Parlamentari italiani al top, oltre 16 mila euro al mese

ROMA – Oltre 16.000 euro al mese senza considerare le spese di rappresentanza: i parlamentari italiani sono al top dei compensi tra i sei paesi presi in considerazione dalla Commissione sul livellamento retributivo Italia-Europa che ha appena pubblicato i risultati del monitoraggio dei trattamenti economici di deputati e senatori. Secondo la Relazione l’Italia è al top anche per il numero di enti ‘unici’ con una serie di istituzioni, Agenzie e commissioni che non trovano alcuna corrispondenza negli altri Paesi europei (dall’agenzia per i servizi sanitari regionali all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, passando per la Commissione per la valutazione della trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche). Il deputato italiano incassa ogni mese – secondo la tabella messa a punto dalla Commissione – 11.283 euro come indennità parlamentare oltre a 3.503 euro come diaria/indennità di residenza e 1.331 euro per il trasporto per un totale di oltre 16.000 euro a fronte dei 12.600 complessivi di un deputato tedesco e dei 13.500 di uno francese. Da queste indennità sono escluse le spese di segreteria e rappresentanza che valgono per i deputati italiani 3.690 euro erogati al gruppo che poi li ridà al parlamentare per pagare tra le altre cose i collaboratori. Per collaboratori e portaborse in Francia e Germania sono previste indennità molto più alte (9.138 mensili in Francia di linea credito che se non usata si restituisce mentre in Germania sono pagati dalla Camera fino a un massimo di 14.712 lordi per parlamentare). Per i parlamentari spagnoli il compenso è molto più basso con appena 2.813 di indennità per i deputati e 1.823 euro di diaria (per gli eletti fuori Madrid mentre per gli eletti nella capitale scende a 870 euro). I parlamentari italiani hanno comunque vantaggi anche sul fronte dei viaggi con la libera circolazione ferroviaria, autostradale, marittima, aerea mentre i francesi hanno diritto a soli sei viaggi andata e ritorno fuori dal collegio (e 40 andata e ritorno tra il collegio e Parigi). In Germania c’é diritto alla circolazione libera ferroviaria oltre il rimborso per i voli domestici a pie di lista. La Commissione che nella relazione ricorda che la ricognizione è effettuata entro il 31 dicembre 2011 sarà eventualmente rivista entro il 31 marzo 2012 ha preso in esame 34 tra Istituzioni, Enti, Consigli, Autorità e Commissioni presenti in Italia rilevando come per molti di questi non ci siamo corrispondenze nei sei paesi europei considerati. Mentre nei sei paesi considerati dalla Commissione esistono istituzioni omologhe a Senato, Camera, Corte Costituzionale (ad eccezione dei Paesi Bassi), Regioni, Province e Comuni ma anche al Consiglio di presidenza della Corte dei Conti, alla Commissione per la Borsa e all’Agenzia per il farmaco non c’é invece traccia della Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ma anche dell’Aran (l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) ad eccezione dei Paesi Bassi. Manca negli altri Paesi anche un omologo del consiglio della magistratura militare (non ci sono notizie sulla Spagna per la quale è necessaria una ulteriore analisi)

