Notte di scosse in Emilia, oltre 40 repliche

Sono state 41 le scosse di terremoto registrate durante la notte nella zona dell’Emilia Romagna colpita in dieci giorni da due violenti sismi di magnitudo 5.9 e 5.8, che hanno causato un totale di 23 morti, un disperso e circa 14.000 sfollati. Secondo i rilievi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), delle scosse registrate dalla mezzanotte alle 5:15 di oggi la più forte è stata alle 3:54, con magnitudo 3.4 ed epicentro in prossimità dei comuni modenesi di Camposanto, Cavezzo, Medolla, Mirandola e San Felice sul Panaro e di quello mantovano di San Giovanni del Dosso.

Una donna è stata appena estratta viva dalle macerie a Cavezzo. Lo si apprende dai Vigili del Fuoco. Caricata in ambulanza intorno alle 21, lo donna, che ha 65 anni, è stata portata in un ospedale di Modena. E’ rimasta vittima di una premura: era infatti rientrata in casa, in un palazzo di quattro piani via Primo Maggio, nel centro storico distrutto di Cavezzo, per recuperare alcuni indumenti dopo la scossa delle 9 del mattino. Poi il crollo che l’ha travolta. Il palazzo, si apprende, si è interamente sbriciolato. La donna si è salvata perché protetta dalla spalliera del letto.

P.CIVILE,16 MORTI,UN DISPERSO,350 FERITI – E’ di 16 vittime, un disperso e circa 350 feriti l’ultimo bilancio ufficiale del sisma di questa mattina in Emilia-Romagna diffuso dalla Protezione civile. “Il sistema di risposta attivato dal Dipartimento della Protezione Civile è pienamente operativo, potenziando quello già esistente in seguito al sisma del 20 maggio”, precisa una nota. “L’istituzione di un altro Centro Coordinamento Soccorsi a Bologna – ha fatto sapere la Protezione civile – va a potenziare il modello d’intervento attivato sul territorio. Le Organizzazioni Nazionali e Regionali di volontariato di Protezione Civile hanno messo a disposizione ulteriori moduli assistenziali, posti letto e servizi. Oltre ad un ampliamento del 20% della capacità ricettiva delle aree di accoglienza già attivate”. Ulteriori risorse sono state messe a disposizione dal sistema regionale: “in particolare due moduli da 250 posti messi a disposizione da Anpas – Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze della Lombardia e dall’Ana – Associazione Nazionale Alpini di Treviso sono stati già inviati nei comuni di Novi e di Cento. La Croce Rossa Italiana ha inviato due moduli per 500 posti complessivi a Concordia, mentre a Mirandola e a Cavezzo sono destinati due moduli delle regioni Abruzzo e Friuli Venezia Giulia per un totale di 500 posti. Attivati inoltre i moduli campali di Umbria, Molise, Piemonte e Lazio. Ferrovie dello Stato e Nucleo Genio Ferrovieri hanno messo a disposizione 8 carrozze che arriveranno in serata nel comune di Crevalcore per ospitare circa 400 persone. Conseguentemente sono stati attivati risorse e mezzi per ospitare oltre 4.000 persone da assistere nelle strutture campali. Sempre da stasera saranno disponibili ulteriori posti in strutture alberghiere grazie al potenziamento degli accordi tra la Regione Emilia Romagna e le associazioni di categoria degli albergatori. Al lavoro nelle zone colpite duramente dal sisma sono circa 4.000 unità e 760 mezzi del sistema di Protezione Civile. “Tutte le strutture operative stanno lavorando per assicurare alla popolazione coinvolta la massima assistenza – conclude la protezione civile – e ridurre i disagi di un evento che ha severamente colpito i cittadini ed il territorio”.

(dell’inviato Leonardo Nesti) – Colpita, colpita a tradimento, quando cercava di riconquistarsi un po’ di normalità. La Bassa modenese, dopo nove giorni, è di nuovo ferita da una serie di scosse violentissime che hanno provocato danni a case ed aziende e almeno 16 morti, bilancio provvisorio che si teme possa salire, visto che sono ancora cinque i dispersi. Morti che si aggiungono a quelli del 20 maggio, altri 7: in totale almeno 23 vittime. Si ritrova così in ginocchio, colpita ancor più duramente del già violentissimo e recente colpo, una pianura solidale e laboriosa, una pianura di aria e sole, pittori e matti, campi, fabbriche e campanili che ha visto tremare e crollare, prima alle 9 (avvertita in tutto il nord Italia), poi all’una, quello che la mano dell’uomo ha modellato nel corso dei secoli.

