Arrestato Fiorito: ‘Carcere meglio del Pdl’

L’ ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio Franco Fiorito è stato arrestato dal nucleo di polizia Valutaria della Guardia di Finanza.
Nei riguardi di Fiorito la Gdf ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica. L’ex capogruppo del Pdl – che è già stato trasferito in carcere – è accusato di peculato. Militari del Nucleo di polizia valutaria delle Fiamme Gialle hanno anche eseguito una decina di perquisizioni, tra cui anche quella dell’abitazione romana dell’esponente politico. L’interrogatorio di garanzia dell’arrestato è invece fissato per giovedì 5 ottobre, in tarda mattinata.
Tra i motivi che hanno portato la Procura di Roma a chiedere l’arresto sono il pericolo di fuga e inquinamento delle prove e il pericolo di reiterazione del reato. L’uomo è accusato di essersi appropriato di un milione e 300 mila euro, dai fondi destinati al gruppo consiliare alla Pisana del Popolo della Libertà. “Concreto ed attuale è il pericolo che Fiorito possa tornare a compiere, se in libertà, delitti contro la pubblica amministrazione. Continua a ricoprire la qualifica di pubblico ufficiale, come anche a disporre del denaro pubblico” si legge nell’ordinanza.
“Urlo forte la mia innocenza” dice Fiorito al telefono con l’ANSA. “Su cosa punterò per difendermi? Sulla verità”, afferma, mentre è in attesa della formalizzazione dell’arresto. “Mi devono prendere le impronte digitali e poi fare la foto segnaletica”, spiega. “Non ho paura del carcere sono un uomo forte e mi sento innocente, sono certo che verrà dimostrato. E poi in carcere non credo che troverò gente peggiore di quella che ho frequentato in regione e nel partito. Anzi”. Poi Fiorito dice: “L’ordinanza si basa su un ipotetico pericolo di fuga e sul fatto che essendo ancora consigliere e presidente della Commissione bilancio potrei reiterare il reato: ma Consiglio e Commissione sono ufficialmente sciolti. Di certo non mi aspettavo di essere arrestato, e non credo che sia giusto”, conclude.
Carlo Taormina, legale di Franco Fiorito, spiega: “Si aspettava e si temeva per la pressione dell’opinione pubblica e per il dibattito che è nato. L’arresto di Fiorito per l’ipotesi di peculato non è pertinente. C’è una giurisprudenza che dice che quando questo denaro pubblico entra nelle tasche di un partito, piaccia o non piaccia, diventa denaro privato. Inoltre, se hanno arrestato Fiorito, mancano all’appello gli altri 70 consiglieri della Regione Lazio”. E aggiunge: “Noi abbiamo avuto un interrogatorio dove abbiamo depositato tutti gli atti. Pericoli di fuga non ce ne sono mai stati, per cui sotto tutti i profili, parlando di esigenze cautelari per l’arresto, queste non c’erano”.
Nell’ordinanza firmata dal Gip di Roma si legge che ci sono anche una caldaia per la villa al Circeo e una Jeep acquistata durante l’emergenza neve a Roma tra le spese effettuate da Fiorito con i fondi del gruppo Pdl. Pm e Guardia di Finanza hanno accertato che Fiorito ha acquistato il 13 febbraio scorso (nei giorni in cui Roma era alla prese con una storica nevicata) una Jeep per un valore di 35 mila euro. Inoltre la villa al Circeo, acquistata per 800mila euro, sarebbe stata pagata con i fondi del Pdl, secondo il gip. “Gli ingenti trasferimenti di denaro del Gruppo Pdl a favore dei conti correnti personali di Fiorito e i vari prelievi, anche per contanti, dallo stesso effettuati sui conti del gruppo Pdl – è scritto – rendono verosimile ritenere che la provvista utilizzata per pagare l’intero prezzo della villa sia comunque proveniente dai delitti contestati”.
“Frammenti di fatture destinate al gruppo consiliare del Pdl sono stati ritrovati nel tritacarte e nella pattumiera dell’abitazione” scrive il Gip. Dunque Fiorito, che disponeva “liberamente della documentazione che custodiva”, avrebbe di fatto manipolato o distrutto parte della stessa. Secondo il Gip Stefano Aprile l’ex capogruppo del Pdl ha utilizzato, in particolare, alcune fatture per “formare dossier riguardanti i suoi più diretti avversari politici nell’ambito del Gruppo consiliare e consegnarli agli organi di informazione”. Il gip nell’ordinanza di custodia cautelare scrive che la fattura riguardante una prestazione effettuata dal Gruppo consiliare, e per la quale sta indagando la procura di Viterbo, è “correttamente pagata per l’importo originario e non per quello alterato e che l’intera documentazione era nella disponibilità di Fiorito”. Da ciò, desume il giudice, “Fiorito o i suoi correi hanno alterato la fattura regolarmente saldata e l’hanno consegnata alla stampa per avviare la campagna di fango” nella faida interna al Pdl.
Da parte di Franco Fiorito poi c’e’ stato un “utilizzo incontrollato” di carte di credito, carte bancomat e assegni, tanto che “molte spese, per quanto si è finora potuto verificare, non trovano corrispondente giustificazione contabile” scrive il Gip.
Sono 193 i bonifici, per 1,380 milioni di euro, finiti sui conti dell’ex capogruppo Pdl. La somma, per i pm, è stata sottratta dal conto del gruppo Pdl. Complessivamente Fiorito ha movimentato, in due anni, 6 milioni di euro. Quattro milioni sarebbero di soli bonifici. Di questi, 1 milione e 380 mila euro sarebbero finiti nei conti personali dell’ex capogruppo. In base a quanto accertato, inoltre, Fiorito avrebbe indirizzato nei conti all’estero, aperti in Spagna, circa 350 mila euro mentre poco più di un milione sarebbe stato girato nei conti correnti italiani. In un solo giorno, il 2 luglio scorso, Fiorito ha versato centomila euro provenienti dai conti del gruppo del Pdl sui suoi conti correnti, attraverso 6 bonifici nazionali e 7 esteri. Si tratta, scrive il Gip, del “capitolo finale” di quella “preordinata azione di spoglio posta in essere da Fiorito” fin dall’assunzione della carica. “Un’accelerazione che si spiega agevolmente – dice ancora il Gip – con l’approssimarsi della discoperta delle ruberie”.
I pm dopo avere esaminato i regolamenti regionali hanno accertato che non corrisponde al vero che Fiorito avesse diritto a triplicare la propria disponibilità di fondi in base al cumulo delle cariche. In virtù di questa cumulabilità Fiorito percepiva 300mila euro l’anno, oltre lo stipendio, perché capogruppo e presidente commissione.