Libia: Italia, raid mirati. Lega infuriata, minaccia spaccatura

Sì ad “azioni aeree mirate” italiane in Libia: la svolta del governo sulla crisi libica è arrivata ieri sera al termine di una telefonata del premier Silvio Berlusconi col presidente americano Barack Obama, che ha espresso “grande apprezzamento” per la decisione italiana. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa assicura: “Non saranno bombardamenti indiscriminati, ma missioni su obiettivi specifici, per evitare ogni rischio di colpire la popolazione civile”. Il governo informerà il Parlamento sulla questione, ma la Lega insorge: “non avranno il mio voto” tuona il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Oggi a Napoli conferenza stampa del vice comandante dell’operazione Nato in Libia, il contrammiraglio Russel Harding.

MOSCA, NO A NUOVE RISOLUZIONI ONU PER USO FORZA – La Russia non sosterrà nuove risoluzioni delle Nazioni Unite che prevedano un ricorso alla forza contro la Libia: lo ha reso noto oggi il ministro degli Esteri Serghei Lavrov secondo il quale il Cremlino si opporrà a qualunque decisione che conduca “ad un’escalation della guerra civile e preveda ricorso alla forza”. D’altra parte, ha aggiunto Lavrov citrato dall’agenzia Ria Novesti, se una risoluzione Onu prevedesse “la fine immediata delle violenzé e un appello alle parti in conflitto per riunirsi al tavolo dei negoziati, la Russia la sosterrebbe pienamente”.

EMERGENCY ALL’ONU, GARANTIRE CORRIDOIO UMANITARIO – Emergency, che oggi è stata costretta a lasciato la Libia a seguito dei bombardamenti a Misurata dove operava con la propria equipe medica, chiede all’Onu “di negoziare un cessate il fuoco e garantire un corridoio umanitario per soccorrere la popolazione civile”. “Le bombe – afferma l’organizzazione – non sono uno strumento per proteggere i civili: infatti non sono servite a proteggere la popolazione di Misurata. La città di Misurata, assediata e bombardata da oltre due mesi, nelle ultime 24 ore ha vissuto sotto pesantissimi attacchi che hanno raso al suolo quartieri densamente popolati, anche per l’impiego di missili balistici a medio raggio”. “Ancora una volta – continua Emergency – a farne le spese è la popolazione civile. Tra sabato e domenica, sono arrivati all’ospedale Hikmat, dove dal 10 aprile lavorava il team chirurgico di Emergency, duecento feriti e oltre sessanta morti. Misurata dimostra ancora una volta la vera faccia della guerra. I civili e il personale umanitario sono privi di qualunque protezione”. Ecco perché è necessario un corridoio umanitario. Infine, Emergency critica il governo italiano che “continua a delinquere contro la Costituzione e sceglie la data del 25 aprile per precipitare il Paese in una nuova spirale di violenza”.

SVOLTA GOVERNO PREMIER A OBAMA: SI’ A RAID MIRATI
di Paola Tamborlini
Sì ad “azioni aeree mirate” italiane in Libia. La svolta del Governo sulla crisi libica arriva in serata, al termine di una telefonata del premier Silvio Berlusconi con il presidente Usa Barack Obama. E scatena subito le ire della Lega. L’Italia risponde così all’appello lanciato dalla Nato per un intervento più incisivo e, sotto il pressing dell’alleanza atlantica, ma anche dei ribelli del Cnt, supera le “riluttanze”, come le aveva definite il Ministro degli Esteri Franco Frattini, legate al suo passato coloniale. Ma assicura anche, con il ministro La Russa, che “non saranno bombardamenti indiscriminati ma missioni con missili di precisione su obiettivi specifici”. Insomma, l’obiettivo è quello di “evitare ogni rischio di colpire la popolazione civile”. Secondo una nota della Casa Bianca, il presidente americano ha espresso “grande apprezzamento” per la decisione italiana “di fornire un appoggio militare addizionale alla operazione Unified Protector”. Obama e Berlusconi, aggiunge la nota, hanno convenuto sul fatto che “una pressione supplementare è necessaria per rafforzare la missione di protezione dei civili”. Il Governo informerà il Parlamento, Frattini e La Russa sono pronti a riferire alle Camere, anche se, assicura una nota di Palazzo Chigi, “le azioni descritte si pongono in assoluta coerenza con quanto autorizzato dal Parlamento, sulla base di quanto già stabilito in ambito Onu e Nato, al fine di assicurare la cessazione di ogni attacco contro le popolazioni civili e le aree abitate da parte del regime di Gheddafi”. La riflessione del governo sulla possibilità di dare il via libera ai raid, come ha spiegato La Russa, “é cominciata già da alcuni giorni all’interno del governo, perché la situazione a Misurata è diventata terribile”. Lo stesso Frattini, attraverso la Farnesina, parla di una risposta alle richieste del Cnt, come atto di coerenza, dopo il suo riconoscimento. L’Italia inoltre, si ragiona in ambienti di Governo, era rimasto l’unico paese della coalizione a non intervenire direttamente sulla Libia e il pressing della Nato, dopo il vertice di Berlino, si era fatto sempre più forte. E questo, accanto ai forti bombardamenti su Misurata, avrebbe convinto il premier ad allinearsi agli altri paesi. Silvio Berlusconi, solo dieci giorni fa così ragionava: “considerata la nostra posizione geografica ed il nostro passato coloniale non sarebbe comprensibile un maggior impegno” dell’Italia. Il presidente del Consiglio, subito dopo aver parlato con Obama, ha informato della decisione il primo Ministro del Regno Unito, David Cameron, e il Segretario Generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Immediato il ringraziamento dell’Alleanza che da Bruxelles ha dato il “benvenuto” al maggior impegno di Roma. E oggi, in occasione del vertice italo-francese, ne parlerà con Nicolas Sarkozy. Sarà quella la sede nella quale il premier potrà probabilmente trovare gli strumenti per placare le ire della Lega, ottenendo un impegno più forte sul fronte immigrazione. Quel che è certo è che per ora il Carroccio ha scandito il suo “no” forte e chiaro, con il ministro della Semplificazione legislativa e responsabile delle segreterie nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli. Oltre alla politica, c’é l’impegno sul campo. E’ sempre La Russa ad assicurare che “non aumenteranno i rischi” per l’Italia. “La missione è unica – ha detto – prima facevamo una parte nella squadra e ora nel facciamo un’altra. Dunque non ci sono più rischi o meno rischi, né per i militari né per il nostro Paese”. Il rischio di danni collaterali, dovrebbe essere sventato grazie “ad azioni mirate”, vale a dire, secondo quanto si apprende, missili di precisione su tank in movimento o postazioni fisse missilistiche. All’Italia sarebbe stato chiesto anche l’impiego di droni, impegnati però già in Afghanistan e molto difficili da spostare velocemente.