P4: prima notte in carcere per on.Papa

ROMA – Prima notte in carcere, a Poggioreale, per il deputato del Pdl Alfonso Papa, arrestato intorno alle 22 di ieri sera a Roma dalla Guardia di Finanza, tre ore dopo che la Camera dei Deputati aveva autorizzato l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti, nell’inchiesta P4, per una serie di episodi di corruzione e rivelazione di segreto Magistrato con alle spalle importanti incarichi al ministero della Giustizia, di recente sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm, deputato dal 2008, l’on. Papa – secondo quanto si e’ appreso – aveva scelto, dopo il voto dell’aula di Montecitorio, di costituirsi nella casa circondariale di Orvieto (Terni), ma ha desistito, consegnandosi alle Fiamme Gialle, quando ha saputo che il gip aveva disposto che doveva essere condotto nel carcere di Poggioreale.

L’ingresso nella casa circondariale napoletana e’ avvenuto intorno alla mezzanotte di ieri: consegnati, nel rispetto del regolamento carcerario, gli oggetti personali, l’on. Papa, accompagnato dalla polizia penitenziaria, ha raggiunto la cella che gli e’ stata assegnata. In considerazione dell’orario, alcuni adempimenti all’ufficio matricola sono stati rinviati ad oggi.

Probabilmente gia’ prima della fine della settimana si svolgera’ l’interrogatorio di garanzia, e sara’ quello il primo faccia a faccia dell’on.Papa con il gip Luigi Giordano, che ha disposto la cattura, e con i pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock, che hanno chiesto l’arresto del parlamentare.

Domani la posizione del deputato e di altri indagati sara’ esaminata dal tribunale del riesame, quale giudice d’appello, in seguito all’impugnazione da parte dei pm della decisione del gip di non accogliere la richiesta di misura cautelare per altri gravi reati, tra i quali l’associazione segreta (la cosiddetta P4), costituita – sempre secondo l’accusa – con lo scopo di raccogliere informazioni riservate e utilizzarle per esercitare pressioni, ricatti e, soprattutto, ottenere vantaggi personali. L’on. Papa, intervistato nelle scorse settimana, ha respinto tutti gli addebiti ed anche ieri, prendendo la parola nell’aula di Montecitorio, si e’ detto innocente.

L’on. Papa e’ il secondo indagato a finire in regime di detenzione nell’inchiesta P4: dal 15 giugno, infatti, e’ agli arresti domiciliari il consulente Luigi Bisignani: proprio a quest’ultimo Papa avrebbe rivelato notizie coperte da segreto. La misura cautelare nei confronti di Bisignani e’ stata recentemente confermata dal Tribunale del riesame di Napoli.

P4, LA CAMERA VOTA SÌ ALL’ARRESTO DI PAPA. SANITÀ PUGLIESE, IL SENATO SALVA TEDESCO – Con 319 voti a favore e 293 contrari l’Aula della Camera ha concesso l’autorizzazione all’arresto del deputato del Pdl Alfonso Papa.

Ha gelato l’aula della Camera il si’ all’arresto di Alfonso Papa. Nessuno, ne’ dai banchi della maggioranza ne’ da quelli dell’opposizione, ha proferito parola, ne’ tantomeno ha applaudito. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha battuto la mano sul tavolo, facendo una smorfia di disappunto. Il primo ad alzarsi in piedi e ad uscire dall’aula e’ stato proprio il parlamentare del Pdl inquisito, cui e’ andato incontro il collega Renato Farina, che gli ha messo una mano sulla spalla e lo ha accompagnato fuori dall’aula.

”Rispettiamo la decisione del Parlamento che conferma il buon lavoro svolto dalla procura di Napoli”. Questo il commento del procuratore Giovandomenico Lepore sulla decisione della Camera di autorizzare l’ arresto del deputato Alfonso Papa. Secondo Lepore, l’arresto del parlamentare non è imminente: “occorre – ha spiegato il procuratore – che il presidente della Camera comunichi ufficialmente la decisione al gip. In questo momento, infatti, la misura cautelare è formalmente sospesa”.

PAPA: FIERO DI FIDUCIA IN ME DA BERLUSCONI – ”Sono fiero ed orgoglioso di avere goduto della fiducia di Berlusconi”. Lo dice il deputato del Pdl Alfonso Papa lasciando Montecitorio. Papa conferma ai cronisti di aver parlato con il premier dopo il voto dell’aula favorevole al suo arresto: ”Il presidente Berlusconi – afferma – e’ una persona straordinaria, eccezionale. Mi e’ stato vicino dall’inizio di questa storia”.

