Tensione tra poli incerti tempi p.breve

MILANO – L’appuntamento è molto atteso, ma l’esito è quasi scontato: la maggioranza dirà ‘si” in Aula alla richiesta di sollevare il conflitto di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale contro il Tribunale di Milano sul caso Ruby.
Del resto era stata la stessa maggioranza a chiedere che la Camera si facesse promotrice di questa iniziativa con una lettera dei tre capigruppo Fabrizio Cicchitto (Pdl), Marco Reguzzoni (Lega) e Luciano Sardelli (Responsabili) presentata il 1 marzo. E il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini aveva garantito alla fine che fosse l’Assemblea di questo ramo del Parlamento e non l’Ufficio di presidenza (dove il centrodestra in teoria è in minoranza) a pronunciarsi sulla vicenda. Sui numeri non dovrebbero esserci problemi anche perché basterà la maggioranza dei votanti e non ci sarà l’obbligo di registrazione del voto. Per capire chi è il ‘dissidente’ basterà però guardare il tabellone con tanto di lucine: verdi ‘via libera’; rosso ‘contrario’. Così, massima allerta e ranghi serrati.

Subito dopo si dovrà affrontare il capitolo della ‘prescrizione breve’: il provvedimento che garantisce una riduzione dei tempi di prescrizione dei reati per gli incensurati. Sul quale però c’é massima incertezza sui tempi d’esame. Il Pdl punta a farlo ‘licenziare’ dall’Aula entro la settimana. Ma il centrosinistra assicura che non se ne farà nulla prima di Pasqua. Dopo il voto di giovedì scorso alla Camera, che ha determinato lo slittamento del testo (e per come la richiesta del Pdl è stata formulata) il provvedimento è tornato di fatto alla ‘casella di partenza’, cioé all’ultimo punto dell’ordine del giorno. Come se ‘l’inversioné dell’ordine dei lavori, ottenuta all’inizio dalla maggioranza e che tanto aveva fatto infuriare le opposizioni, non ci fosse stata.

L’esame dei testi fissati dopo il ‘conflitto di attribuzioni’ comunque non dovrebbe richiedere troppo tempo. Soprattutto su quello dei ‘piccoli comuni’ (in quota opposizione) il via libera dovrebbe essere quasi bipartisan vista l’intesa raggiunta con la Lega. E la Comunitaria, si racconta in ambienti parlamentari del centrodestra, verrebbe tenuta ferma in commissione Bilancio (che deve dare il parere su alcuni emendamenti tra cui quello sulla responsabilità civile dei magistrati) anche per evitare che arrivi all’attenzione dell’Assemblea prima della ‘prescrizione breve’.

Quindi, si spiega nel Pdl, si tenterà di evitare fino all’ultimo di ripetere lo ‘strappo’ chiedendo nuovamente l’inversione dell’odg, ma se il centrosinistra dovesse cominciare a fare ostruzionismo, “non resterebbe altra strada”. In attesa di capire quale sarà davvero il calendario dell’ Aula, i poli tornano a dividersi su una vecchia proposta di legge presentata “a titolo personale” (come sottolineato più volte dal gruppo del Pdl nei mesi scorsi) dal berlusconiano Maurizio Bianconi: quella secondo la quale le intercettazioni non dovrebbero venire usate nei processi. Se ne era già parlato la settimana scorsa quando venne assegnata in commissione Giustizia della Camera. E già allora all’interno del Pdl erano state espresse tutte le perplessità del caso anche perché, tra l’altro, spiegano alcuni ‘tecnici’ del partito, “non sarebbe per nulla applicabile ai processi che riguardano Berlusconi”.

BELEN, MAI STATA AD ARCORE MA ANDRO’ A TESTIMONIARE – “Se mi chiameranno dovrò andare, ma non sono mai stata ad Arcore”: così Belen Rodriguez ha risposto a chi le ha chiesto se andrà a testimoniare al processo Ruby che si apre il 6 aprile a Milano. Belen ha risposto a margine di una conferenza stampa di presentazione di un programma tv. La showgirl argentina è stata convocata come teste dalla difesa.

“Sono stata chiamata perché Ruby ha fatto il mio nome nelle intercettazioni, ha detto che ero a una festa, ma io non sono mai stata ad Arcore” ha aggiunto Belen Rodriguez per spiegare come sia finita nell’elenco dei testimoni del processo Ruby. “E’ stato un equivoco ed è stato dimostrato”, ha sottolineato la showgirl argentina, a margine della presentazione del suo nuovo programma ‘Ciak… si canta!’ che debutta l’8 aprile su Rai 1. “Se la legge mi chiama andrò a testimoniare ma – ha ribadito – non ci sarà nessuna dichiarazione shock”. Essere coinvolta nel processo a Berlusconi non la sconvolge più di tanto: “sono abituata a essere tirata in mezzo”.

LONGO, NON ANCORA DECISO SE IO E GHEDINI CI SAREMO – “Non abbiamo ancora deciso, dobbiamo ancora valutare”. Così l’avvocato Piero Longo, uno dei difensori di Silvio Berlusconi ha risposto ai cronisti che, in una pausa dell’udienza Mediatrade, gli hanno chiesto se sarà presente mercoledì assieme al collega Niccolò Ghedini, per la prima udienza del processo sul caso Ruby. I due legali, infatti, sono anche parlamentari del Pdl e mercoledì alla Camera ci sarà la discussione sul processo breve. I due avvocati quindi potrebbero essere sostituiti per la prima udienza del processo sul caso Ruby dai colleghi Giorgio Perroni e Filippo Dinacci che fanno parte del collegio difensivo. In ogni caso, né il presidente del Consiglio né Ghedini e Longo presenteranno istanze di legittimo impedimento.

PM PROROGA TERMINI MINETTI-MORA-FEDE PER INTERROGATORI – I pm milanesi, che indagano sul caso Ruby, hanno concesso una proroga di sette giorni a Lele Mora, Nicole Minetti e Emilio Fede, accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile, per scegliere di farsi interrogare o meno nell’ambito dell’inchiesta recentemente chiusa a loro carico o per presentare memorie difensive. I termini per decidere se sottoporsi o meno a interrogatorio sarebbero scaduti questo giovedì, ma con il deposito da parte della procura di nuovi atti di indagine, avvenuto mercoledì scorso, i pm hanno deciso di concedere ai tre indagati altri sette giorni. Venerdì scorso infatti i pm milanesi hanno depositato nuovi atti di indagine, tra cui le analisi sulle celle telefoniche che hanno accertato la presenza di un’altre decina di ragazze alle feste di Arcore. Atti che sono stati consegnati sia ai legali del premier, per cui il processo si aprirà giovedì, sia ai difensori di Mora, Fede e Minetti. Se decideranno di non sottoporsi a interrogatorio, gli indagati potranno comunque, attraverso i loro legali, presentare memorie difensive entro il 14 aprile.