Mirandola, Medolla, Cavezzo, Finale Emilia, San Felice sul Panaro i paesi più vicini all’epicentro, contano i danni e piangono i propri figli. Molti dei quali caduti mentre stavano lavorando, sotto capannoni industriali venuti giù come castelli di carte. Il lavoro, da queste parti, è qualcosa di più che un modo per pagare le bollette, è una specie di religione civile che fa rima con libertà e che è il modo per sentire un fratello qualcuno che è nato dall’altra parte del mondo. Sono almeno una decina i lavoratori morti a causa dei crolli provocati dalla scossa di magnitudo 5.8 che alle 9 ha fatto ripiombare nell’incubo una terra che ormai da più di una settimana vive con l’incubo del terremoto. Toccherà alla procura di Modena, nei prossimi giorni, accertare le cause del crollo dei capannoni.

E far luce, in particolare, sulle modalità con le quali sono stati costruiti, alla luce delle normative antisismiche. L’epicentro, rispetto agli altri eventi sismici, si è spostato di qualche chilometro verso ovest. Fra le vittime anche un prete, che stava cercando di salvare una statua della Madonna nella sua Chiesa. Dopo la scossa violentissima delle 9, si sono susseguiti i terremoti: almeno nove quelli superiori a 4 di magnitudo. A questo punto non si possono escludere nuove forti scosse: la gente della Bassa modenese non rientrerà nelle proprie case. Qualcuno è andato via, trovando alloggio in altre zone: ma la stragrande maggioranza non vuole allontanarsi da casa. Qualcuno passerà la notte in macchina, in molti nei campi, che sono già attivi da oltre una settimana e che sono stati potenziati, soprattutto nelle zone più colpite dagli ultimi terremoti: la protezione civile ha ricevuto 6 mila nuove richieste di assistenza che si aggiungono alle 7.500 già soddisfatte in questi giorni. Nelle carceri delle zone colpite sono state momentaneamente aperte le porte delle celle, ha riferito il ministro Severino, e “tutto il personale è in una situazione di grande lavoro e attenzione”.

I danni si contano, soprattutto, sul patrimonio storico e su quello produttivo. Sono inagibili chiese, palazzi storici, soprattutto quelli che ospitano i municipi, teatri. Ma, oltre a quelli dove ci sono stati vittime, sono moltissimi i capannoni industriali danneggiati. Attorno a Mirandola c’é uno dei distretti del biomedicale più avanzati e produttivi a livello europeo. “E’ tristissimo – ha detto il capo dello stato Giorgio Napolitano che si trovava in visita a Gemona, dove nel 1976 ci fu uno spaventoso terremoto – muoiono gli operai e vengono meno posti di lavoro. Sono convinto che supereremo presto questo momento”. Serve, secondo il presidente “un impegno per verificare come sono andate le cose e se c’erano misure che potevano essere prese in senso preventivo”. L’Emilia fa, ancor di più, appello in queste ore alla propria laboriosità ed alla voglia di rialzarsi presto in piedi. Se ne è fatto interprete il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani che in mattinata ne ha parlato anche con il premier Mario Monti. “Tutto sarà ricostruito – ha precisato Errani – come detto anche da Monti, e la nostra regione non sarà lasciata sola. Questa regione – è stato il suo appello – deve trovare nell’Italia la solidarietà che ha sempre dato con orgoglio e con umiltà all’Italia”. Il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha detto che “c’é bisogno di un impegno finanziario straordinario e potrebbe essere in parte coperto superando limiti e vincoli del patto di stabilità.

L’Europa potrebbe capire che si tratta di una situazione eccezionale”. Ma ha anche parlato di aggiornare la mappa del rischio sismico. Della quale questa zona, fino a pochi giorni fa, era ai margini. Il Consiglio dei ministri, convocato per domani, potrebbe decidere di reperire risorse per fronteggiare i danni del terremoto in Emilia anche da un mini-aumento dell’accisa sulla benzina. Secondo quanto si é appreso, questa sarebbe una delle diverse ipotesi che sarà sul tavolo della riunione. Qualsiasi decisione sarà comunque presa solo domani.

