Ruby: ‘Palese prostituzione ragazze ad Arcore’

MILANO – Per il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, che oggi ha preso la parola per il suo primo intervento nel processo sul caso Ruby per replicare alla ‘raffica’ di eccezioni presentate dalla difesa, ”era palese che c’erano persone che si prostituivano” nel corso ”delle serate nella residenza del premier” ad Arcore. Il procuratore aggiunto, rispondendo alle 16 eccezioni presentate dalla difesa, tra cui quelle di incompetenza funzionale e territoriale dei magistrati milanesi ad indagare, ha chiarito che gia’ la Procura e poi il gip che ha disposto il processo hanno stabilito che la competenza spetta al Tribunale di Milano e non a quello dei Ministri. Boccassini ha poi fatto un breve ”excursus dei fatti”, spiegando che dalle intercettazioni in fase di indagine era ”emerso un contesto di prostituzione che coinvolgeva anche una minorenne” e si parlava di ”serate a cui partecipavano persone portate da Mora, Fede e Minetti”. La difesa, ha aggiunto Boccassini, ”sostiene che la Procura di Milano ha cominciato questa indagine perche’ voleva colpire Berlusconi” ma, secondo l’accusa, invece era stato individuato ”un contesto di prostituzione”’ e dalle verifiche successive si e’ arrivati alla contestazioni a carico del premier. Riguardo al rilascio di
Ruby la famosa notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 quando era stata portata in Questura, Boccassini ha spiegato che il presidente del Consiglio telefono’ ai funzionari, dimostrando un ”interessamento” che aveva il fine ”di non recare nocumento alla sua immagine di uomo pubblico”. Per il procuratore aggiunto ”e’ evidente” dunque la connessione tra i reati di concussione e prostituzione minorile e la competenza di Milano. Boccassini ha ricordato inoltre come Giuseppe Spinelli, manager di fiducia del premier, fosse ”l’ erogatore, che dopo aver sentito Berlusconi consegnava somme di denaro alle persone presenti alle serate”.

ACCERCHIAMENTO MILITARE A QUESTURA – La famosa notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Ruby, secondo l’accusa, venne rilasciata in seguito alle telefonate di Silvio Berlusconi, in Questura si e’ verificato ”come un attacco militare”, perche’ in successione negli uffici di via Fatebenefratelli si sono presentate prima la consigliera regionale Nicole Minetti e poi la brasiliana Michelle Conceicao. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, replicando davanti ai giudici della IV sezione penale alle eccezioni presentate dalla difesa del premier. Il procuratore aggiunto ha ricordato che le indagini hanno ricostruito ”tutto il tragitto” attraverso le celle telefoniche che ha portato Nicole Minetti in Questura quella notte ”come un attacco militare”. Negli uffici di via Fatebenefratelli, infatti, si era presentata poco dopo, come ha aggiunto Boccassini, ”anche la Conceicao che aveva saputo che la minore era in Questura”. Secondo il procuratore aggiunto, dunque, la notte in cui Ruby venne rilasciata e poi affidata alla consigliera regionale ”abbiamo avuto un accerchiamento militare e si e’ diretto tutto in Questura”.
NO VIOLATO DIRITTO DIFESA, LEGALI GIA’SAPEVANO Non c’e’ stata alcuna violazione del diritto di difesa di Silvio Berlusconi nell’inchiesta sul caso Ruby tant’e’ che gia’ nell’ottobre del 2010 prima ancora che il premier fosse iscritto nel registro degli indagati i suoi legali hanno raccolto una serie di testimonianze di coloro che avrebbero partecipato alle serate ad Arcore. E’ in sintesi quanto ha spiegato oggi in aula il procuratore aggiunto Ilda Bocassini replicando alle eccezioni sollevate dai difensori del presidente del Consiglio, imputato a Milano per il caso con al centro la giovane marocchina, durante le scorse udienze. Bocassini ha detto che gli avvocati del premier e’ ”come se avessero avuto la palla magica”, in quanto come si legge nei verbali difensivi redatti mesi prima, ma depositati dopo l’invito a comparire dello scorso 14 gennaio ”le domande che vengono poste sono proprio quelle su cui l’accusa ha fondato il capo di imputazione”