BERLUSCONI: PAZZIA, PER BUTTARMI GIU’ SACRIFICANO PAPA – ”Sono pazzi” e’ tutta una follia, pur di colpire me e buttare giu’ il governo rinnegano principi che dovrebbero difendere nel totale disinteresse per le persone. Silvio Berlusconi, dopo il voto sulla richiesta di arresto per Alfonso Papa, ha fatto esplodere tutto la sua rabbia e la sua delusione commentando il voto di Montecitorio con diversi ministri e dirigenti del Pdl in una saletta attigua all’Aula. Il capo del governo si e’ scagliato soprattutto contro Pier Ferdinando Casini (e’ una vergogna, una cosa inaccettabile quello che ha fatto, ha detto) ma anche contro i Radicali e in particolare l’ex radicale Benedetto Della Vedova ora in Fli che a suo dire sono sempre stati garantisti e ora hanno cambiato idea.

SENATO NEGA ARRESTO TEDESCO CON 151 NO,127 SI’ – Il Senato ha respinto la richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Bari per il senatore Alberto Tedesco con 151 no, 127 si’ e 11 voti astenuti. Il voto e’ avvenuto a scrutinio segreto.

PARAPIGLIA IN TRANSATLANTICO AL SENATO – Spintoni, urla, insulti e parapiglia in Transatlantico al Senato, subito dopo il voto che ha visto negare l’arresto del senatore Alberto Tedesco, con 151 no, 127 si’ e 11 astenuti. Uscendo dall’Aula ci sono stati spintoni tra Domenico Gramazio (Pdl) e il senatore del Pd Paolo Giaretta, sui voti in piu’ che ha registrato il ‘no’ all’arresto. ”Vergogna, 24 dei vostri hanno votato contro l’arresto” ha urlato Gramazio, che e’ venuto poi a parapiglia con Giaretta, proprio al centro del Transatlantico.

BERLUSCONI FURIBONDO: UNA VERGOGNA. MA ORA TEME LA LEGA
di Federico Garimberti

ROMA – Silvio Berlusconi resta convinto che di per se’ il voto che aprira’ le porte del carcere per Alfonso Papa non determini automaticamente una crisi di governo, ma la rabbia nei confronti di chi per anni ha professato garantismo, ivi inclusi deputati di Lega e forse dello stesso Pdl, e’ superata dal timore che ora nella Lega non sia piu’ Umberto Bossi a comandare, ma quel Roberto Maroni molto meno incline a salvaguardare ad ogni costo la sopravvivenza della coalizione. E di questo parlera’ con il senatur in un faccia a faccia venerdi’ a margine del Consiglio dei ministri. Il Cavaliere, che prima di entrare in Aula si era detto ottimista sulla votazione, una volta appreso l’esito dello scrutinio si lascia andare a gesti di rabbia come solo nelle occasioni piu’ difficili gli succede: prima batte il pugno sul banco del governo quando sullo schermo dell’aula di Montecitorio si materializza il si’ all’arresto del deputato pidiellino, poi con ministri e deputati si lascia andare ad un lungo sfogo. E’ una ”vergogna”, una cosa ”inaccettabile”, una ”follia”, un voto da ”pazzi”, si rischia una ”escalation’ come nella tangentopoli del ’92. Berlusconi punta il dito contro tutti quelli che hanno votato in favore dell’arresto, ma cita esplicitamente solo Pier Ferdinando Casini, i Radicali e Benedetto Della Vedova. A suo dire tutti ex garantisti che pur di buttarlo giu’ e di far cadere il governo sono pronti a sacrificare un individuo, dimostrando che delle persone non gli interessa nulla e che pensano solo ai loro giochi politici. Lui non lo dice, ma tutti guardano anche al Carroccio perche’ la matematica conferma che senza il sostegno di tante camicie verdi quel risultato non si sarebbe mai avuto. Ed e’ qui che nascono le principali preoccupazioni del capo del governo, perche’, come gli fa notare un ministro nel breve vertice nella saletta del governo di Montecitorio, il voto non e’ altro che un ”regolamento di conti” in casa della Lega. Lo stesso ministro e’ ancora piu’ esplicito e sostiene che lo stesso ministro dell’Interno ha riconosciuto che il voto e’ stato ”l’ultimo atto della resa dei conti con Marco Reguzzoni”. Parole che il premier non commenta limitandosi ad annuire con la testa. Ma e’ chiaro che le condivide perche’ sa bene che Maroni da tempo conduce una sua partita personale all’interno di via Bellerio. E quello che preoccupa il premier e il Pdl e’ che i numeri sembrano stare dalla sua parte, come sembra dimostrare il voto di oggi. Tanto che, riunito con lo stato maggiore del partito, a Palazzo Grazioli, Berlusconi fa sapere di voler verificare la fedelta’ dell’alleato chiedendo direttamente al Senatur se l’asse Lega-Pdl e’ ancora solido. La speranza del Cavaliere e di tutto il Pdl e’ che la prova di forza nella Lega si fermi qui e non prosegua nei prossimi delicati appuntamenti che attendono l’esecutivo: la decisione sull’arresto di Marco Milanese e quella che potrebbe riguardare la sfiducia sul ministro Saverio Romano. Perche’, ragiona Berlusconi, un conto e’ un deputato, tutt’altra cosa e’ se cade un ministro. In quel caso, e’ l’amara conclusione, il governo sarebbe davvero a rischio. Ecco perche’ e’ meglio verificare subito lo stato di salute dei rapporti con la Lega, ma soprattutto se Bossi detenga ancora la leadership nel Carroccio. Il resto dei commenti di Berlusconi sono piu’ che altro una speranza: il voto di oggi dimostra che dobbiamo continuare a lottare ed anzi farlo con maggior vigore. L’intenzione dunque e’ quella di andare avanti, ma per farlo dovra’ prima risolvere il nodo di Maroni.(

