Perde lavoro e moglie, si impicca in cantina a Milano

ROMA – I negozianti di viale Ungheria, alla periferia di Milano, si ricordano di ‘Pino’ che da un anno a questa parte, con la sua cesta di rose acquistate al mercato dei fiori, in compagnia del padre cercava di venderle davanti al supermercato Billa. Giuseppe Polignino, 51 anni, ex autotrasportatore, ex tassista, una vita complicata, abitava a poca distanza con i genitori, in un complesso di case Aler di colore bianco che spicca nel grigiore della mattinata milanese. Separato dalla moglie, disoccupato da circa un anno, sua madre l’ha trovato ieri pomeriggio impiccato nella cantina dello stabile. Una nuova tragedia legata alla crisi, e che purtroppo non è rimasta isolata: a Roma un imprenditore, la cui azienda era ormai al fallimento, si è ucciso con un colpo di fucile. I genitori di Pino non avevano sue notizie da sabato scorso, dopo una serata passata con gli amici al bar ‘La Famiglia’, davanti a casa sua.

Ora la donna, attonita, con accanto a sé una nipote, cerca di darsi delle spiegazioni: tra queste anche il fatto che non lavorava da tempo e che, certamente, non poteva bastargli la saltuaria vendita delle rose: “Aveva perso il posto già da un bel po’ – racconta -. Cercava lavoro tutti i giorni”. Perché l’aveva perso? “Perché non c’é lavoro” risponde in modo disarmante. Difficilmente a determinare il suo gesto sembra essere stata la separazione dalla moglie, accaduta parecchi anni fa, anche se a suo figlio, che sabato l’aveva incontrato, aveva confessato di essere un po’ triste anche per questa ragione.

Che in viale Ungheria, come in tutte le periferie di Milano, gli effetti della crisi si facciano sentire, e in modo pesante, lo spiega anche don Giuseppe, parroco della chiesa della Beata Vergine Addolorata in viale Ungheria, di fronte al palazzo in cui Giuseppe si è ucciso. Il sacerdote lo conosceva poco, perché Pino non frequentava la parrocchia, ma parla di “disastro” descrivendo la situazione dal punto di vista del lavoro: ” questo è un quartiere di lavoratori, di operai e da circa un anno sono sempre di più quelli che si rivolgono al nostro centro Caritas.E ora sono tanti quelli che la mattina escono di casa per cercare un lavoro”.

Di “una vicenda dolorosa, che non può essere relegata alle pagine di cronaca” parla l’assessore alle Politiche del lavoro del Comune di Milano, Cristina Tajani, che dice: “si deve necessariamente aprire una discussione sulla drammaticità della crisi economica e sulle risposte che danno le istituzioni”. E’ stata la crisi anche la causa del suicidio dell’imprenditore di 59 anni che si è tolto la vita alla periferia di Roma, sparandosi un colpo di fucile al petto. La sua azienda, specializzata in costruzioni in alluminio, era al fallimento e gli operai in cassa integrazione. Ed è stato proprio l’uomo a legare il suo gesto alla disperazione per la situazione in cui era precipitata la sua attività, in una lettera lasciata ai familiari.

Nei giorni scorsi sempre a Roma si era suicidato un artigiano. Il direttore della Cna della Capitale Lorenzo Tagliaventi parla di “una contabilità di suicidi drammatica”, e avverte: “gli imprenditori si sentono lasciati soli”, “la politica ha il dovere di rispondere”. E infine potrebbe essere un suicidio per ragioni economiche anche la tragica morte di un uomo arso vivo nella sua macchina sulla corsia d’emergenza dell’Autobrennero, a sud di Bolzano: in un primo momento era sembrato un incidente.