Arrestati tecnici Mediaset per droga

Ci sarebbero anche noti personaggi del mondo della televisione e dello spettacolo tra i ‘clienti’ che avrebbero acquistato droga dai tecnici di Mediaset arrestati oggi, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano che ha portato in carcere in totale dodici persone per spaccio di stupefacenti. Indagini, quelle coordinate dal pm Antonio Sangermano e condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri, che hanno messo in luce anche stretti legami tra gli spacciatori e alcuni esponenti del narcotraffico internazionale legati alla criminalita’ organizzata.

Narcotrafficanti al centro di un’indagine di cui quella dell’operazione di stamani e’ uno stralcio. I nomi dei ‘clienti vip’, che rischiano solo una sanzione amministrativa per uso personale, sono stati tutti secretati, per ragioni di riservatezza e privacy, e non compaiano dunque tra le carte di questo filone di inchiesta. Da alcune telefonate agli atti, a quanto si e’ saputo, emerge pero’ che i narcotrafficanti – inseriti nella criminalita’ organizzata e che rifornivano il giro di spaccio, gestito anche dai tre tecnici Mediaset arrestati – sapevano bene che parte della droga venduta veniva poi consumata da note personalita’ del mondo televisivo. Un aspetto questo che, secondo gli inquirenti, rendeva anche potenzialmente ricattabili i consumatori vip. Da quanto si e’ appreso, inoltre, ai personaggi noti veniva venduta la droga di qualita’ migliore, proprio perche’ i trafficanti sapevano che era destinata a loro. Il pm, nella richiesta di custodia cautelare, chiarisce comunque che Mediaset e’ ”del tutto estranea ai fatti in contestazione”.

E’ d’altra parte evidente, scrive ancora il pm, ”come la circostanza che taluni soggetti dediti ad attivita’ di commercializzazione di sostanze stupefacenti lavorassero per l’azienda Mediaset, abbia in qualche modo potuto creare un interesse all’acquisto della droga in capo ad altri lavoratori della medesima azienda, dediti al consumo che per comodita’ e sicurezza nel contatto, si rivolgevano ai ‘colleghi’ per le proprie necessita’, in quanto conosciuti e logicamente contigui”. In pratica, i ‘clienti vip’ sapevano che c’erano persone che, attorno a loro, vendevano la droga e a quelle si rivolgevano. ”Ove i venditori di droga – scrive ancora il pm – conosciuti come tali all’interno della suddetta struttura aziendale da parte, ovviamente, dei consumatori, fossero provvisoriamente sprovvisti della sostanza richiesta, si impegnavano loro stessi a facilitare un contatto diretto tra il richiedente e il loro fornitore”. Secondo il gip Fabrizio D’Arcangelo, infatti, gli arrestati erano inseriti ”nei circuiti del narcotraffico tutt’altro che episodico e occasionale”.