Il Paese di Schettino, lui e’ il top

(dell’inviata Patrizia Sessa) META DI SORRENTO (NAPOLI) – In paese glielo hanno sempre detto: ”Franco sei il piu’ bravo di noi, sei il migliore, sei il top”. E poi, ”Franco, tu si’ che puoi fare carriera, vai a lavorare alla Costa”. E alla Costa Francesco Schettino c’e’ andato davvero. E’ diventato comandante, ”ha sfidato i mari del Nord”. Ed ora che a Meta di Sorrento Schettino e’ tornato piegato dall’accusa peggiore per un uomo di mare, e cioe’ aver causato un naufragio, aver abbandonato la nave, aver provocato la morte di persone, in paese a tutti sembra quasi mancare il fiato. Soprattutto, Meta di Sorrento non ci sta ad accusare il suo comandante. Che oggi, non a caso, e’ stato definito cosi’: un eroe.

A ‘difendere’ la sua casa e la sua famiglia, stamattina, in via San Cristoforo 10, e’ arrivato pure un assessore, quello al Bilancio, Giuseppe Tito, che in paese chiamano l’imperatore. Si e’ piazzato davanti a casa, ”Schettino e’ persona degnissima”, ha detto fermo. E poi, ”tutti lo hanno gia’ condannato ma nessuno dice che ha salvato 4200 persone”. E poi ancora: ”Lui e’ un eroe”. In serata, invece, sono arrivati tre 19enni. Hanno affisso, proprio davanti al portone, uno striscione con la scritta ‘Comandante non mollare’, perche’, hanno spiegato, ”deve sapere che noi siamo con lui”. Chi lo ha visto, nel cuore della scorsa notte, Francesco Schettino lo ha descritto cosi’: ”Provato, certo, ma sereno, perche’ lui ci ha detto che ha fatto il suo dovere”, racconta un vicino di casa. Ai suoi amici ha ripetuto che ha ”fatto un errore nella manovra ma che non e’ scappato dalla nave”.

E poco dopo, la stessa storia e’ stata raccontata anche dal cognato, Maurilio Russo. ”Lui e’ sceso dalla nave per controllare i danni, altro che fuga”, premette. E nel caso qualcuno non avesse capito il concetto, aggiunge: ”Ha evitato una tragedia, poteva andare molto peggio”. Gia’. Intanto, zia Laura, sorella della mamma del comandante Schettino, che ”e’ distrutta e sotto costante controllo medico”, piange davanti alla tv, mentre si fa la conta dei morti. E dei dispersi. ”Ci e’ capitata una diavoleria e chissa’ ancora cosa dobbiamo sopportare – dice – Non ce lo meritavamo, non ce lo meritavamo, siamo famiglia di naviganti, noi. Ma sia chiara una cosa, Gesu’ il sabato non paga, tutte queste ingiurie che stanno dicendo su Franco le pagheranno tutte”.

C’e’ un altro detto che oggi, tra gli uomini di mare di Meta di Sorrento, e’ stato ripetuto spesso: ”Chi va per mare naviga, chi sta a terra giudica”. ”Poteva capitare a tutti – spiega Francesco Amato, per 12 anni comandante e compagno di lavoro di Schettino – Io lo conosco da sempre, e’ bravo, preparato, capace. Lui e’ sempre stato il top tra tutti noi. Ha forse fatto un errore nella valutazione delle distanze”. C’e’, pero’, quella telefonata tra Schettino e De Falco: ”Mi ha deluso sentire quelle cose, ovvio, ma penso sia stato determinato dallo choc”. E le parole non cambiano, neanche quando da davanti casa di Schettino ci si sposta nella sagrestia alla Basilica Santa Maria del Lauro. Don Gennaro Starita lo dice senza se e senza ma: ”Lo hanno umanamente ucciso”. Anche lui che e’ parroco di Meta da 25 anni, parla della telefonata, ”Certo, a sentirlo sembrava un coniglio, ma noi eravamo li’? Possiamo capire quanto lui era spaventato da quello che era successo?”. Nei prossimi giorni don Gennaro andra’ a trovarlo, il comandante, ”per esprimergli solidarieta”’. E a chi gli ricorda che Schettino e’ andato via da quella nave dove sono, invece, rimasti anche bimbi e disabili, don Gennaro risponde: ”E mica li poteva andare a prendere ad uno ad uno”. ”Basta con questa gogna mediatica – conclude poi – gia’ ci sono stati tutti questi morti, cosa facciamo, vogliamo un altro morto? Qui tutti si sentono ormai Dio, tutti pronti a giudicare”.

Sara’. Tra i ‘giudizi’, oggi al Comune, ne e’ arrivato anche uno scritto nero su bianco. Una lettera, spedita da Padova, con un messaggio proprio per Schettino: ”Sei il solito terrone incapace”. E negli States, il comandante-eroe e’, invece, il ‘coniglio dei mari’, il ‘capitan codardo’. A pochi passi da casa sua, c’e’ un mare mozzafiato. E c’e’ una statua, quella della Madonna del Lauro. Davanti a lei le navi che passano fanno l’inchino, raccontano in paese. Quello stesso inchino che a Franco e’ costato tanto. Forse davvero tutto.