Otto per mille alla scuola pubblica, governo battuto alla Camera

ROMA – Il Governo è stato battuto per 23 voti nell’aula della Camera su un ordine del giorno del Pd, che impegna il Governo a indicare la scuola pubblica come destinataria di una quota dell’8 per mille devoluto allo Stato. Il testo, su cui c’era parere contrario del governo, è passato con 247 sì e 223 no. La notizia ha registrato subito il plauso del sindacato scuola della Cgil e degli atei, mentre ha innescato una polemica tra esponenti del Governo e Lega da una parte e Udc dall’altra. L’ordine del giorno approvato impegna l’esecutivo a “modificare la legge” sull’8 per mille (222/85) “al fine di consentire ai cittadini di indicare esplicitamente la ‘scuola pubblica’ come destinataria di una quota fiscale dell’otto per mille da utilizzare d’intesa con enti locali per la sicurezza e l’adeguamento funzionale degli edifici e a pubblicare ogni anno un rapporto dettagliato circa l’erogazione delle risorse e lo stato degli interventi realizzati”. Ed è proprio sulla definizione di “scuola pubblica” che si è innescata la polemica politica. Poco prima del voto, il governo si era più volte rimesso all’Aula per evitare di andare sotto. “Il governo non ha i numeri per sostenere le sue politiche o per contrastare le proposte dell’opposizione – ha subito dichiarato Antonino Russo, il deputato del Pd autore dell’ordine del giorno – la nostra proposta prevede non un aggravio di spesa ma la possibilità per i contribuenti italiani di poter indicare nell’8 per mille, attribuibile allo Stato, anche l’opzione della scuola pubblica e in particolare l’edilizia scolastica.

Ora ci auguriamo che il governo sia consequenziale e rispetti la volontà del Parlamento”. “E’ un primo, importante risultato” ha commentato a caldo Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, spiegando che si tratta di “un primo importante passo perché ribalta le politiche dei tagli finora seguite da questo governo e riapre la strada, invece, alla necessità di investire nel settore della scuola”. Esultano gli atei, che esprimono “apprezzamento per l’intento di introdurre una scelta più laica di quelle attualmente disponibili: atei e agnostici, al momento della dichiarazioni di redditi, possono soltanto scegliere tra alcune confessioni religiose e lo Stato, il quale poi storna gran parte dei fondi a sua disposizione a favore della Chiesa cattolica”. Secondo il segretario dell’Uaar Raffaele Carcano, “questo rischio c’é anche scegliendo a favore della scuola pubblica, perché si tende, incongruamente, a considerare sotto tale definizione anche le scuole paritarie cattoliche”.

La sconfitta dell’esecutivo è stata così spiegata dal sottosegretario Carlo Giovanardi: “il Governo non poteva accettare un ordine del giorno con il quale si chiede di inserire la ristrutturazione delle sole ‘scuole pubbliche’ utilizzando i fondi dell’8 per mille”. Secondo Giovanardi, infatti, nell’attuale sistema di istruzione per scuole pubbliche si intendono solo quelle statali, oppure quelle regionali, provinciali e comunali, mentre “le scuole non statali private sono quelle gestite da privati laici o religiosi, comprese quelle paritarie”. Insomma, le paritarie sarebbero esclude dal beneficio. Non è vero, replica il Pd, le scuole paritarie sono comprese. e la pensa così anche Rocco Buttiglione, dell’Udc (che ha votato a favore dell’odg): “a partire dalla riforma Berlinguer tutta la scuola è pubblica perché integrata nel sistema scolastico nazionale, sia quella di Stato sia quella paritaria”. Ma la Lega punta il dito contro i centristi: “Oggi, per trenta denari, l’Udc ha venduto la scuola cattolica e paritaria con un provvedimento contrario ai principi di uguaglianza e sussidiarietà” hanno commentato i deputati Massimo Polledri, Paola Goisis e Gianluca Pini.