Obama gela palestinesi, Anp concede tempo

Barack Obama gela le aspirazioni dei palestinesi a ottenere una patria attraverso una risoluzione dell’Onu. E nel giorno in cui l’assemblea generale entra nel vivo, con gli interventi dei capi di Stato in plenaria, è la questione mediorientale che continua a tenere banco e che oscura tutti gli altri argomenti, a partire da quello della crisi finanziaria. Crisi che sta interessando in particolare l’Europa, ma che ha un inevitabile impatto sull’intera economia mondiale.

Ad aprire i lavori, per la prima volta nella storia dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, è una donna, la presidentessa brasiliana, Dilma Rousseff, che si dice orgogliosa di questo e che dal podio rivendica con forza un ruolo più determinante dei Paesi emergenti come il Brasile: “Devono contare di più”, afferma, a partire dalla loro partecipazione nelle istituzioni finanziarie internazionali, vedi il Fondo monetario internazionale. Un appello che Obama racoglie, insistendo sulla necessità di “un’azione urgente e coordinata” a livello globale per risolvere il problema di una ripresa che rimane “fragile” e quello di mercati che restano moltò ‘volatili”.

Ad applaudire la Rousseff in platea anche la First Lady, Michelle Obama. Ma è sul terreno della questione arabo-palestinese che l’assemblea si infiamma, col presidente Usa che torna a bocciare senza appello la richiesta di adesione di uno Stato palestinese all’Onu, bollandola come “scorciatoia” e facendo irritare i leader arabi in sala, a partire dal ministro degli esteri palestinese Ryad al-Maliki che mentre ascolta non smette di scuotere platealmente il capo.

Ma è soprattutto il presidente francese, Nicolas Sarkozy, a riscaldare la sala, non rinunciando a polemizzare con l’amministrazione Obama, nonostante l’appello all’unità lanciato in apertura di assemblea dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon. Per l’inquilino dell’Eliseo gli Usa sono colpevoli di voler fare tutto da soli e quello che chiede con vigore è un vero e proprio “cambio di metodo”.

“Il processo di pace non può non passare anche dall’Europà, avverte rivolto alla platea dei delegati delle 193 nazioni rappresentate all’ONU, mettendo in guardia gli Stati Uniti dal proseguire il braCcio di ferro coi palestinesi ponendo un veto allo Stato palestinese che rischierebBe di ‘innescare una spirale di violenza in Medioriente”. Minacciando anche i risultati ottenuti dalla Primavera araba. Sarkozy lancia quindi la sua proposta, creando anche irritazioni in alcune capitali europee per la sua ennesima fuga in avanti, mentre la Ue è alla ricerca di una difficile mediazione.

La proposta di Sarkò è una road map che prevede la ripresa dei negoziati nell’arco di un mese e un accordo definitivo tra palestinesi e israeliani entro un anno. Riconoscendo nel mentre ai palestinesi lo status di “Stato osservatore” in seno all’Onu. La diplomazia è dunque sempre al lavoro per evitare lo scontro. Ma il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo il faccia a faccia con Obama non contribuisce a calmare gli animi: “L’iniziativa palestinese – afferma – fallirà”. Venerdì si vedrà. Intanto adesso l’attesa all’assemblea del’Onu è soprattutto per il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, per vedere cosa risponderà ad Obama che oggi dal podio è tornato a puntare il dito sulle violazioni dei diritti umani da parte di Teheran.