Camorra: soldatessa arrestata in caserma marito Melania

ASCOLI PICENO – Ancora alla ribalta della cronaca, nera, il 235/o Reggimento Piceno, dove presta servizio Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell’esercito vedovo di Melania Rea, la giovane donna originaria di Somma Vesuviana trovata uccisa ad aprile in un bosco del Teramano. Nella stessa caserma e’ stata arrestata oggi la soldatessa 25enne Laura Titta, tra le 11 persone arrestate questa mattina dai carabinieri di Aversa (Caserta) con l’accusa di favoreggiamento nei confronti del boss Giuseppe Setola e del suo gruppo. La soldatessa prestava servizio al Rav da 10 giorni. Considerata un’insospettabile, avrebbe avuto un ruolo importante nella logistica del clan prestandosi a fare da autista nello spostamento dei latitanti e a consegnare loro i pasti.

Del Reggimento Piceno si era parlato, sempre in relazione al caso Rea, per via di una relazione extraconiugale di Parolisi con una soldatessa che era stata sua allieva, Ludovica P.. Insomma, non c’e’ pace per il Rav. Giorni fa aveva spezzato una lancia in suo favore il sindaco di Ascoli Guido Castelli, incontrando nella caserma Clementi le 400 volontarie che hanno appena iniziato l’iter addestrativo. ”Le soldatesse del 235/o Rav – aveva detto – sono un vanto per la citta’ di Ascoli perche’ rappresentano un modello culturale e dei valori di riferimento cui ci sentiamo particolarmente vicini”. Il reggimento dell’Esercito e’ stato il primo ad aver aperto le porte alle reclute femminili.

Presso il 235/o reggimento Piceno di Ascoli, la soldatessa Laura Titta aveva svolto l’addestramento tra il 2009 e il 2010, quando si era arruolata per la prima volta nell’esercito. Lo hanno accertato i carabinieri della stazione di Parete (Caserta), che questa mattina hanno prelevato la giovane nel capoluogo marchigiano per trasferirla al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Dopo l’addestramento, che si concluse nel marzo del 2010, Laura Titta fu trasferita in una caserma napoletana, dove rimase fino al congedo. Presento’ quindi una domanda di riammissione, in seguito alla quale stava frequentando da una decina di giorni un corso nella stessa caserma.

‘SI RIVOLGEVA A BOSS CASALESI PER PUNIRE I SUOI FIDANZATI – Si era fatta tatuare su una gamba la parola ”terrorista” Laura Titta, la soldatessa arrestata oggi ad Ascoli Piceno per favoreggiamento nei confronti di latitanti vicini al pluriomicida Giuseppe Setola. Emerge – come il fatto che fosse una donna dal carattere violento, pronta a rivolgersi ai boss del clan dei casalesi per far punire i fidanzati che non si comportavano come lei avrebbe voluto – dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Dario Gallo su richiesta dei pm Catello Maresca, Cesare Sirignano e Giovanni Conzo. Il 2 luglio 2008 Laura convince il fidanzato del momento, Giovanni Mola, e l’altro affiliato al clan Paolo Gargiulo (che successivamente sara’ arrestato con Setola nel covo di Mignano Montelungo) a picchiare ferocemente un suo ex, Giuseppe Madonia; la soldatessa attira Madonia in una trappola dandogli appuntamento vicino al cimitero di Giugliano (Napoli). Per evitare ritorsione da parte della famiglia Madonia, a sua volta vicina agli ambienti della criminalita’ organizzata del Giuglianese, la soldatessa, accompagnata dalla madre, va a trovare il boss latitante Emilio Di Caterino, oggi collaboratore di giustizia: quest’ultimo convince gli amici del giovane picchiato a soprassedere in nome dell’alleanza con i casalesi. Poche settimane dopo, pero’, il 25 luglio, Laura organizza una nuova spedizione punitiva, questa volta contro Giovanni Mola, ”colpevole” di non volerle restituire l’auto da due giorni. Anche in questo caso la soldatessa cerca l’aiuto di Di Caterino, che pero’ non frattempo ha cambiato covo. Per rintracciarlo, Laura si rivolge a una sua cara amica, Francesca Maisto, a sua volta arrestata oggi: Maisto, fidanzata con Stefano, un giovane estraneo agli ambienti della malavita, e’ anche la compagna del boss detenuto Antonio Di Tella, sposato e con figli, ma oltre a cio’ intrattiene una relazione con il latitante Emilio Di Caterino. Dalle carte dell’inchiesta emerge dunque un giro di conoscenze caratterizzato da grande promiscuita’; a Laura Titta, per esempio, Emilio Di Caterino si rivolge perche’ accompagni da lui, durante l’assenza della moglie, la sua amica Angela.
EX FIDANZATO SOLDATESSA, MINACCIO’ DI UCCIDERMI – La soldatessa Laura Titta, arrestata oggi con l’accusa di favoreggiamento nei confronti di alcuni latitanti del clan dei casalesi, aveva minacciato di uccidere l’ex fidanzato Giovanni Mola, oggi collaboratore di giustizia, se questi avesse parlato di lei agli investigatori: e’ lo stesso Mola a riferirlo in alcuni interrogatori. ”Ho saputo da mia mamma, venuta a colloquio a luglio 2009, che sono state fatte delle minacce contestualmente da Laura Titta e da Salvatore Laiso, detto Chicchinos. In particolare Laura ando’ a casa di mia mamma minacciandola che avrebbe ucciso me o altri componenti della famiglia se l’avessi accusata”. Gli investigatori non escludono che Titta progettasse di servirsi delle armi di ordinanza.