UFF. STAMPA CAMERA, DEPUTATI GUADAGNANO 5MILA NETTI – L’indennità parlamentare dei deputati italiani “é pari mediamente a 5.000 euro”. Lo precisa l’ufficio stampa della Camera. La cifra di 11.283,28 euro mensili è riferita infatti al lordo. Il netto “risulta inferiore rispetto a quello percepito dai componenti di altri Parlamenti presi a riferimento”. “Nella giornata di ieri – si legge nella nota dell’ufficio stampa – è stata trasmessa al Presidente della Camera dei deputati dal Presidente della Commissione governativa sul livellamento retributivo Italia-Europa, professor Enrico Giovannini, la Relazione sull’attività e i risultati della Commissione medesima al 31 dicembre 2011. Come correttamente precisato nel documento, a pag. 15, i dati contenuti nella Relazione sono del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una loro utilizzazione ai fini indicati dalla legge. Sicché con riguardo alle notizie diffuse in merito dagli organi di stampa alcune precisazioni si impongono ai fini di una compiuta informazione dell’opinione pubblica”. “Va, innanzitutto, sottolineato che dalla tabella di comparazione contenuta nella Relazione della Commissione – che conferma quanto emerso dallo studio effettuato dagli Uffici della Camera – si ricava che il costo complessivo sostenuto per i deputati italiani in carica è inferiore rispetto a quello sostenuto dalle Assemblee dei Paesi europei con il PIL più elevato”. “Va chiarito, inoltre, che nel documento l’importo dell’indennità spettante ai deputati italiani (pari a 11.283,28 euro) è indicato al lordo delle ritenute previdenziali, fiscali e assistenziali. Invece, al netto di tali ritenute – ivi comprese le addizionali regionali e comunali la cui misura varia in relazione al domicilio fiscale del deputato – l’importo dell’indennità parlamentare, che è corrisposta per dodici mensilità, è pari mediamente a 5.000 euro. Tale somma si riduce ulteriormente per i deputati che svolgono un’attività lavorativa per la quale percepiscono un reddito uguale o superiore al 15% dell’indennità parlamentare. Sono queste, dunque, le cifre cui bisogna guardare per individuare quanto effettivamente viene posto a disposizione dei deputati a titolo di indennità parlamentare. Comparando tale dato con quello degli altri Paesi europei, tenendo conto dei differenti regimi fiscali, l’ammontare netto dell’indennità parlamentare erogato ai nostri deputati risulta inferiore rispetto a quello percepito dai componenti di altri Parlamenti presi a riferimento. I dati forniti nella Relazione – nella loro dichiarata provvisorietà e incompletezza – potranno comunque rappresentare un utile elemento di riferimento per le prossime autonome iniziative dei competenti organi parlamentari, volte a rideterminare costi ed emolumenti sostenuti per i deputati italiani, anche con riferimento al regime dei collaboratori”.

FONTI CAMERA: IN FRANCIA, GERMANIA E AUSTRIA INDENNITA’ PIU’ ALTE – L’indennità parlamentare dei deputati é pari a 5mila euro di media ma, fanno osservare fonti della Camera, per effetto delle addizionali regionali e comunali può scendere fino a 4.900 euro. Le stesse fonti indicano che in Francia il netto percepito dai deputati è pari a 5030 euro, in Germania 5.100, in Austria 5.400, in l’Olanda 4.600.

GIOVANNINI:’TAGLI? DIFFICILE RAFFRONTO CON UE’ – Enrico Giovannini, presidente dell’Istat e curatore del lavoro sui costi dei parlamentari in Europa spiega al Tg1 che ha incontrato diverse difficoltà. “In primo luogo è molto diverso il modo con cui il costo complessivo di un parlamentare viene calcolato. L’indennità base può essere più alta, ricordiamo che parliamo di importi lordi, poi la tassazione può determinare variazioni mentre, per le altre spese, i parlamentari italiani hanno compensi inferiori soprattutto sono inferiori quelli per i collaboratori”. Giovannini spiega quindi che questi parametri “non possono essere utilizzati in modo aritmetico, cioé automatico” per determinare i tagli da apportare. “D’altra parte – spiega – i presidenti di Camera e Senato hanno chiaramente indicato che, proprio in questo mese, utilizzeranno questi dati per entrare nel dettaglio e fare delle nuove proposte. La nostra evidenza mostra le differenze e quindi sono sicuro che queste differenze verranno utilizzate per prendere le decisioni”. Altro punto dolente dell’analisi della commissione é quello della selva di enti, commissioni Garanti che agiscono in Italia. “Sono oltre 31 le tipologie di enti, compresi anche le Province, i Comuni, le Regioni che noi dobbiamo prendere in considerazione e qui la differenza è ancora maggiore, ci sono ad esempio alcuni enti in Italia, pensiamo al Consiglio Superiore della Magistratura, che non hanno eguali in altri Paesi, oppure ci sono enti che, formalmente hanno lo stesso titolo, ma che, in realtà, svolgono funzioni molto diverse. Per questo la Commissione sta ancora lavorando, abbiamo tempo fino al 31 marzo, per dare i risultati definitivi”.

