Formigoni, mai ricevuto 270 mila euro in contanti

Il presidente uscente della Lombardia, Roberto Formigoni – indagato nelle inchieste su San Raffaele e Fondazione Maugeri – torna a ripetere che con le due strutture “non c’é stato alcun trattamento di favore. Non un euro di denaro pubblico è stato sperperato”. “Quei famosi finanziamenti alla fondazione Maugeri e al San Raffaele sono legittimi, perché corrispondono a prestazioni sanitarie – ha detto a Tgcom 24 -, Si parla di 270 mila euro in contanti dati a Formigoni. Io non li ho mai ricevuti. Altri 600 mila euro di contributo elettorale? Mai ricevuto. Si parla di biglietti di ringraziamento elettorale, ma chi fa politica lo sa, dopo la campagna elettorale si ringrazia chi ha collaborato. Il presidente della Maugeri aveva messo sui banconi della sua Fondazione mio materiale elettorale e l’ho ringraziato”. Formigoni ha parlato anche del suo flusso di contanti (“sono fatti del 2003 e i contanti non erano vietati”) e di pranzi da Sadler a base di champagne. “Chi non lo apprezza? ma altra cosa è dire che io avessi un tavolo prenotato. Io da Sadler sono andato solo su invito. Il signor Sadler – ha aggiunto – è stato spinto a ricordare male”. E poi ci sono i soldi spesi per i pasti dal faccendiere Pierangelo Daccò. “Mi vengono contestati 500 mila euro spesi da Daccò per pranzi e cene – ha osservato il presidente -, ma io cosa c’entro? Sono conti imprenditoriali di Daccò. Perché vengono messi a carico a me?”. Formigoni ha aggiunto di essere stato a bordo della barca di Antonio Simone (anche lui coinvolto nell’inchiesta) “La Guardia di finanza addebita a me il costo, però – ha detto -. Non mi faccio pagare la barca, quella è di Simone che è mio amico d’infanzia e si usciva insieme. E’ reato?”. La sua conclusione è che “é un uso politico della giustizia”. “E’ chiaro che la giustizia deve operare – ha concluso -, ma i media usano le ipotesi d’accusa come condanne definitive. Questi fatti devono essere dimostrati e non sarà facile”.

ATTI, ‘ALLARME’ ENTOURAGE FORMIGONI ‘DACCO’ PARLA’ – Spunta anche l’ ‘allarme’ dell’entourage di Roberto Formigoni, pochi giorni dopo i sei arresti, tra cui quello dell’ex assessore Antonio Simone, del 13 aprile scorso, negli atti dell’inchiesta milanese con al centro la Fondazione Maugeri e il San Raffaele, depositati con la chiusura delle indagini. Nelle carte, infatti, si parla di una donna, probabilmente un’amica del governatore, che dopo avere avuto “informazioni riservate” sul fatto che il faccendiere Pierangelo Daccò “stava parlando” avrebbe incontrato, il 16 aprile 2012, il presidente della Regione. Daccò era già in carcere dal novembre 2011 per il caso San Raffaele, quando ad aprile gli venne notificata un’altra ordinanza di custodia per l’inchiesta Maugeri. Tre giorni dopo, la mattina del 16 aprile scorso – come si legge in un’annotazione di polizia giudiziaria contenuta nelle oltre 122 mila pagine di atti – gli investigatori intercettarono una telefonata tra Mauro Villa, segretario particolare di Formigoni (il governatore è accusato di associazione per delinquere e corruzione) e Lucia Vicario. Quest’ultima chiamava Villa per manifestargli “l’urgenza di incontrarsi col presidente” per “fornirgli informazioni riservate”. Appresa – scrivono gli investigatori – “l’impossibilità di un incontro imminente la Vicario accennava il contenuto dell’informazione spiegando di averla avuta dal solito contatto, secondo il quale ‘PD’ (presumibilmente Piero Daccò, n.d.r.) ‘stava parlando’ e di voler dare al più presto i dettagli al presidente in persona”. Pochi minuti dopo Villa richiamava la donna, che si trovava nei pressi del Pirellone, e la invitava a “salire”. Nell’annotazione si segnala che ci sarebbe stato, dunque, un “incontro” tra Formigoni e Vicario. E poco dopo, sempre secondo gli investigatori, il segretario Villa avrebbe ricevuto “indicazioni dal Presidente Formigoni, infatti (…) dalla sua utenza e diretta all’utenza (…) in uso ad Alberto Perego (‘storicò amico di Formigoni e anche lui indagato, ndr) partiva un sms con il quale il Villa chiedeva al Perego di passare in Regione prima di recarsi in ufficio”. Formigoni poi “chiamava ancora Villa (…) per sincerarsi che tutto andasse secondo quanto da lui disposto; si raccomandava di tenerlo informato e interrompeva prontamente il tentativo del subordinato di dargli i primi aggiornamenti ‘fratello, fatto’ intimandogli di farlo solo de visu”.

Una risposta a “Formigoni, mai ricevuto 270 mila euro in contanti”

  1. Formigoni ha ragione quando dice di non aver mai preso 270 mila euro… infatti ne ha presi molti di più!

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