Il saluto di gente comune e alte cariche

Tante persone comuni fino a sera e tanti rappresentanti delle istituzioni hanno voluto dare un ultimo saluto a Rita Levi Montalcini, il premio Nobel per la medicina e senatrice a vita morta ieri, recandosi alla camera ardente allestita questo pomeriggio al Senato. La gente si è assiepata all’esterno di palazzo Madama, attendendo di entrare subito dopo l’omaggio reso dalle alte cariche dello Stato. Poco prima delle 15.30 sono arrivati il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio Mario Monti, entrambi accolti da un caloroso applauso sia quando sono entrati al Senato, sia all’uscita. Monti, che era accompagnato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, era da poco rientrato da Venezia e in serata sarà a Milano, ma ha voluto comunque fare tappa a Roma. Anche il presidente del Senato, Renato Schifani, insieme al vice presidente Vannino Chiti, e il presidente della Camera Gianfranco Fini non hanno voluto mancare. Così come ha voluto essere presente per rendere omaggio alla scienziata scomparsa, l’ex premier Romano Prodi, accompagnato dalla moglie. “Non c’era solo il Nobel – ha poi detto Prodi lasciando il Senato – in lei c’erano una carica umana straordinaria e un’intelligenza e una capacità scientifica fuori dal comune”. E ricordando la soddisfazione che Montalcini espresse quando fu nominata senatrice a vita, Prodi ha sottolineato che “dopo tanti anni trascorsi negli Stati Uniti, fuori dall’Italia, che l’aveva trattata certo non bene, questo è stato un esempio di affezione vera al Paese”. Tra le personalità che si sono recate alla camera ardente, anche il vice presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, la presidente dimissionaria della Regione Lazio, Renata Polverini, l’ex presidente del Senato, Franco Marini, la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, il senatore a vita Emilio Colombo, l’ex ministro della Giustizia, Giovanni Conso, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, e anche il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, che già aveva accompagnato il feretro all’uscita dall’abitazione romana, vicino a Villa Torlonia, portandolo insieme ad altri a spalla, mentre altri due rabbini leggevano alcuni brani della Torah per salutare questa grande donna di origine ebraiche. Intorno alle 18 al Senato sono giunti anche Marco Pannella e una delegazione di parlamentari Radicali. Ma a colpire di più sono le tante persone comuni, tra cui alcuni disabili in carrozzina, persone di tutte le età, che nonostante il giorno prefestivo e magari il cenone a preparare, dal primo pomeriggio e fino a sera, si sono messi in fila e hanno aspettato pazientemente il proprio turno per entrare, a scaglioni di 20 persone alla volta, nella sala dedicata ai caduti di Nassiriya e sfilare davanti alla bara, coperta di rose rosse, ai piedi due mazzi di rose bianche, fermandosi per qualche minuto di raccoglimento e lasciando un saluto personale scritto sul registro posto all’esterno della sala.

Mi si è spenta tra le braccia” racconta Pina Tripodi, considerata la più stretta collaboratrice di Rita Levi Montalcini. Tripodi, che viveva con il premio Nobel, ricorda con serenità le ultime chiacchierate con la scienziata. “L’ultima volta che abbiamo parlato – dice – era raggiante, felice. Si parlava dell’attività della Fondazione da lei creata. La professoressa aveva da sempre un sogno nel cassetto: quello di prendersi cura delle donne africane, un sogno che si è avverato solo a 90 anni ma che la riempiva di gioia e soddisfazione. Sperava di poter salvare qualche centinaio di vite, non immaginava di raggiungere il risultato di oggi: 12 mila donne aiutate dalla sua fondazione”.

La collaboratrice ha ricevuto personalmente i messaggi di cordoglio che sono arrivati alla Montalcini. “Ci hanno scritto tutti – racconta – cariche istituzionali, politici, collaboratori, amici e ricercatori. Al termine della funzione religiosa mi prenderò un po’ di tempo per rispondere ad ognuno di loro”.

I funerali della scienziata si svolgeranno il 2 gennaio a Torino con rito ebraico e, in forma privata e sono “aperti a tutti”. Chi vuole venire a rendere omaggio alla zia può farlo. Tutti le abbiamo voluto molto bene”. A spiegarlo è stata la nipote del premio Nobel, Piera Levi Montalcini, incontrando i giornalisti nell’atrio dell’ abitazione romana dove ieri si è spenta la senatrice a vita. Il premio Nobel sarà sepolta accanto alla sorella.

“Per espressa volontà della professoressa, non fiori ma offerte alla Fondazione Rita Levi-Montalcini onlus”: così si legge sul necrologio dei familiari della scienziata pubblicato dal quotidiano torinese “La Stampa”. La Fondazione si dedica in particolare a progetti che aiutano le donne africane ad accedere all’istruzione. “Certo – scriveva Rita Levi-Montalcini sull’home page del sito – si tratta di una goccia nel mare, al confronto delle altre grandi sofferenze del Continente africano, ma sono convinta che aiutando le donne nel raggiungimento di questo diritto, si possa guardare alla libertà di crescita e di sviluppo degli individui della propria società di appartenenza e di quella globale”.