Batterio killer: In Alto Adige caso sospetto turista tedesco

ROMA – Sono in tutto 13 i Paesi dove sono stati accertati casi di di sindrome emolitico-uremica (Seu) e di Escherichia Coli Enteroemorragico (Ehec), secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), per un totale di 1.836, 103 dei quali al di fuori della Germania. Alla Germania, epicentro dell’epidemia, vanno infatti aggiunti altri 11 Paesi europei e gli Usa, dove la CDC di Atlanta ha accertato due casi di Seu collegati all’epidemia tedesca. Per la Germania i dati al momento sono fermi alle 15 del 2 giugno e risultano ufficialmente notificati 520 casi di Seu (11 morti) e 1.213 di Ehec (6 morti), per un totale di 1.733 (17 morti). Negli 11 Paesi europei sono stati accertati in tutto 101 casi – 31 di Seu, 1 fatale e 70 Ehec, così suddivisi: Austria 2 (Ehec), Repubblica Ceca 1 (Ehec), Danimarca 17 (7 Seu, 10 Ehec), Francia 10 (Ehec), Olanda 8 (4 Seu, 4 Ehec), Norvegia 1 (Ehec), Polonia 1 (Seu), Spagna 1 (Seu), Svezia 46 (15 Seu, 31 Ehec), Svizzera 3 (Seu), Regno Unito 11 (3 Seu, 8 Ehec). Tutti i casi accertati di Seu e Ehec tranne 1, rileva l’Oms, sono di pazienti che vivono in Germania o vi si sono recati di recente.

BATTERIO KILLER: IN ALTO ADIGE CASO SOSPETTO TURISTA TEDESCO – Il primo caso sospetto di infezione da Escherichia Coli è stato segnalato in Alto Adige. Un turista si è rivolto ad un ospedale, a Merano, per una grave diarrea ed ora sono in corso i test per stabilirne la causa. La notizia, riportata dal quotidiano Dolomiten, viene confermata dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, anche se il primario del servizio d’igiene, Josef Simeoni, chiarisce che “al momento una diagnosi precisa non è ancora possibile”. I risultati degli esami, che vengono effettuati a Bolzano, dovrebbero essere disponibili all’inizio della settimana prossima. Il paziente, da quanto si è appreso, non è ricoverato in ospedale.

I casi di E. Coli sembrano essersi “stabilizzati”, ma in Europa rimane alta l’allerta e si continua a cercare la fonte di un’epidemia che finora ha fatto 18 morti, di cui 17 in Germania. Oggi, per la prima volta da giorni, non si sono registrate nuove vittime e le autorità sanitarie tedesche hanno aggiornato il numero dei casi di sindrome emolitico uremica (seu) – la versione resistente e più pericolosa del ceppo Ehec del batterio – a quota 520. Si tratta di 50 in più rispetto a mercoledì, mentre la settimana scorsa se ne contavano anche 100 in più al giorno. Dall’inizio di maggio a oggi, inoltre, in Europa i casi legati all’Ehec sono 1.823. “La situazione è che il numero di nuove infezioni sembra essersi stabilizzato”, ha commentato Reinhard Brunkhorst, presidente della Società tedesca di nefrologia e responsabile dell’ospedale universitario della regione di Hannover (Nord), dove sono stati registrati numerosi decessi. Questa è comunque l’epidemia di E. Coli “più importante causata da un batterio negli ultimi decenni”, ha aggiunto. Per questo, secondo la cancelliera Angela Merkel e il premier spagnolo José Luis Zapatero, trovare la fonte è una “priorità”, in modo da poter mettere a punto ulteriori misure per proteggere la popolazione. Tuttavia, anche se i test dovessero rivelare l’origine dell’infezione in tempi brevi, difficilmente la situazione tornerebbe alla normalità rapidamente.

Oggi, infatti, il tabloid tedesco Bild – il quotidiano più seguito della Germania, con circa sette milioni di lettori – titola in prima pagina ‘Allarme-Ehec’ e all’interno parla dello “schoc dei medici” di fronte al “dolore dei pazienti”. Nonostante i commenti rassicuranti di Brunkhorst, quindi, l’opinione pubblica è ancora in preda al panico. Una situazione che sembra riflettersi anche nelle reazioni di paesi come la Russia, dove il premier Vladimir Putin ha detto chiaramente che Mosca “non avvelenerà” i suoi cittadini in nome dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). La Russia quest’anno vuole aderire alla Wto e il riferimento é allo stop alle importazioni di verdure fresche dall’Unione europea (imposto anche dal Libano). Secondo Bruxelles, “ogni embargo completo è sproporzionato” ma resta il fatto che l’epidemia ha già colpito 12 paesi (11 europei più gli Usa) e tutti hanno un legame con la Germania. Oggi, un gruppo di produttori spagnoli ha protestato ad Amburgo (Nord) contro le accuse – rivelatesi poi false – delle autorità locali ai danni dei cetrioli del paese. La Merkel, da parte sua, al telefono giovedì sera con Zapatero, ha difeso la gestione dell’epidemia, sottolineando che le autorità sanitarie avevano il dovere di informare il pubblico “in tutte le fasi (dell’epidemia) e di trasmettere i risultati delle analisi al sistema di allerta rapido dell’Unione europea”.

