Reddito di cittadinanza?!? Parliamone pure!

Slogan ad effetto!
Bersaglio centrato!
Elezioni vinte!
Miracolo avvenuto!
E adesso?
Italia paese di sognatori ma anche di venditori di fumo.

Affacciati da un balcone ben noto:-“Abbiamo sconfitto la povertà, c’è l’abbiamo fatta!”- hanno detto.

Si, a dare il colpo di grazia all’Italia; pochi mesi e salta fuori che a ricevere il famoso sussidio sono lavoratori in difficoltà che non trovano più collocazione nel mercato, madri single che possono sperare di trascorrere il mese più serenamente ma anche tanti, tanti malfattori, disonesti, nullafacenti e molto altro ancora.

Conquistare l’obiettivo in effetti non era così difficile, con una propaganda al limite tra il patetico e il surreale si vince facile.

Una grande platea di cittadini ha visto nella nuova classe politica emergente un modo per realizzare qualcosa di utopistico e che forse è nel DNA di troppi italiani, vivere senza alzare un dito.

I nuovi eroi questi “dilettanti allo sbaraglio” si fregiano di aver sconfitto la povertà, si vantano di poter dare speranza a chi vuol lavorare ma non riesce a “ricollocarsi” nel mondo del lavoro.

Promettono, attraverso tutor assunti a tempo determinato di offrire un posto di lavoro a tempo indeterminato a un esercito di disperati.

Un fiume di soldi che ogni mese viene speso senza un ritorno allo stato che poi siamo noi cittadini.

Il paese più bello del mondo è in rovina, i nostri figli rischiano la vita ogni giorni semplicemente andando in scuole che cadono in pezzi; gli automobilisti rischiano di finire schiacciati da un ponte o di attraversare un viadotto pericolante.

Cantieri infiniti con cartelli arrugginiti e mezzi parcheggiati a bordo strada per tempi infiniti.

Si il lavoro c’è in Italia; c’è da aprire i cantieri delle opere pubbliche; c’è da ricostruire un paese, c’è da far ripartire un economia da troppo tempo ferma.

E’ così che l’esercito dei disoccupati troverebbe un rimedio efficace contro la povertà e l’abbandono.

Bisogna che questi dilettanti tornino al loro vecchio lavoro, se ne avevano uno, e si ricominci a parlare di questioni serie e importanti e che ognuno guadagni il proprio salario con il proprio sudore e non quello degli altri.

“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione” costituzione italiana art 1