Protesi, Interpol chiede arresto fondatore Pip

ROMA – L’Interpool ha chiesto l’arresto di Jean Claude Mas, fondatore della societa’ ‘ Pip’ di fabbricazione delle protesi in silicone al seno francesi considerate a rischio. Lo rende noto il sito dell’agenzia Interpol che ha emesso un avviso di ricerca internazionale contro di lui.

Jean-Claude Mas, 72 anni, e’ ricercato dal Costa Rica per avere attentato alla ”vita” e alla ”salute”, nella vicenda delle protesi mammarie francesi. E’ quanto ha comunicato stasera l’Interpol nel suo sito, diffondendo una ”red notice”, oltre a una foto del fondatore della societa’ delle protesi francesi ‘Pip’.

‘No agli allarmismi’, ha ribadito piu’ volte il ministro della Salute Renato Balduzzi, ma ‘l’affaire’ delle protesi al seno francesi ‘Pip’ – per le quali le autorita’ sanitarie d’oltralpe hanno oggi consigliato l’espianto ‘cautelativo’ – sta creando preoccupazione crescente anche in Italia. In ”decine di migliaia”, infatti, le donne portatrici di protesi hanno contattato medici e centri nell’arco delle ultime 48 ore. La stima arriva da una ricognizione tra i chirurghi plastici aderenti alla Societa’ italiana di chirurgia plastica ed estetica (Aicpe).

Intanto il ministro della Salute, al termine della riunione del gruppo di lavoro convocato per monitorare la situazione, ha emanato in serata un’ordinanza nella quale si stabilisce l’obbligo per le strutture e i professionisti che abbiano impiantato protesi Pip di “notificare all’autorità sanitaria regionale i dati relativi agli interventi nei quali sono state impiantate” tali protesi. Secondo le stime, circa 4.300 sarebbero le protesi Pip impiantate in Italia.

E in queste ore, i Comandi dei carabinieri dei Nas di tutta Italia stanno effettuando verifiche presso i distributori di dispositivi medici per rintracciare i centri e i professionisti che potrebbero aver acquistato e utilizzato le Pip. Realisticamente, sottolinea il primario di Chirurgia plastica all’Istituto neurotraumatologico italiano (Ini), Giulio Basoccu, ”stimiamo che circa il 35-40% delle donne italiane che hanno avuto un impianto mammario abbia in questi ultimi due-tre giorni contattato i propri chirurghi per chiedere informazioni, ovvero decine di migliaia di donne in tutta Italia”. Circa il 25% delle donne che hanno contattato i medici, sottolinea Basoccu, ”chiedeva informazioni sul tipo di protesi che era stata loro impiantata, non essendone a conoscenza”.

Crescono dunque i timori: ”Ritengo pero’ – afferma l’esperto – che si stia creando un panico eccessivo. Il fatto e’ che la maggioranza delle donne hanno associato la pericolosita’ delle protesi Pip alla possibile insorgenza del cancro al seno, ma questo non e’ vero poiche’ non vi e’ alcuna evidenza scientifica in tal senso, mentre vi e’ l’evidenza che queste protesi si rompono con una maggiore frequenza”. Ed e’ appunto questo che i chirurghi, in queste ore, stanno spiegando alle donne allarmate che telefonano ai loro studi: ”Alle portatrici di una protesi Pip – afferma Basoccu – consigliamo un controllo con ecografia e visita dal chirurgo, chiarendo pero’ che la protesi o la sua rottura non hanno come conseguenza la possibile insorgenza di tumore”.

”Personalmente – racconta Basoccu – non ho mai impiantato una protesi di tipo Pip ma, negli ultimi sei anni, ne ho espiantate all’incirca una ventina e nel 75% dei casi l’espianto si e’ reso necessario a causa della rottura delle protesi; in una percentuale minore di casi, invece, la pazienta ha deciso l’espianto poiche’ erano trascorsi vari anni e dopo un certo arco di tempo, una decina d’anni, la sostituzione della protesi e’ comunque consigliabile”. Alla domanda sul ‘che fare’, dopo gli ultimi sviluppi in Francia, Basoccu indica tuttavia una linea chiara: ”Il mio consiglio e’ comunque quello di mettere in preventivo l’espianto della protesi Pip. Questo perche’ le probabilita’ che queste protesi si possano rompere e’ talmente alta che – avverte il chirurgo – ritengo opportuno che vengano espiantate in ogni caso”.