Polverini lascia: io pulita, consiglio indegno Udc invoca elezioni. Berlusconi, serve svolta

Dopo le dimissioni della governatrice del Lazio Renata Polverini i partiti si interrogano sul futuro della Regione e anche il Parlamento stringe i tempi su nuove misure finalizzate ad assicurare maggior trasparenza ai bilanci dei gruppi. “Da oggi sono libera e dirò tutto quello che ho visto”, ha detto ieri Polverini, prendendo le distanze dai diretti responsabili dello scandalo dei fondi del Pdl. Casini chiede che si “restituisca la parola ai cittadini”. In mattinata l’ufficio politico dell’Udc.

PDL PROVA A FRENARE POLVERINI, NON CE LA FA
(di Francesca Chiri) – Attese e date per imminenti da giorni, rinviate di ora in ora, le dimissioni di Renata Polverini arrivano alla fine di una nuova convulsa giornata, dopo un ultimo tentativo del Pdl di fermare la governatrice. Ma non basta neppure lo sforzo finale, quello operato dal segretario Angelino Alfano, che poche ore prima della decisione definitiva prova a convincere la Presidente della Regione Lazio almeno a rinviare la decisione. Per evitare reazioni a catena, per portare a casa almeno quel gesto di buona volontà, con l’approvazione del piano generale di tagli messo a punto dalla governatrice nelle ultime ore. E non basta neanche la telefonata del Cavaliere, resa nota dalla stessa governatrice uscente nel corso di una conferenza stampa, per far cambiare idea a Renata. Una decisione che apre nuovi e immediati scenari in un Pdl diviso su questa vicenda e impongono a Silvio Berlusconi di imprimere quella ‘svolta’, richiesta anche dentro il partito. A cominciare da un codice etico e controlli ferrei sui rimborsi elettorali. IL tutto in vista delle tandem delle elezioni nazionali e regionali, un delicatissimo banco di prova per l’ex premier che domani farà il punto della situazione con i coordinatori ed i consiglieri regionali, insieme al segretario Alfano. A dare la spinta decisiva verso le dimissioni ‘irrevocabili’ della Polverini è stato l’intervento del leader centrista, Pier Ferdinando Casini: chiede, anche se a titolo personale, di andare al voto, anticipando quelle che potrebbero essere domani le decisioni dell’ufficio politico dell’Udc. Caduto il sostegno dei centristi, e sommando le annunciate dimissioni del consigliere di Fli, di quello dell’Api a quelle di Pd, Idv e Sel, si sarebbe raggiunto infatti il numero dei 36 consiglieri dimissionari necessario a far cadere la giunta. “Dopo il marcio che è emerso, dopo la cupola che ha fatto venire fuori uno schifo, la cosa migliore è restituire parola ai cittadini” annuncia Casini al fine giornata. “Mi auguro che Polverini non ascolti chi le dice di rimanere ancora lì. Gli italiani – è sicuro Casini – apprezzeranno”. Il dado è tratto, di lì a pochi minuti arriva la notizia della decisione della governatrice. “Comunico ciò che ho detto ieri a Napolitano e poi a Monti” si affretta a precisare il governatore. A nulla dunque è valso l’estremo tentativo di mediazione tentato dal segretario del Pdl, anche lui alle prese con un partito spaccato rispetto all’atteggiamento da prendere di fronte allo scandalo della regione Lazio. “Mi sembra clamoroso che un presidente di Regione eletto dal popolo debba anche solo essere messa in discussione e dimettersi senza neanche un avviso di garanzia” si indigna il sindaco di Roma Gianni Alemanno. La sua è l’opinione di quell’anima del partito che la pensa come il capogruppo in Regione Lazio della Destra Francesco Storace che punta l’indice contro quella “banda di cacasotto che si fa soggiogare dalla propaganda”. Ancora prima che le dimissioni fossero annunciate era una delle portavoce del Pdl, Anna Maria Bernini, che supplicava “Renata a non mollare”. Restare per tagliare gli sprechi, era il consiglio e, soprattutto, per arginare quell’ “ipocrita sfilata dei dimissionari” che “porta solo a una nuova abbuffata elettorale”. Ma c’era anche chi, come Osvaldo Napoli, guardava alle dimissioni, una volta approvati i tagli, come l’unico gesto in grado di far “imbracciare lei e il PdL la bandiera della pulizia in campagna elettorale”. Anche perché il caso del Lazio corre a macchia d’olio facendo traballare il sistema delle giunte locali con riflessi non solo nel centrodestra. Dopo l’avvio delle indagini in Campania, dopo le rivelazioni della ex consigliere Pdl in Liguria Raffaella Della Bianca, arriva anche il caso dei due consiglieri comunali bolognesi che si sono autosospesi dal partito per non essere “conniventi” con quei comportamenti che stanno emergendo un po’ ovunque. Il fango che viene fuori dalla vicenda del Lazio non promette infatti di lasciare indenne nessuno. “L’indignazione dell’opposizione è ridicola. Se c’é stata una bufala ne hanno beneficiato anche i gruppi di opposizione. Non ci sono buoni o cattivi” avverte Casini. Polverini “ha compiuto una scelta di grande dignità e di grande responsabilità” non gli resta che commentare a fine giornata ad Alfano. Il quale non si dà pace per un gesto compiuto da chi non ha “compiuto alcun atto né immorale né illegale”.