Processo breve: per Csm e’ amnistia

Si è conclusa poco dopo la mezzanotte nell’Aula della Camera la seduta notturna nel corso della quale é stato iniziato l’esame del testo sul processo breve. Nella giornata di ieri sono stati votati (e respinti) solo 4 emendamenti all’articolo 1 del testo. In tutto gli emendamenti sono circa duecento. L’esame del provvedimento riprenderà stamani.

PDL LANCIA ALLUNGA-PROCESSI;OSTRUZIONISMO FRENA P.BREVE
di Anna Laura Bussa

La maggioranza sulla giustizia mette in campo l’artiglieria pesante: alla Camera tiene l’Aula occupata, prima, sul conflitto di attribuzioni contro il Tribunale di Milano per il caso Ruby e, poi, sulla prescrizione breve, il testo che ne accorcia i tempi per gli incensurati, che è stato definito dal Csm “un’amnistia”. L’intenzione è di licenziare il provvedimento al più tardi entro i primi giorni della prossima settimana. Anche se i malumori del gruppo dei deputati che fa capo al sindaco Gianni Alemanno, dopo le dimissioni del sottosegretario Mantovano, potrebbero mettere a rischio, domani, alcuni voti preziosi per il centrodestra. E una decisione dovrebbe essere presa nel corso di una riunione dei parlamentari aderenti ai circoli ‘Nuova Italia’.

Al Senato, spunta invece a sorpresa ‘l’allunga processi’: un emendamento del capogruppo Pdl in commissione Giustizia, Franco Mugnai, al ddl sul ‘giudizio abbreviato’ che consente di presentare alla difesa elenchi “infiniti” di testi prolungando i procedimenti fino “alla prescrizione”. In più, riparte l’iter della riforma del processo penale con il legale del premier Piero Longo come relatore. E va avanti il ddl di riforma del Csm. Anche nella Comunitaria, ricorda Donatella Ferranti (Pd), “hanno infilato la norma anti-toghe sulla responsabilità civile che è una minaccia verso i magistrati che seguono i processi Berlusconi”.

L’opposizione è sul piede di guerra e sulla prescrizione breve fa ostruzionismo (anche sull’approvazione del processo verbale della seduta precedente) per ritardare il voto. “Un ostruzionismo inutile – avverte il capogruppo ‘Ir’ Luciano Sardelli – perché tanto oggi (ieri, ndr) c’é seduta notturna e lo incardiniamo comunque”. La tensione tra i poli è tale che il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto se la prende con l’inquilino di Montecitorio Gianfranco Fini perché non frena la protesta ipotizzando anche il contingentamento dei tempi uguale per tutti. “Un presidente della Camera avrebbe il dovere di stoppare chi fa ostruzionismo”, incalza Peppino Calderisi (Pdl). E gira voce che Cicchitto del comportamento di Fini ne avrebbe parlato anche con il Colle, benché i diretti interessati smentiscano nettamente. “La maggioranza – tuona il leader Idv Antonio Di Pietro – tiene in scacco il Parlamento solo per salvare il premier”. E’ “un ‘uno-due’ – incalza il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini – che è una pietra tombale per i processi di Berlusconi”. Da una parte, osserva Roberto Rao (Udc), “ingannano i cittadini parlando di processi brevi”, dall’ altra, li ‘allungano’ per “non arrivare mai a sentenza”. Mugnai tenta di minimizzare: “Chiunque conosca l’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo non può che condividere la norma. E’ una misura tranquillissima. Non capisco la polemica”. Decisamente più ironico il leghista Sandro Mazzatorta che preferisce il no-comment: “Fuori mi hanno detto che c’é il sole – dice sorridendo – e sto uscendo…”.

Intanto oggi(ieri, ndr) a palazzo Madama il relatore del ddl che vietava l’applicazione del giudizio abbreviato ai reati puniti con l’ergastolo, Roberto Centaro, riscrive il testo (già approvato alla Camera) sopprimendo 5 articoli su 6. “Tanto che dovranno cambiarne il titolo”, osservano Gerardo D’Ambrosio e Felice Casson (Pd). La norma che resta in piedi è una sola che contraddice in parte la versione originaria fortemente voluta dal Carroccio: il giudizio abbreviato potrà essere applicato all”ergastolanò, ma questo non potrà beneficiare della riduzione della pena. Vantaggio? Potrà ottenere un’integrazione delle prove che consentirebbe di far emergere nuovi fatti magari a discolpa. Punto.
Poi c’é la ‘norma Mugnai’ che diventa la vera protagonista del testo e che introduce due misure: la difesa potrà presentare tutte le prove che vuole (sempre che siano ‘pertinenti’) visto che il giudice non potrà più respingere quelle “superflue”; una sentenza passata in giudicato non potrà più considerarsi prova definitiva in un processo, così come prevedeva la ‘norma Falcone’ (art.238-bis cpp) introdotta per i processi di mafia. Nel processo Mills, ad esempio, la sentenza di condanna emessa nei confronti del legale inglese non potrà più essere usata come prova nel filone del processo riguardante Berlusconi. Così si dovrà ricominciare tutto daccapo per accertare i fatti. Se il processo Mills non morirà con la ‘prescrizione breve’, lo farà con l”ingolfa processi’, commenta Ferranti. “Per salvare il premier – commenta il capogruppo Pd Anna Finocchiaro – salveranno anche i delinquenti. Ennesima vergogna ad personam”.