Spes ultima dea

 

Mentre arriva la nube radioattiva dal Sol Levante (tranquilli, sara’ meno invasiva di una TAC, dicono),Silvia mette gli ultimi libri nello zaino,attenta a non schiacciare l’mp3 e il panino per la pausa delle 11.I suoi dormono ancora, ma per lei e’ gia’ tardi: quando l’autobus non passa in ritardo arriva in anticipo, e piu’ di una volta si e’ ritrovata a dover entrare alla seconda ora. Si mette il cappotto, prende lo zaino ed esce di casa sbattendosi dietro la porta piu’ forte che puo’. Silvia e’ arrabbiata con tutti. Con il professore di filosofia, che le ha abbassato la media per le troppe assenze. Con il controllore che ieri l’ha beccata sull’autobus senza l’abbonamento e non ha voluto credere che l’aveva a casa. Con i suoi genitori, che quest’anno non la fanno andare in gita perche’ costa troppo. Con il suo diciamo ragazzo, che ieri sera non l’ha chiamata. Con questa vita di merda. Arriva alla fermata e per fortuna oggi il 25 e’ in ritardo. Trova una mezza dozzina di ragazzi che frequentano la sua stessa scuola, tutti piu’ o meno del suo umore e tutti persi nei loro pensieri; buongiorno bofonchiato e poi non piu’ una parola: arriva l’autobus, si sale e ci si aggrappa al primo palo buttandosi lo zaino sui piedi. Intorno, solo il suono del motore e dei freni. Un tale seduto legge il giornale aperto su un articolo sullo slittare dei referendum sul nucleare; scuote la testa silenziosamente, poi gira pagina e si mette a guardare le tette delle modelle di una pubblicita’ per scarpe. Venticinque minuti a sballonzolare e arriva alla fermata della scuola, si ritrova sul marciapiede tra il ronzio sordo dei discorsi dei compagni e si incammina a testa bassa. Prima di entrare nel portone della scuola Silvia guarda in alto: il cielo e’ quello di sempre. Si aspettava , chissa’, dei colori diversi, piccioni che cadono agonizzanti sul selciato, un qualsiasi segnale tangibile dell’inizio dell’apocalisse. Silvia non vede l’ora di essere maggiorenne per votare contro il nucleare, i tagli alla scuola e contro chi licenzia gli operai per mandare le fabbriche all’estero. .Magari cosi’ riassumono suo padre che cosi’ la smettera’ di gironzolare per casa con quell’aria da cassintegrato. E soprattutto Silvia non vede l’ora di avere diciott’anni per alzare il dito medio contro tutto e tutti e scappare, magari da qualche parte dove il giorno fila liscio come l’olio e le parole volano chiare e leggere come farfalle.

Una risposta a “Spes ultima dea”

  1. Bell’articolo!!!! Sono tante le Silvie oggi e da una parte mi viene da dire anche per fortuna. Per fortuna che esistono ancora ragazzi con le proprie opinioni e che sentono il bisogno di scappare e ribellarsi perchè vuol dire che l’omologazione ossia la fine di qualsiasi “speranza” è ancora lontana!!!!

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