Palestinesi a New York per chiedere uno Stato

NEW YORK – I palestinesi si aspettano tempi “molto difficili” dopo che avranno presentato la domanda di adesione di uno Stato palestinese all’Onu. Ciò nonostante, andranno avanti: venerdì prossimo, il presidente palestinese Abu Mazen, giunto oggi a New York, consegnerà al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon la richiesta ufficiale.

L’argomento domina le fasi preliminari della 66/ma assemblea generale delle Nazioni Unite, che entrerà nel vivo mercoledì, ma che già nelle ultime ore ha visto l’arrivo a New York di numerosi premier e ministri degli esteri. Nel pomeriggio è atteso anche l’arrivo del presidente Barack Obama. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, che arriverà domani, si è frattanto oggi detto “interessato” ad un incontro diretto con lo stesso Abu Mazen già a New York. Scopo dell’incontro, ha fatto sapere, è quello di “avviare negoziati diretti” che proseguano “poi a Gerusalemme e Ramallah”.

In questo quadro, è necessario dare ai palestinesi “qualcosa di tangibile e non solo un annuncio che nasce uno Stato e poi nella realtà giuridicamente lo Stato non nasce”, ha detto oggi il ministro Franco Frattini, già da ieri a New York; mentre il suo collega francese Alain Juppé ha affermato di temere “una esplosione di violenza” in Medio Oriente. Ci sono solo pochi giorni, ha detto Juppé, per trovare “una soluzione equilibrata” che possa scongiurare uno scontro in sede di Consiglio di Sicurezza, dove gli Stati Uniti hanno già ripetutamente messo in chiaro che bloccheranno con il veto qualsiasi richiesta di riconoscimento palestinese. Una posizione, quella degli Stati uniti, “difficile da comprendere e da sostenere”, secondo le parole del premier turco Tayyip Erdogan, a sua volta già arrivato a New York.

Ma secondo quanto ha ribadito ancora oggi la Casa Bianca, per trovare una soluzione, israeliani e palestinesi devono intavolare “una trattativa diretta”, perché è necessario che la parti tornino a “negoziare un compromesso”. Lo scontro sembra però inevitabile. Poco dopo essere arrivato a New York, Abu Mazen (Mahmud Abbas) è andato da Ban Ki-moon e lo ha ufficialmente informato “della sua intenzione di presentare allo stesso segretario generale, questo venerdì, una richiesta di adesione come Stato delle Nazioni Unite”, ha poi riferito il portavoce dell’Onu Martin Nesirky.

A quel punto, Ban dovrà, in base alla Carta delle Nazioni Unite, “trasmettere immediatamente” la richiesta al Consiglio di Sicurezza, dopo un controllo formale. Lo stesso giorno, Abu Mazen parlerà poi all’Assemblea generale, per tratteggiare lo Stato che ha in mente, all’interno dei confini antecedenti il 4 giugno del 1967. Uno Stato che a detta del ministro degli esteri norvegese Jonas Gahr Stoere, “custode” degli accordi di Oslo del 1993 che avviarono il processo di pace tra israeliani e palestinesi, l’Autorità nazionale palestinese è pronta a governare, anche se “c’é scarsità di fondi per il 2011, e questa dovrebbe essere colmata”. Poco dopo Abu Mazen, sul podio nella grande sala dell’ Assemblea generale venerdì salirà il premier israeliano Benyamin Netanyahu – che mercoledì vedrà Obama – per spiegare le ragioni di Israele contro l’iniziativa palestinese, che a suo avviso è destinata al fallimento, anche se il presidente palestinese sostiene di avere il sostegno di oltre 126 Paesi dei 193 che formano l’assise.