Ore decisive per testo oggi vertice Arcore

ROMA – A poche ore dal decisivo vertice di Arcore che dovrebbe decidere come cambiare la manovra di agosto, l’intesa ancora non c’é.
E, a peggiorare le cose, non si ha notizie di contatti fra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Gli occhi di tutta la maggioranza restano puntati sul ministro dell’Economia che dovrà pronunciarsi sulle proposte di modifica elaborate da Pdl e Lega ed in particolare sull’aumento dell’Iva che consentirebbe di modificare il decreto.

E nessuno, nemmeno le ‘colombe’ pidielline solitamente ottimiste, si sbilancia sulle possibili conseguenze di un ennesimo niet del Professore anche se sono tutti convinti che una rottura oggi non la voglia nessuno. Certamente Silvio Berlusconi appare determinato a modificare il testo varato dal governo.

“Vuole cambiare la manovra, anche forzando la mano a Tremonti”, spiega uno dei pochi che lo ha sentito oggi. Magari anche solo ritoccando il contributo di solidarietà, per dimostrare ai ‘frondisti’ e ai suoi elettori di avere il pallino in mano, e ammorbidendo i tagli agli enti locali per accontentare la Lega.

Di sicuro il clima alla vigilia non potrebbe essere più teso. I ‘falchi’ come Daniela Santanché chiedono esplicitamente lo spacchettamento del ministero dell’Economia, mentre ‘Il Giornale’ – con durissimo editoriale di Alessandro Sallusti – parla di un ministro dell’Economia isolato e che, in vista del voto sull’arresto di Milanese, “ha poco da stare tranquillo”.

Parole che Fabrizio Cicchitto cerca di stemperare: “Nessuno ha pensato lontanamente di emarginare Tremonti”, assicura il capogruppo Pdl a Montecitorio, che loda il lavoro del titolare del Tesoro. Ma nonostante l’ottimismo di Maurizio Gasparri sul fatto che domani si troverà una “piena intesa”, nessuno in realtà sa quello che accadrà.

Anche perché il premier, come altre volte, sembra restare in disparte. Come dimostra il fatto che – stando a fonti bene informate -, nonostante l’imminenza del vertice, non ha avuto contatti né con Tremonti, né con Bossi. L’impressione, dunque, è che davvero tutto si deciderà domani.

Perché se è vero che il compito di raccogliere le diverse proposte è stato affidato ad Angelino Alfano e all’instancabile Luigi Casero, è altrettanto vero che al momento una sintesi non c’é. Certo, un’intesa di massima fra Carroccio e Pdl c’é: le pensioni non saranno ritoccate; i piccoli comuni non dovrebbero più essere accorpati; il nodo delle province sarà rimandato ad un disegno costituzionale che dovrebbe prevedere anche il dimezzamento dei parlamentari.

Sembra ormai scontato, inoltre, un alleggerimento del contributo di solidarietà, con un probabile punto di caduta su un prelievo del 5% sopra i 200mila euro. Ma mancano i dettagli, ed in particolare le coperture. Anche con il sì di Tremonti ad un aumento dell’Iva, infatti, le risorse potrebbero non bastare. Perchéil ministro dell’Economia vorrebbe accantonare parte del maggior gettito (intorno ai 4-4,5miliardi) per la riforma fiscale (cara anche al Cavaliere), ma così facendo le risorse non basterebbero se si vuole ammorbidire il prelievo e ridurre i tagli ai comuni.

Tanto che qualcuno azzarda un aumento dell’Iva di seconda fascia dal 10 all’11%, per raggranellare altri 3 miliardi o in alternativa un ulteriore incremento delle accise su tabacchi e alcool. Molti – nel Pdl, ma anche al Tesoro – dubitano infatti della fattibilità della proposta di Calderoli di tassare i patrimoni più elevati cui non corrisponda un’adeguata dichiarazione dei redditi. Ipotesi sulla quale anche Berlusconi avrebbe espresso perplessità. Insomma,l’idea di Calderoli “ha perso decisamente quota”, conferma una fonte di governo.

Il tutto mentre la Lega, dalle pagine della Padania, si rivende già una vittoria ancora tutta da scrivere. E Berlusconi – che come dimostrano le parole di Pier Ferdinando Casini – perde qualsiasi chance di conquistare i voti dell’Udc, rendendo indispensabile l’accordo di tutta la Lega sul testo della manovra. Il premier, sarà così costretto a cercare la sponda del Carroccio per piegare Tremonti, ma nessuno nel Pdl si illude troppo sul fatto che Bossi scarichi il Professore.
Insomma, il vertice di domani appare in salita. Forse anche per questo, ai pochissimi che lo hanno raggiunto Berlusconi ha confidato di essere stanco delle continue mediazioni e dei veti incrociati. Di Tremonti, certamente, ma non solo.

