“Sangue infetto negli emoderivati” allarme negli ospedali del Sud

ROMA – L’Aifa ha vietato negli ospedali del Sud l’uso di 24 lotti di emoderivati della Kedrion in quanto prodotti con sangue di due donatori affetti dalla malattia di Jacob Creutzfeldt. La notizia è stata notificata dall’Agenzia del farmaco al presidente dell’Associazione italiana centri emofilia, Pier Mannuccio Mannucci.

In un caso – riferisce la funzionaria Aifa Marisa Delbò – il donatore “sospetto, segnalato dall’assessorato della Salute della Sicilia, è ancora in vita”. Nell’altro, il donatore, tedesco, “è deceduto ed è stato segnalato dal fornitore Drk West”. L’immediato divieto di uso dei lotti, disposto il 27 luglio, precisa la Delbò, è “a scopo cautelativo”, anche se del donatore straniero non si sa ancora se sia affetto dall’encefalopatia spongiforme “umana” o (“meno probabile”) dalla variante bovina più nota come “mucca pazza”.

Sul rischio che questi emoderivati possano contagiare i malati, per la maggior parte pazienti emofilici, gli esperti non sono tutti d’accordo. Secondo la Delbò, “per la forma classica di encefalopatia non vi è alcuna evidenza di trasmissione per via ematica, per la variante bovina il rischio è potenziale, di fatto teorico”.

La pensa in modo un po’ diverso il responsabile dell’Osservatorio nazionale della malattia, professor Maurizio Pocchiari dell’Istituto superiore di sanità. “La trasmissione della forma “mucca pazza” mediante
trasfusione è già stata accertata da tempo. E un nostro studio pubblicato a gennaio sulla rivista Transufusion per la prima volta al mondo evidenzia un rischio significativo legato a trasfusioni avvenute più di 10 anni prima dell’insorgenza clinica della malattia in pazienti affetti dalla forma tradizionale. È un campanello d’allarme da non sottovalutare”.

La ditta Kedrion è da tempo al centro di polemiche sia per la sicurezza degli emoderivati, che produce in regime di monopolio in Italia. Fra i proprietari dell’azienda, fra l’altro, c’è anche il Gruppo Marcucci, il cui capostipite Guelfo è oggetto di un’indagine preliminare partita a Napoli dal 2009. L’accusa è di omicidio colposo plurimo per aver distribuito plasmaderivati che avrebbero trasmesso infezione Hiv e epatite C a numerosi emofilici italiani.

Sulla vicenda interviene il senatore Ignazio Marino, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla Sanità. “Sono preoccupato da questa notizia che ovviamente voglio seguire da vicino. Penso davvero che sul settore della produzione e diffusione degli emoderivati vada fatta chiarezza con molta urgenza. Ho chiesto mesi fa al ministro Fazio rassicurazioni per la sicurezza dei prodotti, ma anche per adeguare il settore alle regole della libera concorrenza, dato che al momento esiste un monopolio per di più affidato a un singolo privato. Mi piacerebbe sapere a che punto è l’emanazione del decreto attuativo per eliminare tale regime di monopolio che perdura da molti anni. Se vi sono ostacoli lo si dica chiaramente, perché la situazione attuale assomiglia davvero troppo a un muro di gomma difficile da superare”.