Palermo: ‘caffe’ della mafia’ imposto ai bar

Il caffé della mafia imposto ai bar che avrebbero acquistato partite di qualità inferiore rispetto al prodotto medio temendo ritorsioni. E’ uno degli aspetti che emerge da una indagine della guardia di finanza a Palermo, denominata “coffee break”. Su disposizione del gip che ha accolto la richiesta della Procura, i finanzieri hanno sequestrato cinque società per un valore di oltre 4 milioni di euro: due nel settore del commercio all’ingrosso di caffé, due bar e una palestra, riconducibili a un pluripregiudicato, ritenuto, in passato, uomo di fiducia di Totò Riina e condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa. Dalle indagini, dirette dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Dario Scaletta, è emerso che l’ imprenditore ha attribuito a prestanome le attività commerciali sequestrate, mentre in realtà le continuava a gestire direttamente. Undici persone sono state denunciate per concorso in trasferimento fraudolento di valori. Per sfuggire ai controlli l’uomo, secondo gli investigatori, cambiava continuamente i soci delle aziende, ne chiudeva alcune per aprirne poco dopo altre. Secondo alcuni collaboratori di giustizia l’imprenditore ambiva a diventare, ad ogni costo, il leader incontrastato nella fornitura del caffè presso gli esercizi commerciali di Palermo. La finanza ha appurato che nonostante gli esigui redditi dichiarati al fisco, l’imprenditore e la sua famiglia conducevano un elevato tenore di vita. Dopo la sua scarcerazione (dicembre 2006), l’uomo ha visto aumentare notevolmente il numero dei propri clienti, addirittura +300% in un solo anno.

Il provvedimento di sequestro preventivo riguarda le imprese di Francesco Paolo Maniscalco, 48 anni, tutte nel centro di Palermo. Tra queste vi sono le società “Cieffe group srl”, in via Ugo La Malfa, e “Caffé Florio sas di Zaccheroni Maria” con sede legale in via Paolo Emiliani Giudice; un bar in via Pisacane; la Palestra Body Club di via Dante; il bar Trilly di via Giacomo Cusmano (sequestrati solo i beni strumentali).

Una risposta a “Palermo: ‘caffe’ della mafia’ imposto ai bar”

  1. Gli 883 la sapevano lunga gia anni addietro: “hanno ucciso l’Uomo Ragno non si sa neanche il perché, avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè”
    hihihihihi

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