Perché gli italiani non si ribellano

All’estero se lo chiedono tutti. ma la risposta è semplice: perché la grande maggioranza delle persone non sa la verità. Essendo informata da un sistema televisivo che rifila loro una balla dopo l’altra. Ah, a proposito: si chiama regime.

Ad Anne Wintour, direttrice di “Vogue”, che si domanda cosa aspettino gli italiani a ribellarsi, qualcuno dovrebbe spiegare quante notizie arrivano alla gran parte degli italiani: poche e perlopiù taroccate. Anni fa Giovanni Sartori spiegò che l’Italia è “un regime” perché “nelle democrazie le bugie hanno le gambe corte”, mentre qui, con il controllo politico sull’informazione che conta, “hanno gambe lunghissime”. C’è solo l’imbarazzo della scelta.

Fiumi di parole e di inchiostro per stigmatizzare lo scandalo delle “100 mila intercettazioni” dell’inchiesta di Bari sulle escort del duo Tarantini&Berlusconi. “Cose da pazzi, e il Csm zitto”, tuona Angelo Panebianco sul “Corriere”. Persino il cardinale Angelo Bagnasco, per indorare l’anatema contro i “comportamenti licenziosi” del premier, denuncia “l’ingente mole di strumenti d’indagine”. E tutti a ripetere a pappagallo quella cifra astronomica senza prendersi la briga di verificarla. Bene, sapete quante sono le persone intercettate per mesi dalla Guardia di Finanza di Bari nell’inchiesta sul mega-giro di prostituzione, cocaina e tangenti messo in piedi da Tarantini? Quindici, diconsi 15.

Centomila sono i “contatti” complessivi: cioè le telefonate e gli sms in arrivo e in partenza dalle numerose utenze fisse e cellulari dei 15. Più le conversazioni captate dalle “ambientali” (le cimici) in abitazioni, automobili, uffici: ogni volta che una persona presente nel luogo “ascoltato” inizia a parlare, si conta un contatto; poi segue il silenzio, rotto da una nuova frase che costituisce un altro contatto. Così, per mesi e mesi, si arriva al totale di 100 mila. Altro che “cose da pazzi” e “ingente mole”.

Altro scandalo: Minzolini indagato per non avere reintegrato Tiziana Ferrario. Lui strepita nel solito editoriale: “Mi vogliono intimidire”. “Il Giornale” spara: “Chi difende il Cav deve pagare. Indagano pure il Tg1”. E “Libero”, a ruota: “Lo attaccano per aver cacciato la Ferrario”. Poi si scopre che Minzolini è indagato perché la Ferrario ha vinto la causa in primo e in secondo grado per il demansionamento subìto “per motivi politici”, il giudice ha ordinato a Minzolini di reintegrarla al suo posto e Minzolini se n’è infischiato. Purtroppo in Italia, come in ogni Stato di diritto, disobbedire a una sentenza esecutiva è reato: abuso d’ufficio e inosservanza dell’ordine del giudice.

Altra bufala: tutti i giornali, fuorviati da un lancio farlocco di agenzia, annunciano che l’8 novembre inizierà alla Corte d’appello di Caltanissetta il processo di revisione per Bruno Contrada, condannato in Cassazione a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Esultano Contrada, il suo avvocato e il solito coro di trombettieri. Peccato che non sia vero niente: all’udienza dell’8 novembre la Corte deciderà solo se ammettere o respingere l’ennesima richiesta di revisione (dopo che altre due erano finite nel nulla).

Ultima patacca: secondo 50 scienziati e quasi tutta la stampa italiana, il processo iniziato all’Aquila contro i membri della commissione Grandi Rischi della Protezione civile, accusati di omicidio colposo plurimo per i morti del terremoto del 2009, sarebbe una follia e una grave violazione della libertà scientifica. Perché, ripetono tutti a pappagallo, “i terremoti non si possono prevedere”, dunque non ha senso processare chi non previde il sisma dell’Aquila. Già, ma i cervelloni della Grandi Fiaschi sono imputati per avere previsto che non ci sarebbe stato alcun terremoto, rassicurando la popolazione che fino a quel giorno, in sei mesi di sciame sismico, a ogni scossa scendeva in strada e dormiva all’addiaccio, mentre dopo le rassicurazioni dei Bertolaso Boys molti si tranquillizzarono e ripresero a dormire a casa, dove li colse la scossa fatale del 6 aprile, e in 309 morirono sotto le macerie.

Basta un pizzico di logica per comprendere che, se non si può prevedere che un terremoto ci sarà, non si può nemmeno prevedere che non ci sarà: chi lo fece, il 31 marzo 2009, diffuse notizie fasulle. L’esatto contrario di ciò che dovrebbe fare uno scienziato serio. Lo scrive, in uno splendido articolo su “Nature” ripreso da “Internazionale”, il giornalista inglese Stephen S. Hall. Anche se conosce poco l’Italia. O forse proprio per questo.

di Marco Travaglio