Diffamazione: ‘Testate condannate restituiranno contributi’

L’Aula del Senato ha sconfessato l’accordo raggiunto ieri nella maggioranza sul ddl diffamazione. In caso di condanna i giornali dovranno restituire i contributi per l’editoria, così come prevede il comma 2 dell’articolo 9 del ddl sulla Diffamazione per il quale era stata decisa la soppressione con parere favorevole di governo e relatori. Via libera, inoltre, per la norma che prevede l’obbligo di rettifica che dovrà essere pubblicata “gratuitamente” e “senza ulteriori commenti”.
Sembra destinato a proseguire, dunque, lo scontro al Senato sul ddl nato dalle penne ‘bipartisan’ di Vannino Chiti (Pd) e di Maurizio Gasparri (Pdl) per evitare il carcere al giornalista Alessandro Sallusti e sul quale sono stati presentati 138 emendamenti. Nella serata di ieri la maggioranza aveva trovato un’intesa: no al carcere per chi diffama e sanzione massima sarà di 50 mila euro, rettifica online solo per le testate giornalistiche e nessun obbligo di rettifica per i commenti. Il governo ha dato il parere sulle proposte di modifica all’articolo 1 del provvedimento su cui è stato trovato un accordo, ma la votazione ha riservato subito sorprese, con un voto che ha sconfessato l’intesa della maggioranza e il parere favorevole del governo.

Poi l’esame degli emendamenti è stato rinviato a lunedì, proprio quando l’Aula stava per affrontare uno degli argomenti più spinosi: la riduzione delle multe per chi diffama. A proporre il rinvio è stato il presidente del gruppo Pdl Maurizio Gasparri che ha chiesto anche di accantonare gli emendamenti della discordia: quelli che riducono le multe a una forchetta che va dai 5 mila ai 50 mila euro. Quando ha visto la ‘mala parata’, e cioé la non tenuta dell’intesa raggiunta ieri sera dalla maggioranza sul ddl per la diffamazione, Gasparri ha chiesto di rinviare tutto. Dagli interventi che avevano preceduto la sua richiesta, infatti, si era capito che gli emendamenti sulla riduzione delle multe sarebbero stati a rischio. Alla sua richiesta di rinvio si sono associati anche Anna Finocchiaro e Francesco Rutelli.

Poco prima era stata accolta dalla presidenza di Palazzo Madama la proposta di far esprimere l’Assemblea con voto segreto sull’articolo 1 del provvedimento: quello che elimina il carcere per i giornalisti che hanno diffamato e che introduce, tra l’altro, l’obbligo di rettifica.

ANSELMI, IN DDL DISPREZZO LIBERTA’ STAMPA – “Oggi queste norme sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa. E’ auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente”. Così il presidente Fieg, Giulio Anselmi, interviene sul ddl diffamazione dopo il Comitato di presidenza.

“Le norme sulla stampa in discussione al Senato – afferma Anselmi – introducono un elemento di buon senso con l’abolizione del carcere, pena evidentemente sproporzionata, ma propongono anche elementi assurdi e pericolosi per la misura delle sanzioni economiche e per le modalità delle rettifiche. Sanzioni economiche e rettifiche sono elementi di per sé giusti se commisurati all’entità del danno e alla tutela dell’onorabilità delle persone offese, ma allo stato appaiono falsati da una volontà vessatoria nei confronti dell’informazione”. “Oggi queste norme – conclude il presidente Fieg – sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa che è fondamento della democrazia. E’ auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente”.