Secondo un sondaggio di Eurobarometro, la contaminazione preoccupa il 62% dei cittadini europei ma la percentuale sale al 79% in Italia, dove – secondo il Codacons – le vendite di frutta e verdura sono crollate di almeno il 15%. Ma il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, è sicuro che gli italiani possono stare tranquilli: “Esiste la possibilità teorica che qualche contaminato dalla Germania possa arrivare in Italia – ha commentato -, ma sicuramente non è possibile che prodotti contaminati arrivino sui nostri mercati”.Il ministero ha segnalatola presenza di un batterio di E.coli produttore di tossine su un salame di cervo prodotto in Italia ma qualsiasi correlazione con l’epidemia nella zona di Amburgo è comunque altamente improbabile. Lunedì prossimo, le conseguenze dell’epidemia saranno sul tavolo dei ministri Ue della sanità. La riunione del Consiglio é in programma a Lussemburgo dove, per l’Italia, parteciperà Fazio. Intanto, le indagini epidemiologiche e di laboratorio per risalire all’origine del focolaio continuano, ha detto la portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Fadela Chaib.

UE SOTTO PRESSIONE PER TROVARE CAUSA
Alle preoccupazioni sul fronte sanitario, si aggiungono quelle sul versante economico. Il batterio killer continua a tenere sotto pressione l’Unione europea. “Ci aspettiamo che si arrivi al più presto a trovare la causa”, ha affermato, dopo l’ennesima giornata di lavoro, la direttrice generale alla sanità della Commissione europea, Paola Testori Coggi. Il commissario Ue alla salute John Dalli anche oggi è rimasto in contatto con il ministro tedesco Daniel Bahr, con il quale ha concordato di intensificare le investigazioni per trovare la fonte del contagio. I casi sono ormai saliti, secondo fonti della Commissione europea, a 1733 in Germania, di cui 520 trasformatisi in sindrome uremica emolitica.

La Svezia ha segnalato 46 casi, la Danimarca 17, l’Olanda 8, la Francia 10, la Gran Bretagna 7, tre anche in Svizzera e uno in Norvegia. Riunioni telefoniche degli esperti dei diversi paesi Ue si ripetono ormai quotidianamente per confrontare gli ultimi sviluppi della situazione e lunedì prossimo la questione sarà sul tavolo dei ministri Ue della sanità, che si riuniranno a Lussemburgo (per l’Italia il ministro Ferruccio Fazio). Intanto, si fa più acuto lo scontro con la Russia, che ha imposto l’embargo all’importazione delle verdure provenienti dall’Unione. “I rappresentanti della Commissione europea ci dicono che questa decisione è contraria ai principi dell’Organizzazione mondiale del commercio, ma ci sono persone che muoiono per questi prodotti e noi non vogliamo avvelenare la nostra gente”, ha tuonato il primo ministro Vladimir Putin. “Aspettiamo che i nostri partner europei trovino la fonte di questa porcheria”, ha aggiunto. Poco prima, il rappresentante dell’Ue a Mosca, Fernando Valenzuela, in una conferenza stampa, aveva evocato l’intenzione della Russia di entrare nella Wto. “Uno degli aspetti per l’ingresso – aveva precisato – è il rispetto di una serie di misure e con l’embargo le autorità russe non hanno rispettato queste regole”. Al provvedimento di Mosca, destinato a creare non pochi problemi economici, si è aggiunto l’embargo decretato anche dal Libano, mentre il Canada ha imposto l’obbligo di testare tutti gli ortaggi provenienti dall’Ue. Una situazione che ha condotto Bruxelles a ribadire con forza di “ritenere sproporzionato ogni embargo totale”.

La paura dell’Escherichia coli, e soprattutto della sua rara variante 0104, che ha mietuto diciotto vittime tra le persone passate dalla zona di Amburgo in Germania, è destinata ad avere pesanti ripercussioni sul settore dell’ortofrutta, tanto che i ministri Ue dell’agricoltura ne parleranno in un Consiglio straordinario che, a meno di cambiamenti dell’ultima ora, si terrà il prossimo 17 giugno. A reclamare danni sono prima di tutti i produttori spagnoli, dopo che i cetrioli prodotti in Andalusia sono finti sul banco degli imputati e poi scagionati, ma anche altri paesi hanno reclamato forti perdite. Alle loro richieste dovrà rispondere il commissario all’agricoltura, Dacian Ciolos.