Paura a Gerusalemme, bomba a fermata bus

GERUSALEMME – Torna in Israele l’incubo del terrorismo, mentre nella Striscia di Gaza frana la fragile tregua tra lo stato ebraico e le milizie palestinesi. Oggi a Gerusalemme, dopo alcuni anni di quiete, un’israeliana è stata uccisa e una quarantina di persone ferite, alcune in modo grave, in un attentato di presunta matrice palestinese; due razzi sono caduti sulle città di Beersheva e Ashdod, bombe di mortaio sono scoppiate nel sud in alcuni centri a ridosso della Striscia, a sua volta colpita da raid aerei di risposta. La situazione, già grave negli ultimi giorni dopo la caduta di una cinquantina di bombe di mortaio su centri di confine israeliani lo scorso sabato, si è ulteriormente inasprita con l’uccisione, ieri a Gaza, di otto palestinesi, quattro dei quali civili, inclusi due ragazzi, per mano di Israele.

Lo stato ebraico si è rammaricato per l’uccisione “accidentale” di civili non combattenti. L’attentato a Gerusalemme ha bruscamente ricordato agli israeliani gli anni bui in cui nelle città del Paese terroristi si facevano esplodere dentro autobus affollati. L’ondata di attentati era cessata nel 2004, con un’eccezione nel 2008. Nel caso odierno l’esplosione è stata causata nel primo pomeriggio non da un kamikaze ma da un ordigno, di modesta potenza (1-2 kg di esplosivo), nascosto in una valigetta abbandonata accanto a una fermata dell’autobus all’altezza di un grande crocevia di intenso traffico all’ingresso della città. Lo scoppio ha investito decine di persone ferendo mortalmente un’israeliana di una sessantina di anni, in modo molto grave altre tre persone, cinque abbastanza seriamente e una trentina di altre lievemente.

L’attentato, finora non rivendicato da alcuna organizzazione palestinese, è stato duramente condannato dal presidente palestinese, Abu Mazen (Mahmud Abbas), e dal premier dell’ Autorità palestinese, Salam Fayyad, mentre a Gaza la Jihad Islamica si è rallegrata e ha promesso attacchi in profondità contro il “nemico sionista”. Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha rinviato di alcune ore la partenza per Mosca, dove è atteso dai leader russi per colloqui politici, e ha convocato per consultazioni i ministri del cosiddetto ‘gabinetto per la sicurezza’. In un intervento alla Knesset il premier ha avvertito che Israele “é deciso a colpire elementi terroristici e a negare a loro i mezzi per attaccare i nostri cittadini”. Questo, ha aggiunto, richiederà “uno scambio di colpi che potrebbe durare un certo tempo”.

Il vice premier, Silvan Shalom, ha accusato i movimenti islamici di attaccare deliberatamente Israele per impedire ogni possibilità di riconciliazione tra le fazioni palestinesi o per andare ai negoziati da una posizione di forza. Ha ammonito che Israele potrebbe essere costretto a ripetere l’operazione Piombo Fuso, costata nel gennaio del 2009 la morte di 1.400 palestinesi e vaste distruzioni a Gaza. La scorsa notte e all’alba di oggi due razzi Grad sono esplosi ad Ashdod e a Beersheva e in questa città un israeliano è stato ferito lievemente da una scheggia. La Jihad Islamica si è assunta la responsabilità del fuoco. In mattinata e nel pomeriggio una salve di bombe di mortaio sono esplose in alcune località in prossimità della Striscia, senza causare vittime. Per prudenza in tutte le aree minacciate, incluse le città, le scuole e i nidi di infanzia resteranno chiusi fino a domenica. La polizia ha elevato lo stato di allerta in tutto il Paese. Come calabroni infuriati, droni e elicotteri israeliani hanno costantemente sorvolato la Striscia di Gaza alla ricerca di gruppi di miliziani responsabili dei tiri per poi attaccarli. Un miliziano, secondo fonti locali, è stato ucciso.