PERCHE’ NON AIUTARSI?

In una fredda giornata di fine inverno – inizio primavera, di quelle con il vento che ti brucia sulla pelle e con il sole che un po’ addolcisce le pene dell’anima, Carlo si mise in coda davanti alla porta della mensa per i poveri. Carlo aveva l’animo ferito dal degrado in cui si era venuto a trovare. Lui con trenta anni di lavoro sulle spalle, un impiegato ben voluto da tutti, si era di colpo ritrovato solo, con un mutuo da pagare, uno stipendio massacrato dalle rate per pagare i finanziamenti fatti per dare gli alimenti ai figli, con le gambe che tremano ad ogni squillo del vecchio cellulare per la paura di sentire qualche incaricato del recupero crediti che gli comunicava l’aggravarsi della posizione e le conseguenze dei mancati pagamenti. Era diventato quasi solo un numero, quello della pratica degli insoluti, quello della matricola dello stipendio del quale ormai riusciva a percepire solo 300 € gentilmente concessi dalla banca per mangiare, pagare  le bollette …. Pensieri tristi che quotidianamente si rincorrevano nella sua testa dalla mattina fino alla sera quando rientrava in una piccola casa buia, (l’Enel aveva staccato) fredda (anche il riscaldamento era inutilizzabile) e allora preferiva tornarsene in macchina, posteggiare in un bel posto facendo finta di abitare in una zona residenziale. Gran brutta condizione quella che stava vivendo ma chissà per quale nascosto istinto di conservazione cercava in ogni minuto di trovare un lato positivo a tutto; così scoprì di nuovo il “gusto del nulla in mano”, il profumo dell’aria all’alba, il canto degli uccelli nel vicino bosco, poi il rumore del traffico, le voci della gente in questa Italia più povera, divisa nonostante l’anniversario, che tuttavia gli dava la sensazione di essere vivo in mezzo ai vivi ….. “Signore! – lo chiamava l’addetta alla distribuzione dei pasti – Signore!” Carlo era appoggiato al muro, rigido senza essere morto e morto senza cadere. Abbozzò un freddo sorriso poi girò su se stesso e con passo incerto uscì con lo stomaco chiuso che lasciava passare solo il freddo di quella giornata di fine inverno – inizio primavera. Purtroppo sono decine di migliaia i Carlo che ogni giorno sono appoggiati in fila a quel muro, da Torino a Palermo passando per Firenze , Roma e Napoli e chissà quanti altri Carlo ci sono nei piccoli centri dove non si appoggiano al muro perché si vergognano, perché come diceva Faletti al Drive in “il paese è piccolo e la gente mormora”. Un numero certamente impressionante che cala solo quando da qualche parte un Carlo sparisce. Possibile che nessuno possa fare nulla per uscire da questo tunnel? Possibile che chi in questo Paese dirige qualcosa o qualcuno non abbia la percezione della realtà? Possibile vivere solo delle “bizze” degli abitanti la casa del “Grande Fratello”? Chissà cosa pensano tutti i Carlo e Carla d’Italia al pensiero che i “naufraghi – turisti” dell’isola dei famosi oggi forse mangiano un po’ meno? E chissà cosa pensano questi naufraghi dei Carlo e Carla d’Italia che senza essere su una calda isola digiunano in una fredda città? Forse sarebbe il caso che l’unità d’Italia fosse celebrata con un grande gesto di solidarietà e non solo con bandierine e discorsi per quanto importanti essi siano. Allora forza, diamo un sorriso a Carlo!
Andrea Falciani