fine quasi tutti sono arrivati a riva: tranne due francesi e un peruviano, i cui cadaveri sono stati recuperati dalle centinaia di soccorritori di tutti i corpi dello Stato. Due inchieste sono state aperte per capire come e perche’ la nave si trovasse li’: vuole saperlo il ministero delle Infrastrutture, e, soprattutto, vuole saperlo la procura di Grosseto, che indaga per disastro, omicidio e naufragio colposi e ha disposto il fermo del comandante della Concordia Francesco Schettino anche per l’abbandono della Costa Concordia. Assieme a lui e’ indagato anche l’ufficiale di plancia. Una prima risposta potra’ arrivare dalle scatole nere, ma e’ gia’ chiaro a tutti che la nave si trovava dove non doveva essere. Ora bisogna stabilire il perche’. Sull’isola la risposta gia’ ce l’hanno, anche se la dicono a mezza bocca: il comandante, come tutti i comandanti delle navi di crociera, non ha fatto altro che ripetere una ”prassi”. Quando si passa nei pressi di un’isola, ci si avvicina il piu’ possibile per portare il saluto. Schettino pero’ si e’ avvicinato troppo. ”Sara’ l’inchiesta a stabilire se e’ stato un guasto tecnico o altro”, dice il direttore generale di Costa Crociere, Gianni Onorato. Come per dire: non e’ escluso che il comandante abbia sbagliato. Schettino, dal canto suo, ha ripetuto tutto il giorno che non ha sbagliato rotta e che quello scoglio, sulle mappe, non era segnalato. ”Li’ non c’era, non doveva esserci”. Smentito dagli abitanti dell’isola. Con il calare della sera, le luci delle fotocellule illuminano le linee della nave, ormai inclinata oltre i 90 gradi. E sul molo, distante 500 metri, lo sguardo passa dalla Concordia a ‘Le Scole’. ”Non doveva passare di la”’, dicono i pescatori ricordando quando, il 2 settembre del 2005, la bottiglia di champagne, non si ruppe sbattendo sulla fiancata il giorno del varo. Presagio di sfortuna. E chi va per mare a queste cose e’ assai attento.

DUE INCHIESTE, IN STATO DI FERMO IL COMANDANTE
di Paola Catani

GROSSETO – La svolta arriva a fine pomeriggio: il comandante della nave Costa Concordia, Francesco Schettino, 52 anni, campano, viene fermato e portato in carcere. Tra le accuse contestate, oltre a naufragio e omicidio colposo plurimo, anche l’abbandono della nave naufragata a 50 metri dall’isola del Giglio, mentre c’erano ancora molti passeggeri da trarre in salvo. Secondo quanto risulta agli inquirenti, avrebbe lasciato la nave attorno a mezzanotte a mezza. E’ il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, che ha passato il pomeriggio nella caserma dei carabinieri di Orbetello a interrogare quanti tra i membri dell’equipaggio potevano aiutare a ricostruire l’accaduto, a confermare il fermo di Schettino e a spiegare che e’ indagato, per gli stessi reati, anche il primo ufficiale in plancia. Quanto alla dinamica dell’incidente, secondo il magistrato, il comandante ”si e’ avvicinato molto maldestramente al Giglio, la nave ha preso uno scoglio che si e’ incastrato sul fianco sinistro, facendola inclinare ed imbarcare tantissima acqua nel giro di due, tre minuti”. Ai comandi ”c’era Schettino”, ed e’ stato lui ”ad ordinare la rotta: questo e’ quanto ci risulta. E’ stata una manovra voluta”. Al vaglio degli inquirenti anche il fatto che il passaggio molto vicino all’isola del Giglio sia stato deciso per far ”salutare” ai croceristi i paesi dell’isola illuminati nel buio. Un’ipotesi questa fatta anche dal sindaco del Giglio Sergio Ortelli: la rotta delle navi che da Civitavecchia ”risalgono” verso la Liguria, come la Costa Concordia, e’ a circa 2-3 miglia dall’isola. Accade anche che ”molte navi passano dal Giglio a salutare con un fischio di sirena gli abitanti. Ma questa volta e’ andata male”. Sempre secondo quanto spiegato, l’impatto sullo scoglio e’ avvenuto alle 21.45 di ieri ”ma – aggiunge il procuratore – non e’ stata avvertita subito la capitaneria”. ”Il mio assistito – commenta l’avvocato di Schettino, Bruno Leporatti – comprende le ragioni del fermo ma come suo difensore vorrei dire che diverse centinaia di persone devono la vita alla perizia che il comandante della Costa Concordia ha manifestato nell’emergenza”. Leporatti era con il suo assistito quando e’ stato notificato il provvedimento di fermo al comandante, che non e’ stato sentito dai magistrati. Intanto la nave e’ stata posta sotto sequestro dalla magistratura cosi’ come la ‘scatola nera’, ovvero la registrazione di quanto avvenuto in plancia durante la navigazione. Acquisiti anche i tracciati della rotta. E proprio la rotta seguita dalla nave e su quale scoglio sia andata a sbattere sono tra le questioni al centro degli accertamenti. Prima di essere fermato il comandante Schettino, al Tgcom24, aveva riferito: ”Mentre navigavamo ad andatura turistica abbiamo impattato uno sperone di roccia che non era segnalato. Secondo la carta nautica, doveva esserci acqua a sufficienza sotto di noi”. Attorno al Giglio ci sono delle isolette, come ‘Le scole’, che si trovano a 500 metri dal Giglio e sulle quali si e’ ipotizzato possa essere finita la nave, tutte pero’, secondo un’abitante dell’isola, ”ben segnalate sulle mappe. Chi va per mare questo lo sa”. Quanto alla rotta nel corso della giornata si era parlato di ”rotta sbagliata: la nave non doveva trovarsi nel punto dove ha impattato lo scoglio”, da chiarire il perche’, e successivamente di impatto avvenuto a qualche miglia dal Giglio dove poi la nave si e’ diretta, dopo aver cambiato rotta. Sulla vicinanza della nave all’isola il dg della compagnia marittima Gianni Onorato, che ha assicurato massima collaborazione con le autorita’, ha specificato: ”Non e’ corretto dire che la nave era fuori rotta. E’ stato un evento imprevedibile aggravato da una non prevedibile inclinazione della nave”. Quella penale non e’ l’unica indagine aperta sulla tragedia: e’ stata avviata anche un’inchiesta amministrativa, da parte del ministero dei trasporti.