CASINI, NON VOTO UN TESTO SENZA RIFORME – ”Manca qualsiasi riforma strutturale, e i tagli ai costi della politica naufragano nella demagogia. Le Province andavano abolite senza esitazione, invece ha vinto la vecchia politica del rinvio. Ma cosa dovremmo votare?”. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, intervistato da Repubblica, ribadisce di non essere intenzionato a dare parere favorevole alla manovra, che ”rischia di essere bocciata dai mercati”. ”Sono bastati 15 giorni per disperdere quel clima di positivita’ e determinazione che, raccogliendo l’appello del Presidente della Repubblica e sotto la spinta della Bce, aveva portato il governo a intervenire”, osserva Casini. ”All’interno del Pdl una rissa continua, il presidente del Consiglio che non si capisce in che misura sia spettatore o artefice di tutta questa canea, Tremonti in uno sdegnoso isolamento, la Lega confusa ma sempre decisiva. Tutti ad attendere l’incontro Berlusconi-Bossi per mettere la parola fine, vanificando qualsiasi ipotesi di collaborazione”. Il leader centrista accusa la ”maggioranza agonizzante” di limitarsi a ”fare calcoli elettorali in un momento in cui l’Italia sta affondando”. ”Che senso ha per Alfano – si chiede Casini – continuare una litania di questo tipo che allerghera’ il fossato con l’opinione pubblica e portera’ ad additarli come responsabili dello sfascio?”. Casini non risparmia critiche nemmeno ai democratici. ”Lo sciopero della Cgil e’ un colossale errore politico al quale il Pd non ha la forza di sottrarsi”, afferma. ”Chi si propone di governare l’Italia non puo’ essere paralizzato dalla Fiom e dalla Cgil. Se al contrario il partito si arrocca su questa trincea, regalera’ sempre Cisl e Uil alla maggioranza, ed e’ un regalo che la destra non merita”. Nell’intervista Casini definisce ”positiva” la discesa in campo di Montezemolo, perche’ ”e’ utile che tutte le forze della societa’ civile entrino on politica e diano il loro contributo”. Tuttavia, sottolinea, ”con gli uomini della provvidenza abbiamo gia’ dato”.

ALLARME MARCEGAGLIA, PEGGIORA ED E’ DEPRESSIVA dall’inviata Mila Onder – Brutta, in peggioramento, depressiva. E’ allarmata la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nel definire la manovra economica che si sta delineando nel dibattito politico di questi giorni. Una manovra da cui sembrano spariti – dice – i tagli alla politica, in cui mancano le riforme strutturali, in cui non si interviene sulle pensioni di anzianita’, in cui e’ totalmente assente la parola crescita e da cui emerge solo ”una enorme quantita’ di tasse” e una fantasia galoppante nell’ ”inventare la tassa piu’ esotica”. ”Sono preoccupata – ha confessato la leader degli industriali ospite a Capalbio, insieme al dg di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, a Mario Monti e a Giuliano Amato, per la consegna del premio letterario – perche’ con questa manovra la crescita sara’ ancora piu’ bassa. E’ chiaro che una manovra di questo tipo sara’ certamente depressiva. Tutto quello che e’ emerso negli ultimi giorni nel tira e molla interno alla maggioranza ”mi sembra in peggioramento”, ha evidenziato Marcegaglia, puntando il dito soprattutto su tagli alla spesa pubblica e pensioni, due degli argomenti chiave da sempre portati avanti da viale dell’Astronomia. La presidente non si sottrae dalle critiche alla Lega: ”visto che due terzi delle pensioni di anzianita’ vanno ai padani, allora – ha detto in tono sarcastico – dobbiamo salvare i padani che vanno in pensione a 58 anni. E’ un’argomentazione che non sta in piedi e lo dico da padana”. Dal decreto sembrano inoltre scomparire progressivamente anche i tagli ai costi della politica: ”c’e’ una riduzione dei tagli ai comuni – lamenta Marcegaglia – man mano che andiamo avanti si riduce la quota dei tagli alla spesa pubblica e aumenta la quota di tasse”. E’ proprio sull’aumento delle imposte che la presidente insiste particolarmente, non solo sulla patrimoniale, ma anche sull’aumento dell’iva, che a quanto pare sostituirebbe gli interventi sulle pensioni: ”c’e’ ormai una gara a chi inventa la tassa piu’ esotica, e’ una manovra fatta tutta di tasse”. Confindustria e’ disponibile a un ragionamento complessivo su una riforma fiscale che sposti la tassazione ”dal lavoro alle cose”, ha ribadito la presidente, ma ”qui c’e’ una gara ad inventare nuove tasse e non c’e’ nessuna riduzione”. Quello che manca, ha proseguito, e’ infine e soprattutto uno sforzo decisivo in direzione della crescita. La crisi infatti ”non e’ ancora passata e questo chiama a decisioni forti, anche impopolari”, ha insistito Marcegaglia, invocando piu’ liberalizzazioni, piu’ privatizzazioni, e piu’ riforme strutturali, quelle ”che ci chiedeva anche la Bce”