LE VITTIME:

Si chiamava Sergio Cobellini, 68 anni, pensionato, l’uomo morto a Concordia (Modena). Cobellini stava uscendo da una banca, nel centro storico, quando é stato travolto dalla caduta dal tetto di un comignolo. Cobellini abitava a poche centinaia di metri dal luogo dell’incidente. Ex falegname ed ex operaio di alcune fabbriche della zona, da molti anni si era separato dalla moglie e da un paio di anni conviveva con una nuova compagna, Nina Kulapina. Cobellini dalla prima moglie aveva avuto due figli che hanno incarichi manageriali in aziende del Modenese.

Tre i morti nel crollo della ditta Meta di S.Felice sul Panaro. Uno degli operai rimasto vittima era Kumar, 27 anni, del Punjab. La comunità sikh si è radunata davanti ai cancelli per “aiutare e pregare”. “Kumar era stato chiamato dal proprietario perché la ditta doveva andare avanti. E lui – ha detto Singh Jetrindra, rappresentante della comunità – è dovuto andare a lavorare perché non poteva perdere il posto”. Kumar è morto assieme ad un altro operaio marocchino e ad un ingegnere italiano che stava eseguendo i controlli di stabilità all’interno della fabbrica metalmeccanica.

“Ho visto crollare il capannone ma sono riuscito a scappare appena in tempo. Sarebbe bastato un secondo in più e ci sarei rimasto sotto”. Enrico è uno degli operai della Bbg di San Giacomo dove sono morte tre persone, fra cui il titolare. L’azienda lavora nell’indotto del Distretto biomedicale dove, nella zona di Mirandola, hanno sede alcune delle più importanti aziende europee. “Appena ho sentito la scossa – ha raccontato – sono immediatamente uscito e ho visto crollare dietro di me il capannone. Se avessi tardato anche un solo secondo probabilmente ci sarei rimasto sotto”. Alla Bbg sono morte tre persone ed è uno dei tanti capannoni industriali della zona che hanno subito pesanti danneggiamenti.

Don Ivan Martini è morto nel crollo della chiesa della Stazione di Novi, a Rovereto, nel Modenese, perché avrebbe tentato di mettere in salvo una piccola statua della Madonna durante il sisma che ha distrutto la sua chiesa. Don Martini era in sopralluogo con i vigili del fuoco ma si sarebbe attardato a prendere la statuetta. Secondo quanto appreso don Ivan è rimasto schiacciato da una grossa trave caduta durante il crollo.

Un altro parroco, a Carpi, dato inizialmente per morto sembra essere rimasto invece ferito nel crollo di una parte del duomo.

I soccorsi sono ancora in corso, si scava tra le macerie anche alla stessa Bbg, perché oggi come domenica scorsa, soprattutto chi era al lavoro anche per fare le verifiche statiche è rimasto intrappolato nelle macerie. Ai soccorritori si sono uniti cinquanta militari del Genio Ferrovieri di Bologna, con relativi mezzi, mobilitati per far fronte all’emergenza. Si sommano ai militari già in azione dai giorni scorsi. Una ventina di genieri con 4 mezzi si sono già diretti a Cappelletta del Duca, presso S. Felice sul Panaro. L’appello della Protezione Civile è anche a lasciare libere le stradale, come la Statale 12 del Canaletto, che unisce Mirandola a Modena, via preferenziale per i soccorsi. Oltre ai crolli nei comuni prossimi all’epicentro (Medolla, Mirandola e Cavezzo) ne sono stati registrati anche a a Mirandola (coinvolti il duomo e la chiesa di San Francesco), Finale Emilia e San Felice sul Panaro.

Nel bolognese, il centro storico di Crevalcore è stato sgomberato solo lì ci sono nuovi 2.000 sfollati. Intanto non si giocherà Italia-Lussemburgo, amichevole prevista stasera a Parma. Lo ha deciso la Federcalcio, d’intesa col Comune, la Prefettura e la Provincia di Parma. Nelle zone colpite dal sisma il capo del Dipartimento Gabrielli e il presidente della regione Vasco Errani. Nel pomeriggio sarà a Modena il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri.