No Tav non mollano, nuove iniziative

BUSSOLENO (TORINO) – E’ stata una notte tranquilla quella della Valle di Susa, che oggi ospiterà una nuova iniziativa del movimento No Tav. Gli attivisti e i simpatizzanti si sono dati appuntamento a Giaglione (Torino) per una “polentata”: un’iniziativa a sfondo gastronomico che promette di essere pacifica. Nel pomeriggio dal paese di Giaglione comincerà una “passeggiata” – per usare la definizione dei No Tav – verso la vicina Valle Clarea, dove sorgono le recinzioni che delimitano l’area in cui è previsto lo scavo di un tunnel preparatorio della ferrovia ad alta velocità.

I NO TAV NON MOLLANO, FLASH MOB E CORTEI IN VALSUSA
di Mauro Barletta
“Il governo Monti ci ha messo tre ore per ripetere quello che avevano detto in vent’anni tutti i governi che lo hanno preceduto. Noi in tre ore di assemblea abbiamo lanciato un programma di nuove iniziative all’Italia intera. E tutti ci stanno seguendo”. Nelle parole di Francesco, giovane portavoce di uno dei comitati No Tav, traspare l’orgoglio di chi, dopo anni di battaglie solitarie, ha cominciato a dettare la linea a un modello di antagonismo esteso dal Brennero all’Etna e che fa proseliti anche all’estero. Quello che in Valle di Susa chiamano “il sesto giorno di mobilitazione permanente” ha preso, ieri, i contorni di due flash mob (con obiettivo l’autostrada A32 del Frejus Torino-Bardonecchia) sospesi fra goliardia, politica, protesta sociale e rivolta contro l’apparato di polizia o, per usare le parole dei ribelli, ‘le truppe di occupazione militare”. Mentre nelle stesse ore, nel resto d’Italia, si moltiplicavano le azioni di sostegno e solidarietà dei simpatizzanti del movimento valsusino. A Bussoleno, la cittadina della Bassa Valle in cui batte il cuore dei No Tav, quasi mille persone si sono raccolte per poi suddividersi in due gruppi. Il primo, in corteo, si è diretto a piedi verso la vicina Chianocco, dove ha occupato la rampa di accesso all’autostrada teatro dei violentissimi scontri di mercoledì scorso tra le forze dell’ordine e gli attivisti che avevano bloccato la carreggiata con le barricate: i manifestanti hanno rimosso pesanti ‘betafence’ collocati all’ingresso della carreggiata per scongiurare nuove intrusioni. I componenti del secondo gruppo, sulle loro auto, hanno raggiunto il casello di Avigliana, dove hanno inscenato l’altra dimostrazione. Alcuni militanti, uno dei quali con il volto coperto da una maschera raffigurante la caricatura di Mario Monti, hanno alzato le barriere delle corsie verso Torino. “Oggi – hanno detto – l’autostrada non si paga. Il biglietto é carico della Sitaf (la società di gestione -ndr), che permette ai blindati della polizia di raggiungere l’area del non-cantiere del Tav. E magari di Monti, visto che vuole già spendere tanti soldi per fare questo treno”. Per prudenza i responsabili hanno chiuso l’arteria al traffico. I No Tav non intendono mollare la presa. Martedì a Torino c’é Giorgio Napolitano, e un gruppo sta studiando il modo di farsi ricevere. Oggi, invece, l’appuntamento è a Giaglione, in Valle Clarea, luogo simbolo che il movimento vuole riconquistare, per una “polentata” nei boschi dove corrono i recinti dell’area del futuro cantiere. Domenica 11 ci sarà un “presidio silenzioso” sotto l’ospedale Cto, a Torino, dove è ancora ricoverato Luca Abbà, il leader No Tav rimasto gravemente ferito dopo la caduta dal traliccio, e manifestazioni “rumorose” davanti alle carceri piemontesi in cui sono rinchiusi gli attivisti arrestati il 26 gennaio. Ieri è stato messo ai domiciliari Federico C., 33 anni, che era stato fermato durante gli ultimi incidenti. Un ragazzo che ha qualche problema di disabilità (“se la sono presa con il più fragile di tutti solo perché non ha saputo scappare” dicono gli amici) . Ma la sua liberazione è stata avvelenata da un episodio inedito per la Valle di Susa: lo striscione in suo onore appeso in paese è stato imbrattato e stracciato. “Un gesto da vigliacchi e da mafiosi”, urlano i compagni. Un gesto che dimostra come in Valle di Susa non tutti siano solidali.

A ROMA INVASA TANGENZIALE,PROTESTE IN MEZZA ITALIA – A Roma hanno bloccato la tangenziale e l’ingresso dell’autostrada per L’Aquila. A Perugia si sono seduti sui binari della stazione, interrompendo il transito dei treni per mezz’ora. E poi hanno manifestato nelle strade: da un presidio a Catania al corteo che si è chiuso in piazza Duomo a Milano. In risposta al premier Mario Monti, che ieri ha confermato “con piena convinzione” l’impegno del Governo “per realizzare tempestivamente” l’opera, i No Tav hanno protestato non solo in Val di Susa, ma in mezza Italia. E anche all’estero, sostengono i comitati. Il timore era che replicassero al presidente del Consiglio – che “ha mostrato i muscoli” – alzando i toni della contestazione. Laddove la protesta è stata più ‘vivace’, come a Roma, la forma ha sostanzialmente ricalcato quella delle manifestazioni dei giorni scorsi – e di ieri – in Val di Susa, dove è stata di nuovo bloccata la A32. A Roma, sulla scia dello slogan “Fermeremo questo treno” alcune migliaia di persone hanno occupato prima la Tangenziale e poi l’ingresso dell’autostrada Roma-L’Aquila, bloccando il traffico sia in direzione dell’autostrada sia del Grande raccordo anulare. Durante il corteo sono stati esplosi petardi e fumogeni. Poco prima della partenza, è stata aggredita una troupe di Rainews: è stata spaccata una telecamera e l’operatore è rimasto ferito ad un dito. Alla troupe è arrivata la solidarietà del direttore generale e del presidente della Rai, Lorenza Lei e Paolo Garimberti. Una cinquantina di attivisti ha fatto anche un’incursione simbolica nella sede di Repubblica, per “parlare con Repubblica.it e fare sentire la loro voce attraverso la rete”, ha raccontato il vicedirettore Dario Cresto-Dina, che è sceso per incontrarli: “E’ stato un blitz molto pacifico”, ha spiegato. In mattinata, i comitati avevano annunciato “una nuova giornata di mobilitazione”, con iniziative ad Alessandria, Avellino, Catania, Imperia, Mantova, Pisa, Pesaro, Roma, Sestri Levante (Genova) e Trieste. E anche all’estero: Londra (sotto il consolato italiano), Parigi, Dublino, Ginevra (davanti alla sede Onu), Budapest (con un presidio musicale vicino all’ambasciata) e San Sebastian, nei Paesi Baschi. C’é stato pure un fronte virtuale: hacker che si firmano ‘Anonymous’ hanno sostenuto di aver attaccato i siti di alcune istituzioni piemontesi. A Milano, alcune centinaia di persone hanno sfilato per le vie della città, fino al Duomo. La protesta contro la Tav si è fusa con un’iniziativa per la libertà dei popoli. Il corteo era aperto da delegazioni dei Paesi Baschi, della Colombia e del Kurdistan, e da lo striscione: ‘Liberta’ per i No Tav! La valle non si arresta! Tanti popoli, un’unica lottà. Protesta vivace ma pacifica a Perugia. Una cinquantina di attivisti ha bloccato per mezz’ora la stazione ferroviaria. La circolazione è stata interrotta per precauzione. In piazza Duomo, a Trento, è iniziato un presidio permanente in solidarietà ai No Tav. A organizzarlo sono stati i No Bbt, gli attivisti contrari al tunnel di base del Brennero, anch’esso parte di una grande opera ferroviaria. Oltre a quelle organizzate, ci sono state le iniziative isolate. Come quella di don Vitaliano Della Sala, della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Mercogliano (Avellino), che ha esposto la bandiera No-Tav nella chiesa. “Un territorio appartiene soprattutto a chi lo abita – ha spiegato ai fedeli – e nemmeno i rappresentanti dello Stato possono arrogarsi il diritto di decidere da soli”. Anche a Grosseto, in occasione dell’incidente probatorio per l’inchiesta sul naufragio della nave Concordia, si sono presentate tre persone con al collo un cartello ‘No Tav’. Avevano da poco lasciato una manifestazione organizzata in una pizza vicina. Si stavano avvicinando all’area transennata, davanti al teatro dove era in corso l’accertamento sulla scatola nera, e sono state bloccate. Si sono allontanate protestando, ma senza intemperanze.