ARRESTATA, ERA VITTIMA RAPTUS GELOSIA – Era vittima di raptus di gelosia Laura Titta, la soldatessa arrestata oggi – nella caserma di Ascoli Piceno, la stessa dove presta servizio Salvatore Parolisi, il vedovo di Melania Rea – con l’accusa di favoreggiamento di boss latitanti del clan dei casalesi. L’elemento della gelosia si evince dall’ordinanza di custodia cautelare che le hanno notificato i carabinieri. Questo tratto del suo carattere emerge, in particolare, quando uno dei suoi fidanzati, Giovanni Mola, ora collaboratore di giustizia, le riferisce che ha intenzione di andare da solo a far visita al killer latitante Emilio Di Caterino nel suo nascondiglio; il boss ha chiesto di incontrare Angela, un’amica di Laura, e bisogna accompagnare la giovane da lui. ”Nel corso della conversazione – e’ scritto nel provvedimento – Laura Titta e’ presa da un raptus di gelosia in quanto Giovanni Mola esternava la volonta’ di procedere autonomamente in tal senso”.

Questa l’intercettazione del colloquio tra i due fidanzati, che tra l’altro ha consentito agli investigatori di comprendere che il ”Marco” di cui parlavano non era altri che Emilio Di Caterino: nella foga della conversazione, infatti, la soldatessa si lascia scappare il vero nome.

Laura: Ma fammi capire, che cazzo ci vai a fare da Angela?

Giovanni: Come, ci devo dire il fatto di Marco.

Laura: Ma non mi interessa, glielo vieni a dire insieme a me, quando stai con me, no solo tu. (omissis). Giovanni, devi andare da Angela, fammi capire?

Giovanni: Ma tu non mi ci vuoi portare, sono due settimane.

Laura: Ti porto io, ti porto, adesso tu non ti permettere proprio.

Giovanni: L’anno prossimo… L’anno prossimo mi ci porti.

Laura: Perche’ se tu ti permetti, dopo te lo faccio vedere io.

Giovanni: L’anno prossimo mi ci porti.

Laura: Ma qual e’ il problema, mo Emilio… eh … mo Marco sta con la moglie, quindi non puoi lo stesso portarla la’.

Giovanni: Umhh.

Laura: La moglie domani se ne va e domani andiamo la’ con Angela, va bene? Hai capito?.