Tracce stagionali di acqua salata che scorre su Marte

MILANO, 4 AGO – Acqua salata allo stato liquido potrebbe scorrere stagionalmente in piccole quantità lungo la superficie di Marte. Lo testimonierebbero alcune tracce scure e lunghe anche centinaia di metri che compaiono sul pianeta rosso solo durante le estati marziane.

L’ipotesi molto suggestiva, presentata dalla Nasa durante una conferenza stampa, e’ stata pubblicata su Science dal gruppo di ricercatori coordinato da Alfred McEwen dell’universita’ dell’Arizona.

L’idea che su Marte possa scorrere dell’acqua e’ nata osservando le immagini catturate dal telescopio HiRISE, che viaggia a bordo della sonda della Nasa ‘Mars Reconnaissance Orbiter’ (MRO). Nelle foto e’ infatti possibile osservare delle particolari tracce scure, delle scanalature larghe fino a 5 metri e lunghe anche centinaia di metri, che sono visibili dalla tarda primavera fino agli inizi dell’autunno marziano lungo alcuni versanti che guardano l’equatore e sono quindi piu’ esposti al Sole. Anche se non si hanno ancora prove sufficienti a dimostrarlo, i ricercatori dell’Arizona ipotizzano che queste possano essere le tracce lasciate dallo scorrere di acqua salata.

”Questa ipotesi e’ la piu’ probabile da un punto di vista chimico e fisico – commenta Giovanni Bignami, astrofisico dell’Istituto universitario di studi superiori di Pavia – perche’ la presenza di sali abbassa la temperatura di congelamento dell’acqua e innalza quella di ebollizione. Durante l’estate marziana le temperature si avvicinano allo zero: in queste condizioni l’acqua salata puo’ rimanere liquida il tempo necessario per formare queste scanalature, e riesce a non evaporare subito nonostante l’atmosfera sia molto rarefatta”. Resta ancora molto da capire riguardo l’origine di queste piccole ‘colate’ di acqua salata. ”Potrebbero provenire dal sottosuolo marziano, dove l’acqua salata puo’ conservarsi grazie alle basse temperature”, aggiunge Bignami. ”Bisogna indagare meglio questo fenomeno, soprattutto la sua stagionalita’ – precisa l’astrofisico – ma in ogni caso potrebbe rappresentare un’ulteriore conferma della presenza nel sottosuolo di significative quantita’ di acqua sopravvissute all’evaporazione degli oceani che due miliardi di anni fa ricoprivano Marte”.

Questa scoperta e’ ”l’ulteriore conferma che Marte e’ un pianeta geologicamente vivo, con una superficie che si modifica anche rapidamente nel tempo”, spiega Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi).

”Le brine ghiacciate erano gia’ state osservate dalle sonde Viking – aggiunge – e la presenza di sali nel ghiaccio e’ stata confermata piu’ di recente da Phoenix. Gli ingredienti quindi ci sono”. Per quanto riguarda l’origine di queste tracce ”potrebbero essere dovute a piccoli depositi ghiacciati sotto la superficie che si sciolgono quando arrivano vicino alla parte esposta del pendio. In ogni caso – conclude – e’ difficile immaginarsi un meccanismo che non implichi la presenza, anche se temporanea, di acqua liquida”.