SCHIFANI: DECIDERA’ CONSIGLIO PRESIDENZA – Renato Schifani ha inviato il rapporto della commissione Giovannini sugli stipendi dei parlamentari ai capigruppo di Palazzo Madama, auspicando che essi discutano a facciano proposte. Queste saranno trasmesse al Consiglio di Presidenza, “unico organo deputato a discutere in tema di status del parlamentare”. Il presidente del Senato Renato Schifani, in una lettera ai gruppi di Palazzo Madama, lamenta il fatto che il documento della commissione Giovannini è stato “provvisoriamente acquisito dal sito del Dipartimento della funzione pubblica, in assenza di una tempestiva e opportuna trasmissione ufficiale” al Senato da parte del governo.

MALAN.BENE SCHIFANI,STOP A DEMAGOGIA – “La lettera del presidente Schifani ai capigruppo è il modo migliore per rispondere alla relazione provvisoria della commissione Giovannini, e anche alle letture parziali e false che ne sono state fatte”. E’ quanto dice Lucio Malan (Pdl), segretario di Presidenza del Senato. “Coinvolgere i gruppi e dunque tutti i senatori – senza scomposte iniziative demagogiche e fuorvianti – è la via maestra di un organo democratico per eccellenza e il lavoro fatto in questi tre anni e mezzo di legislatura lo conferma, arrivando portare il trattamento economico a livelli inferiori di circa un quarto, in termini reali, rispetto a sette anni fa, oltre al passaggio immediato al sistema contributivo per i vitalizi. Se l’intera spesa pubblica avesse avuto lo stesso andamento oggi parleremmo di come usare il surplus di bilancio e non dei sacrifici per arrivare faticosamente al pareggio”, spiega. “I provvedimenti che prenderemo non hanno nulla a che fare con la menzogna secondo la quale i parlamentari italiani prenderebbero più di tutti gli altri colleghi europei, menzogna palesemente sbugiardata dalla relazione Giovannini”.

BERSANI, CAMBIAMO, MA BASTA TITOLI INGIUSTI – “Modifichiamo il sistema, ma non pubblichiamo titoli che non rendono giustizia alla condizione reale dei parlamentari italiani, che hanno accumulato privilegi, ma non così disastrosamente differenti” rispetto a quelli dei loro omologhi, “altrimenti sembra che i parlamentari siano la causa di tutti i mali …”. Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani in un’intervista a SkyTg24. “Andiamo avanti – afferma – ma senza creare una situazione che approfondisce il distacco già profondissimo tra politica e cittadini”.

DI PIETRO, ORA ABOLIAMO PRIVILEGI – “Adesso è anche scritto, nero su bianco, nel lavoro della Commissione Giovannini: i parlamentari italiani sono quelli con i privilegi più alti d’Europa. Cosa aspettiamo a tagliarli? Perché quando si tratta di far pagare i pensionati, i lavoratori e le classi più povere, il Parlamento trova subito l’accordo trasversale (come nell’ultima manovra), mentre quando si tratta di tagliare i propri privilegi, deve aspettare gli esiti di una ‘commissione’?”. Lo scrive sul suo blog il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. “Che senso ha stare in Europa se un parlamentare spagnolo guadagna 2200 euro al mese – spiega – e va in pensione come tutti gli altri cittadini, mentre quello italiano è una sorta di alieno rispetto ai suoi elettori? Bene, noi ci abbiamo provato e ci riproveremo ancora, in Parlamento, a presentare una proposta per tagliare i costi della Casta, e questa volta non riusciranno a farla franca. Il Parlamento non potrà trovare scuse per non votare i tagli ai suoi privilegi, come ha fatto quando l’Italia dei Valori ha proposto l’abolizione dei vitalizi dei deputati: 22 sì (tutti dell’IdV) e 498 no (tutti gli altri)”.