SCELTO RITO IMMEDIATO PER PROCESSO RAPIDO – ”Una delle piu’ toccanti questioni che ricorrono e’ che i processi devono durare poco e il rito immediato ha questa funzione: fare presto”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, oggi in aula al processo sul caso Ruby replicando alle eccezioni sollevate durante le scorse udienze dalle difese di Silvio Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile. Il pm ha inoltre sottolineato che tutto e’ stato condotto ”nel rispetto delle regole e della Costituzione”. E al termine del suo intervento, durato circa due ore, ha chiesto di respingere tutte le sedici questioni preliminari sollevate dalla difesa del premier, tra cui quella del trasferimento del processo al tribunale dei ministri per incompetenza funzionale e al tribunale di Monza per incompetenza territoriale. Riguardo alla competenza territoriale Boccassini ha detto che cio’ ”fa a cazzotti con la ricostruzione dei fatti e le condotte. Tutto e’ iniziato a Milano e si e’ concluso a Milano”. L’udienza e’ stata aggiornata al prossimo 18 luglio quando i giudici leggeranno la loro ordinanza.
SU UOMINI ISTITUZIONI INDAGATO A 360 GRADI – La Procura di Milano ha indagato ”a 360 gradi, di fronte anche a uomini delle istituzioni”. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini nel processo sul caso Ruby, facendo riferimento agli accertamenti sulla ormai famosa notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Ruby venne rilasciata dalla Questura, e agli interrogatori che hanno riguardato anche i poliziotti che erano presenti negli uffici di via Fatebenefratelli. Il procuratore aggiunto ha replicato ‘colpo su colpo’, parlando solo per un’ora e mezza circa, alle 16 eccezioni presentate in due udienze dalla difesa, che ha parlato per oltre 10 ore. Nelle indagini, ha spiegato il magistrato, ”non e’ stata utilizzata nessuna telefonata di Berlusconi”, mentre i difensori avevano sostenuto che i pm milanesi hanno ”monitorato la vita privata” del premier. Boccassini ha chiarito che su un totale di ”77.092 contatti”, tra tabulati e intercettazioni telefoniche, che hanno interessato le persone coinvolte nell’ inchiesta, solo 315 hanno riguardato il presidente del Consiglio e non e’ mai stata utilizzata alcuna sua telefonata, essendo parlamentare. La difesa ha anche contestato la ”tardiva” iscrizione del premier nel registro degli indagati. Berlusconi, ha affermato Boccassini, e’ stato iscritto il 21 dicembre 2010 ”quando la ricostruzione sulle accuse di concussione e prostituzione minorile era completa”.

DIFESA PREMIER,RAGAZZA NON PUO’PIU’ESSERE PARTE CIVILE – Ruby ”non si puo’ piu’ costituire parte civile, perche’ in questo processo si sono gia’ costituite le parti”. E’ quanto sostiene l’avvocato Filippo Dinacci, uno dei difensori del presidente del consiglio Silvio Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile nel processo con al centro la giovane marocchina. A una domanda dei cronisti, poco prima dell’inizio dell’ udienza, il legale di Ruby, l’avvocato Egidio Verzini, aveva risposto ”vediamo” sulla possibilita’ che la ragazza entri nel processo come parte civile. Il legale aveva spiegato inoltre che in linea teorica ci si puo’ costituire parte civile fino all’ inizio del dibattimento e al momento il processo sul caso Ruby e’ ancora nella fase delle questioni preliminari. Il 6 luglio prossimo la corte Costituzionale dovra’ decidere se dichiarare o meno ammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul caso Ruby sollevato dal Parlamento. Sulla possibilita’ di una richiesta da parte della difesa di sospensione del processo, l’avvocato Dinacci ha risposto: ”Vediamo cosa dice la Consulta”. Il legale, inoltre, ha aggiunto che e’ intenzione del premier Berlusconi ”seguire questi processi” e sulla tempistica del processo Ruby l’ avvocato ha chiarito che ”si vedra’ dopo l’ordinanza dei giudici”. La IV sezione, infatti, il 18 luglio dovra’ esprimersi sulle eccezioni preliminari della difesa.