VINCE LINEA MARONI, BOSSI COSTRETTO A ‘TRADIRE’ SILVIO
di Silvia Gasparetto

ROMA – Bossi assente. Berlusconi livido e muto. Maroni che, sorridente in Transatlantico, e’ l’unico a parlare. Si e’ consumato cosi’, in pochi minuti, quello che in ambienti della maggioranza viene definito il ‘tradimento’ del Senatur, passato per il pressing di Maroni che alla fine e’ riuscito a ‘spezzare’ l’asse del Nord, portando il Carroccio a votare (inaspettatamente) numeroso per l’arresto di Alfonso Papa. A nulla infatti e’ servita la moral suasion del premier, che ancora lunedi’ aveva cercato in tutti i modi di convincere Bossi a ‘salvare il soldato Papa’. Ma la Lega, anche alla luce della liberta’ di coscienza lasciata sul finale ai deputati – segnale che era stato letto come una sorta di ‘compromesso’ – ha preferito seguire la spinta della base e le indicazioni ripetute anche ad Arcore da Maroni, votando numerosa per il si’. Scatenando la rabbia, e l’incredulita’, del Pdl. E’ Maroni, per l’appunto, l’unico che rompe il silenzio surreale del Transatlantico dopo il voto, per sottolineare che le ‘camicie verdi’ sono state ”coerenti” e hanno votato ”cosi’ come avevamo detto”. Ed e’ Maroni, anche secondo i pidiellini, il vero vincitore della giornata, visto che il Carroccio, e’ il ragionamento, non risponde piu’ a Bossi ma a lui. Del Senatur, invece, nemmeno l’ombra a Montecitorio. Una assenza che ha piu’ di un motivo, e ognuno valido, vista la delicatezza della giornata. E Bossi, ricorda un deputato leghista di lungo corso, ”e’ saggio”. E quindi non si presenta alla Camera evitando cosi’ di mettere la faccia sul ‘tradimento’ e allontanando le voci che vogliono che non abbia piu’ il controllo totale sui suoi. Voci che pero’ si fanno sempre piu’ insistenti tanto da dare per imminente un cambio della guardia al gruppo di Montecitorio a favore del maroniano Stucchi. Ma la Lega, viene comunque fatto trapelare, non ha votato a cuor leggero per l’arresto di Papa. Perche’ nel merito, piu’ di qualcuno anche dopo il voto, ribadisce di avere avuto dubbi fugati all’ultimo istante alla luce della tensione che saliva dalla base: se si fosse fatto diversamente – e’ il ragionamento dei lumbard – nessuno si sarebbe piu’ potuto presentare in piazza. Certo, c’e’ pure chi scherza nei confronti delle rimostranze del Pdl, buttando li’ che ”cosi’ gli abbiamo dato una mano, inaugurando il partito degli onesti”. Di certo in casa Pdl le battute oggi non sono gradite. Fino all’ultimo nessuno si aspettava il tracollo e ora tutti puntano il dito contro l’alleato ‘infedele’ – o meno affidabile – che crea proprio quel precedente pericoloso tanto temuto dal Cavaliere. Perche’ a breve, anche se probabilmente dopo l’estate, tocchera’ pure esprimersi su Milanese. Il premier, intanto, e’ furente e ha gia’ fatto sapere che sara’ il primo argomento di cui parlera’ con Bossi venerdi’, in consiglio dei ministri. Conseguenze immediate sul governo, per ora, nessuno si azzarda a pronosticarle. Ma gia’ questa settimana, dopo lo schiaffo su Papa e rifiuti, c’e’ un’altra grana che rischia di fare esplodere i rapporti tra Lega e Pdl: le missioni all’estero, altro punto ‘aggredito’ da Bossi a Pontida. E il viceministro Castelli in serata ha fatto capire che la linea morbida non e’ cosa leghista, annunciando che dara’ ”un altro dispiacere a Berlusconi” votando ”no” al rifinanziamento.