Precario suicida a Enna. Napoli, si spara per tasse

(di Patrizia Sessa) – NAPOLI – “La dignità vale più della vita di un uomo”. Pietro Paganelli lo ha firmato il suo biglietto d’addio. Lo ha lasciato lì, nell’officina dove ha lavorato per una vita e dove stamattina si è sparato un colpo di pistola alla tempia. I medici non hanno dubbi: “Non c’é nulla da fare, non ha speranza di sopravvivere”. E così, a 72 anni, Paganelli non ha retto. Non ha retto di fronte ad una cartella esattoriale arrivata a lui, mesi fa, di 30mila euro, poi dimezzata a 15mila. E non ha retto quando ieri sera gli è arrivata l’ennesima brutta notizia dal fisco. Una notizia che l’ha turbato, tanto, ha raccontato la famiglia ai carabinieri. Un’altra cartella esattoriale, questa volta per il figlio che viveva con lui, di 11mila euro. Non è stato l’unico gesto estremo di oggi riconducibile agli effetti della crisi. A Troina, in provincia di Enna, un uomo di 47 anni, Gaetano Trovato Salinaro, si è impiccato nel garage della sua villetta .

L’ uomo era precario da sempre e ora la piccola ditta dove lavorava gli aveva anche ridotto l’impegno. Salinaro, 47 anni, di Troina, sposato e padre di due figli di 9 e 4 anni, ha lasciato quattro biglietti per spiegare il suo gesto. Da mesi era sconfortato perché cercarva un lavoro stabile. La riduzione di orario e di salario avrebbe lo avevano gettato nello sconforto. A scoprire il corpo è stato il suocero che da tempo sosteneva economicamente la famiglia. Tornando alla vicenda di Napoli, davanti all’ospedale Loreto Mare, dove Pietro Paganelli è ricoverato in coma nel reparto di rianimazione, sua sorella, suo fratello, non fanno che ripeterlo: “E’ allegro, forte, ama la vita”. Certo, aggiungono, “era preoccupato, come chiunque riceve cartelle esattoriali”. Ma da qui ad uccidersi, “no, non ce l’aspettavamo”. Ed infatti, stamattina, quando la moglie e il figlio 39enne, meccanico che aveva rilevato la sua attività, una officina dove si riparavano barche, non lo hanno visto già alle sei, non si sono immediatamente preoccupati.

Del resto il sabato lui aveva questa abitudine: prendeva la barca e si dedicava al mare, la sua grande passione. Poi, però, il figlio ha trovato le chiavi della barca, in casa. E poi non rispondeva al cellulare. E’ andato, così, in officina, in via Fedro, una traversa piuttosto isolata del quartiere Mergellina. Ed è lì che ha trovato il corpo di suo padre. Era vivo, certo, ma gravissimo. Quattro figli, una vita normale piena zeppa di sacrifici. I 72 anni di Paganelli la sua famiglia li descrive così. Vive a Pozzuoli (Napoli) in una casa in affitto. La sua attività l’aveva ceduta al figlio; secondo quanto raccontato dalla sorella Paola i primi intoppi con il fisco sarebbero proprio iniziati da una procedura non corretta, “non per colpa sua”, della cessazione. “Io non ho niente, cosa mai mi potranno portare via”, diceva alla sua famiglia quando si parlava di queste cartelle esattoriali. E poi, la sua preoccupazione: “Io vivo per la giornata, come faccio?”.

Già. E’ così, quando ieri sera, a cena ha saputo di altri 11mila euro da pagare, gli é forse mancato il fiato. E pure la speranza di potercela fare. E’ la famiglia stessa a dirlo, immediatamente, ai carabinieri che lui aveva ricevuto quella cartella da 30mila euro e che non aveva altri problemi. La sorella Paola, in lacrime, continua a ripetere che nessuno se l’aspettava un gesto così, “se ce l’avesse detto che era così preoccupato, se c’avesse chiesto aiuto, noi l’avremmo aiutato”. Pietro Paganelli, che pure sorrideva sempre, dice chi lo conosceva, non ha invece detto niente. Lo ha scritto in un biglietto: dove spiega la sua morte e forse anche le altre di chi ha visto la propria dignità andare in pezzi, peggio della vita stessa.