Sisma: day after e corsa scorte a Tokyo

TOKYO – A Mita, quartiere centrale con vista sulla Tokyo Tower la cui antenna si è curvata, la gente è in piena attività, cammina a passo sostenuto come se dovesse andare al lavoro. E’ sabato. Mina, segretaria presso un’azienda, é impeccabile nel look, ma ammette di aver dormito in ufficio dopo lo stop dei servizi pubblici e, con il ritorno a una surreale normalità, può raggiungere casa, a Kawasaki con i mezzi pubblici perché i taxi “continuano a essere rari”. Il ‘day after’ del devastante terremoto che ha squassato ieri il Giappone nordorientale si presenta contrastante nelle vie dei quartieri residenziali e degli uffici di Tokyo, dove la gente passeggia tranquilla per strada e al tempo stesso i supermercati sono presi – compostamente – d’assalto per le scorte di generi di prima necessità.

Nel popoloso distretto di Setagaya, dove vivono circa 835.000 persone, a prima vista sembra un sabato come tutti gli altri: traffico normale per le strade, autobus e treni in funzione, e i marciapiedi affollati di gente che si muove senza fretta. I negozi sembrano impegnati nella consueta attività, quando sono passate meno di 24 ore dalla scossa che ha fatto volare le merci dagli scaffali: a ricordare i momenti di panico, rimangono solo poche chiazze in terra in prossimità delle vetrine, mentre le montagne di barattoli di vetro e bottiglie sono già tornate in ordine impeccabile. Nella calma apparente, tuttavia, i residenti affollano i supermercati e i loro carrelli della spesa testimoniano che l’emergenza è ancora lungi dall’essere percepita alle spalle: nei supermarket intorno alla stazione di Sangenjaya, a tre chilometri dal quartiere centrale di Shibuya, file più lunghe del solito alle casse e cestini che si assomigliano in maniera inusuale.

Non c’é persona all’interno che non abbia fatto sua una bottiglia di acqua minerale o té, talvolta anche un cartone intero: compaiono numerosi spazi vuoti, in una scena rara in un qualsiasi negozio nipponico, dove le merci vengono continuamente rifornite per non creare punti visivi morti nell’esposizione. Oltre all’acqua, generi alimentari, più o meno di prima necessità, attraggono l’attenzione: carta igienica, fazzoletti, riso e salsa di soia, ma anche cibi già pronti come tagliolini istantanei e biscotti in confezioni famiglia. I negozianti raccontano ognuno la propria versione del caos seguito al terremoto: il venditore di biciclette ha visto numerosi clienti, ieri, quasi tutti impiegati, lasciati a piedi dallo stop dei mezzi di trasporto, e lo stesso riferisce il gestore di un grande negozio di calzature, dal quale sono passate soprattutto donne a ‘scambiare’ le scarpe coi tacchi con quelle ben più comode da ginnastica. L’emergenza non è finita.