Renzi, mi candido a guidare l’Italia

(dell’inviato Giampaolo Grassi) – VERONA – Saranno quel rosso, quel blu e quel bianco delle scritte ”Matteo Renzi” e ”Adesso!”, ma il clima ricorda le convention americane. Pero’ l’atmosfera e’ piu’ sobria di quella dei ‘vecchi’ incontri fiorentini della Leopolda. Perche’ quelli erano di preparazione, erano per fare un po’ di chiasso. Ma ora Matteo Renzi fa sul serio. Al palazzo della Gran Guardia, davanti all’Arena di Verona, alle 12.15, esattamente mezz’ora dopo l’inizio del ‘comizio’ e mezz’ora prima della fine, il sindaco di Firenze ha detto quello che tutti si aspettavano che dicesse: ”Annuncio ufficialmente la mia, che e’ la nostra, candidatura a guidare l’Italia per i prossimi cinque anni”. La dichiarazione era ampiamente prevista ma, fatto inedito per lui, Renzi se l’era pure scritta. Dal Veneto il rottamatore ha iniziato quel tour – Verona, poi tappa alla diga del Vajont, quindi Belluno e Padova – che, su un camper senza nemmeno un simbolo del Pd, lo portera’ in giro per l’Italia. Il sindaco di Firenze non ha nascosto le ambizioni: ”Se giochiamo all’attacco e non ci chiudiamo nel catenaccio il centrosinistra puo’ correre il rischio di vincere”. E’ inutile negarlo, Renzi non e’ arrivato fin qua ”solo per partecipare”. No. ”Alle elezioni – ha ribadito riferendosi non alle primarie ma alle politiche – non ho paura di prendere i voti di chi ha votato centrodestra”. ”Voglio stanarvi dalla vostra delusione”, ha aggiunto rivolgendosi ai berlusconiani. Pronto l’abbraccio ironico di Angelino Alfano: ”Dice cose talmente simili alle nostre e talmente irrealizzabili nel suo campo che se perde le primarie finira’ per votare per noi”. Renzi ha chiesto di essere votato perche’ ”venticinque anni fa eravamo senza telefonini, anche i loghi dei partiti erano diversi da quelli di oggi, mentre i leader no, sono gli stessi. Ci candidiamo per dire cosa immaginiamo noi per i prossimi 25 anni. Noi non vogliamo solo cambiare la classe dirigente ma cambiare il futuro dei nostri figli”. Rottamare, rottamare, rottamare tutto, perfino ”la subalternita’ alla cultura della generazione del ’68 che vuole dipingere se stessa come la sola migliore gioventu”. Le parole d’ordine di Renzi sono ”Europa, futuro e merito”. Per Renzi ”dobbiamo puntare il compasso e girarlo dall’altra parte”, rispetto agli anni Ottanta, Novanta e Duemila che ci precedono e che hanno idealmente aperto il comizio attraverso un video iniziato con l’immagine di Michael Jackson e sfumato sui volti di Obama e della moglie Michelle. Il programma e’ ancora in bozza. Renzi lo ha pubblicato sul suo sito, chiedendo ai cittadini di inviare contributi. Al Palazzo della Gran Guardia ne ha ricordato alcuni punti: ”Il problema del diritto del lavoro non e’ l’articolo 18 – ha spiegato – non c’e’ collegamento fra quello e la precarieta”’. Bersani chiede la patrimoniale? ”C’e’ gia’, sono l’Imu e la crisi economica”. Nei primi cento giorni – ha promesso – si dedichera’ alla Civil Partnership per le coppie gay. Quello che e’ saltato agli occhi era la mancanza di ogni simbolo Pd sul palco e sui camper, dove campeggiava il motto ”Adesso!”. Ma Renzi ha glissato: per rappresentare il partito esporre i simboli non serve. Non ha parlato di alleanze, ma ”la foto del Palazzaccio” con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro rappresenta ”un modello culturale con il quale il centrosinistra non governera’ mai”. L’esperienza Monti ”ha restituito all’Italia l’idea di un Paese che fa e non rimanda. Se vinceremo noi continueremo a fare le cose immediatamente e non a rinviarle – ha detto Renzi – Ma Monti non e’ riuscito ad offrire una speranza”. Renzi lo fara’, promette. E se perdera’? Dara’ una mano al vincitore e tornera’ a fare il sindaco. Facendo contento suo figlio di 11 anni che, ha sorriso Renzi, nel timore di vedere papa’ sempre di meno, ”tifa Bersani”.