Respinto ricorso, Parolisi in carcere

L’AQUILA – Il tribunale del riesame dell’Aquila ha respinto l’istanza di scarcerazione di Salvatore Parolisi. Il caporalmaggiore dell’esercito era stato arrestato il 20 luglio scorso perche’ ritenuto l’assassino della giovane moglie Melania Rea, scomparsa il 18 aprile da Folignano (Ascoli Piceno), dove vivevano, e trovata morta, con 32 coltellate, il 20 aprile in un boschetto di Ripe di Civitella del Tronto (Teramo).

Il quadro indiziario è rimasto immutato, nonostante quanto sostenuto dalla difesa. Questo il motivo che ha indotto il Tribunale del riesame dell’Aquila a respingere l’istanza dis carcerazione di Salvatore Parolisi, accusato dell’uccisione della moglie Melania Rea. Lo ha detto ai giornalisti il presidente del tribunale, Giuseppe Romano Gargarella. Il magistrato non ha aggiunto altro, limitandosi a dire che tutto è contenuto nelle motivazioni che saranno inviate alle parti. Alla domanda di un giornalista, se i giudici non si siano fatti impressionare dalle dalla dichiarazione spontanea di Parolisi, dalla corposa memoria difensiva e dai periti, Gargarella ha risposto: “Noi non ci facciamo impressionare né da un lato né dall’altro”.

DIFESA PAROLISI ANNUNCIA RICORSO IN CASSAZIONE – Gli avvocati di Salvatore Parolisi faranno ricorso alla Corte di Cassazione contro la decisione del Tribunale del riesame dell’Aquila che ha respinto l’istanza di scarcerazione del loro assistito. Lo ha annunciato l’avvocato Nicodemo Gentile che, assieme al collega Valter Biscotti, difende il caporalmaggiore dell’esercito. “Prendiamo atto del rigetto – ha detto all’ANSA -. Rispettiamo la decisione del Tribunale e attendiamo di conoscere le motivazioni, che esamineremo con attenzione. Ci dispiace constatare che il Tribunale, nonostante i dai tecnici, le testimonianze e i dati di fatto, abbia dimostrato poco coraggio facendo finta di non vedere”. “Sapevamo – ha concluso Gentile, – che la nostra sarebbe stata una battaglia difficile. Faremo ricorso alla Corte di Cassazione confidando nell’accoglimento delle nostre richieste”. Stamattina sia i legali sia Parolisi non erano presenti. Al collegio difensivo le motivazioni saranno inviate per fax.

LEGALE FAMIGLIA: ‘NIENTE VERITA’, NIENTE LIBERTA” – “Prendiamo atto che giudici terzi hanno confermato l’impianto accusatorio e ritengono adeguata la custodia cautelare in carcere. Quanto accaduto oggi può essere sintetizzato con la frase ‘niente verita’, niente libertà'”. Così il legale della famiglia Rea, Mauro Gionni, ha commentato all’ANSA la decisione del Tribunale di Riesame che ha respinto l’istanza di scarcerazione di Salvatore Prolisi. Gionni si è recato alla Procura della repubblica di Teramo assieme Gennaro e Michele Rea, padre e fratello di Melania: “Abbiamo atteso il pronunciamento del Riesame – ha spiegato – per venire a ringraziare i magistrati per il lavoro che hanno svolto e che continuano a svolgere. Qualcuno aveva dato grande valenza al Tribunale del riesame, sostenendo che giudici terzi avrebbero smontato il castello accusatorio; ma chi riteneva che oggi sarebbe stato il giorno della verità e della libertà deve prendere atto che pure un giudice terzo ritiene Salvatore Parolisi non solo responsabile dell’omicidio di Melania, ma anche in grado di inquinare le prove e commettere gravi reati, tanto che hanno confermato la misura cautelare in carcere”. Sul ricorso annunciato alla Cassazione, Gionni ha detto: “C’é sempre un rinvio: prima davanti al Riesame, ora alla Cassazione. E’ un diritto sacrosanto, ma constatiamo che si va sempre a un appuntamento successivo”. Mentre il Tribunale del riesame decideva di respingere l’istanza di scarcerazione, Salvatore Parolisi era nella sua cella del carcere di Teramo e nello stesso momento nel palazzo di giustizia i sostituti procuratori Greta Aloiosi e Davide Rosati ascoltavano Gennaro e Michele Rea, padre e fratello di Melania. Secondo quanto si è appreso, i due, ma anche un cugino e uno zio, sono stati sentiti separatamente dai magistrati, senza la presenza del legale, visto che sono testimoni. Le loro deposizioni, così come quelle di altri testi sentiti nei giorni scorsi o che lo saranno in futuro, rientrano nel lavoro di approfondimento delle indagini che segue anche le indicazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip, Giovanni Cirillo. Su quanto detto oggi dai congiunti di Melania ai due Pm teramani viene mantenuto un riserbo assoluto. Il lavoro dei magistrati – coordinati dal procuratore Gabriele Ferretti – si è arricchito in questi giorni di ulteriori esami e accertamenti dei Ris sui tabulati telefonici e sui cellulari di Salvatore e Melania. D’altronde, era stato lo stesso Gip a chiedere approfondimenti anche in questo settore, così come in altri, per verificare sino in fondo la pista del movente legato a qualcosa di eccezionale, di “brutto” (giri di droga, prostituzione, transessuali o altro, come accennato nell’ ordinanza) che Melania potrebbe avere scoperto e che aveva accennato alla sua amica Rosa, senza avere poi il tempo di poterglielo spiegare. Non è escluso che nei prossimi giorni l’amica del cuore di Melania sia ascoltata dai magistrati teramani.

FRATELLO MELANIA: NON E’ CONDANNA DEFINITIVA – “E’ una decisione che avvalora sempre di più la tesi degli inquirenti, ma noi aspettiamo, restiamo alla finestra, perché non siamo di fronte ad una condanna definitiva”. Si esprime con cautela, al telefono con l’ANSA, Michele Rea, il fratello di Melania Rea sulla decisione del Tribunale del Riesame. “Aspettiamo la chiusura delle indagini – aggiunge Michele Rea – per ora non sappiamo se Salvatore Parolisi era la persona che abbiamo conosciuto oppure no”. Certo – aggiunge Michele Rea – da questa decisione del Riesame escono sconfitti i suoi avvocati, che ne avevano annunciato la scarcerazione, come i nostri. E’ una sconfitta per tutti. Noi non dimentichiamo che lui era il marito di Melania ed il padre di Vittoria”. Quanto all’affidamento della piccola Vittoria, Michele Rea ha detto di sperare che la decisione di oggi faccia compiere un passo avanti al Tribunale dei Minorenni, che deve deciderlo. “Naturalmente – ha ribadito – si tratta di un affido provvisorio, finché la situazione non sarà chiarita”.