Il fermento degli indignados ‘contagia’ altri Paesi

Sono partiti in pochi, da Wall Street, ed erano solo giovani; ora sono decine di migliaia e tra loro ci sono persone di tutte le eta’, razze, colore politico, condizione sociale. La protesta degli indignados americani sta dilagando negli Stati Uniti ma sta anche oltrepassando l’Oceano, ”contagiando” giovani di altri continenti, con un fermento che non si vedeva forse dai tempi della guerra in Vietnam.

Negli Usa, dopo aver assediato il New York Stock Exchange, la Borsa, il ponte di Brooklyn, la Casa Bianca, gli ‘indignados’ di Wall Street si lanciano alla conquista dell’America, con manifestazioni che dilagano in tutte le principali città, da Los Angeles a Boston, da Chicago a Kansas City. Dopo aver incassato la comprensione del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ieri hanno ricevuto anche la comprensione del presidente Barack Obama, proprio nel giorno in cui marciavano a Washington davanti alla Casa Bianca.

Prima ancora di Obama e di Bernanke era stato il finanziere di origine ungherese George Soros a spezzare una lancia in favore del popolo anti-Wall Street, dichiarando a chiare lettere: “Gli indignados hanno il mio sostegno”. E mentre a New York gli attivisti sono sempre più determinati a non mollare il presidio nonostante l’ondata di arresti, la protesta dilaga in tutte le principali città degli Stati Uniti, e anche oltre confine. Centinaia di persone, al grido di “Restituiteci la libertà, ridateci i risparmi”, hanno preso di mira il City Hall di Los Angeles, la sede della Fed di Chicago e il Financial District di Boston. Altri cortei e manifestazioni all’insegna della satira sono previste nei prossimi giorni in tutto il Paese, da Seattle a Portland, da Minneapolis a Denver, da Kansas City a Cleveland, e perfino a Hilo, nelle Hawaii.

Ma il popolo degli indignados non si accontenta di invadere le metropoli statunitensi, e sbarca anche oltre confine. Gli attivisti stanno organizzando dimostrazioni nelle principali città del Canada. A Toronto centinaia di protestanti hanno pianificato una manifestazione fuori dallo Stock Exchange per il 15 ottobre, mentre a Vancouver lo stesso giorno avrà luogo un’occupazione “a tempo indeterminato” di fronte all’Art Gallery, come spiegano i promotori. Altri cortei sono previsti a Calgary, Montreal e Ottawa. E c’é addirittura chi punta ad allargare la protesta in Giappone.

OBAMA: ‘INDIGNADOS’ VOCE ALLA FRUSTRAZIONE DEL PAESE – La marcia degli ‘indignados’ si allarga e da Wall Street arriva a Washington, a due passi dalla Casa Bianca. Questo nel giorno in cui lo stesso presidente Barack Obama scende in campo riconoscendo le ragioni della protesta. “Chi contesta dà voce alla frustrazione che c’é nel Paese” per una crisi economica e occupazionale frutto della crisi finanziaria, ha ammesso il presidente, assicurando come lui in prima persona sia impegnato nella lotta “per evitare gli abusi del sistema finanziario”. Obama ha quindi lanciato un chiaro appello ai contestatori: “State sicuri che il nostro obiettivo è quello di avere le banche e le istituzioni finanziarie in ordine”. E le banche – ha aggiunto – nel caricare le commissioni devono essere “trasparenti” e abbandonare comportamenti che magari sono legali, ma che di certo appaiono come “immorali”. Un appello quello del primo cittadino statunitense che arriva nel momento in cui la grande ondata dei raduni contro l’avidità di Wall Street, le ingiustizie fiscali e il potere delle società non accenna a fermarsi. ‘Occupy Dc’, organizzazione gemella di ‘Occupy Wall street’, ha unito le sue forze con un’altra associazione per la difesa delle libertà ed ha occupato a Washington la ‘Freedom Plaza’, a pochi isolati dalla Casa Bianca. I protestanti si sono accampati anche in un altra piazza centrale della città, McPherson Square. Si tratta di sit-in per il momento tranquilli, ma con i contestatori determinati a far sentire le proprie ragioni. I manifestanti sono almeno duecento, provenienti da diversi angoli degli States. Il loro programma prevede una marcia verso la residenza presidenziale e la Camera di commercio di Washington. Per la serata una fiaccolata. Tra le persone radunatesi anche due nonne del West Virginia che hanno percorso a piedi 200 miglia per dimostrare la loro rabbia. La polizia di Washington è in stato di allerta e un allarme è scattato da alcune ore a causa di un furgoncino carico di scatoloni che cercava di transitare nella zona delle proteste. E’ finita invece in scontri la ‘grande marcia’ che ieri ha visto almeno 30.000 persone sfilare a Manhattan, con i sindacati per la prima volta a fianco degli ‘indignados’. I tafferugli, avvenuti durante la notte, hanno portato all’arresto di 28 persone. Iniziata pacificamente, la dimostrazione partita da Wall Street è stata verso la fine ‘dirottata’ da un gruppo di facinorosi che cercavano di forzare le transenne poste dalla polizia per delimitare il percorso del corteo. Altre dimostrazioni di ‘indignados’ sono attese nelle prossime ore a Tampa (in Florida), Boston, Seattle e Hartford (in Connecticut).