Strage bus, tornati a casa i bambini feriti

BRUXELLES – Una giornata di lutto nazionale, la prima da 19 anni, e un minuto di silenzio in memoria delle 28 vite umane, tra cui 22 bambini, che si sono spente martedì sera in una galleria svizzera: il Belgio, ancora sotto shock, ricorda così le vittime del più grave incidente stradale mai avvenuto su suolo elvetico, che ha devastato decine di famiglie e ha commosso milioni di persone.

Tornano a casa i primi studenti sopravvissuti alla tragedia del tunnel svizzero di Sierre. Come comunica l’agenzia belga Belga, i bambini sono arrivati nella notte all’aeroporto militare si Melsbroek, vicino Bruxelles, e subito affidati alle loro famiglie. Il gruppo è quindi ripartito su auto scortate dalla polizia.

DECOLLATI AEREI, SALME TORNANO IN BELGIO – Sono decollati alle 9 di oggi dall’aeroporto di svizzero di Sion, con destinazione Bruxelles, i due Hercules C130 dell’aeronautica militare belga, con a bordo le bare delle vittime dell’incidente di martedì scorso del pullman nella galleria Sierre.

La partenza dei due C130 é stata preceduta da una breve cerimonia svoltasi sulla pista di atterraggio dell’aerostazione di Sion a cui hanno preso parte alcune autorità del Vallese, e un picchetto d’onore della polizia cantonale. Il trasporto delle salme dalla camera mortuaria all’aeroporto è avvenuto nella notte, al riparo dalle telecamere e dai numerosi giornalisti ancora presenti a Sion.

(dell’inviato Benoit Girod) A poche ore dalla partenza dei familiari delle 22 piccole vittime del tunnel svizzero di Sierre, l’elegante Hotel des Vignes, trasformato per due giorni in centro di accoglienza, inaccessibile e sorvegliato dalla polizia nonché presidiato dai giornalisti di tutta Europa, è tornato alla solita routine. A Cirylle Vaucher La Croix, direttore dell’albergo sono restate impresse nella mente alcune immagini che difficilmente potrà cancellare: una tra tutte quella – racconta all’ANSA – “della mamma, seduta in una poltrona della hall, che ha cullato per ore la bambola di sua figlia morta” nello schianto del pullman, martedì scorso. “In questo albergo si è concentrata la sofferenza del mondo, non posso raccontare cosa ho visto e che cosa ho provato”, continua il direttore dell’hotel che si trova nel borgo di Uvrier, alla periferia est di Sion. Qui, hanno soggiornato sessanta belgi: genitori, nonni, cugini dei bambini. “La gran parte di essi – prosegue Vaucher La Croix scavando con dolore tra i ricordi – non conosceva la sorte dei loro cari, non sapeva se erano tra i feriti o tra quelli che hanno perso la vita. L’hanno saputo qui, in questa stessa hall dove ci troviamo ora, man mano che le informazioni arrivavano”. Vaucher La Croix, un uomo di circa sessant’anni, con tre figli e alcuni nipoti, non riesce a dimenticare “i pianti, la disperazione delle mamme e dei papà, ogni volta che veniva annunciata la morte del loro piccolo”. “C’era una grande solidarietà si sono sostenuti a vicenda”, ricorda commosso il direttore dell’albergo. “Sono un padre e un nonno, ne ho viste tante nella mia vita, molte persone sono passate qui, ma non pensavo mi potesse capitare di toccare con mano tanta sofferenza tutta insieme”. Il nostro personale, assicura l’albergatore, “ha lavorato 24 ore su 24, ha fatto di tutto per accogliere al meglio queste persone. E’ stata un’esperienza difficile per tutti”.

Una fatale distrazione dell’autista del pullman causata da un dvd con cui stava armeggiando. E’ questo un dettaglio, in corso di verifica da parte degli investigatori, emerso dalle indagini sulla tragedia del tunnel svizzero di Sierre, dove martedi’ sera un pullman si e’ schiantato, causando la morte di 28 persone, di cui 22 bambini, e il ferimento di altri 24 alunni che erano a bordo, di rientro in Belgio dopo una settimana bianca sulle nevi svizzere. ”Non c’e’ nessuna ipotesi privilegiata sulle cause dell’incidente”, ha precisato il comandante della polizia Cantone Vallese Christian Varone, in una conferenza stampa organizzata ieri all’interno del traforo, davanti al luogo dell’impatto, in cui sono state depositate tante rose bianche e peluche. Ma a raccontare l’episodio – ha riferito il giornale fiammingo Het Laatste Nieuws sul suo sito Internet – ai genitori e al personale dell’ospedale in cui sono ricoverati sarebbero stati proprio alcuni bambini: ”Poco prima dell’incidente, l’autista ha voluto mettere un Dvd”. Gli stessi dodicenni sono stati sentiti tra ieri e oggi dalla polizia cantonale: ”Siamo vagliando tutte le testimonianze”, ha detto il comandante Varone a chi gli chiedeva conferma di questo elemento, giudicato tuttavia ”infondato” dalla Toptours, la società belga di autotrasporto a cui apparteneva il pullman. Concluse le formalita’ burocratiche e giudiziarie e terminate le prime cure, nella serata di oggi otto bimbi hanno gia’ potuto lasciare la Svizzera e rientrare in Belgio. Altri 13, ricoverati a Sion, li seguiranno forse gia’ domani. Rimarranno nel Vallese solo i piu’ gravi: tre di questi sono all’Ospedale universitario di Losanna, uno a Berna. A preoccupare i genitori e i sanitari sono anche le conseguenze psicologiche dell’esperienza vissuta dagli alunni nei drammatici minuti dopo l’incidente. Molti di loro ”chiedono notizie degli amici, si pongono tante domande, si interrogano su cosa sia successo e per ora e’ meglio non spiegarglielo”, ha raccontato Michel Callens, responsabile sanitario dell’organizzazione cattolica Intersoc, che ha organizzato le vacanze dei ragazzi. Nessuno – su consiglio degli psicologi – ha ancora detto loro che all’obitorio di Sion ci sono i corpi di 22 compagni e dei sei adulti che li accompagnavano. Il drammatico riconoscimento si e’ svolto ieri. Per tutta la giornata le famiglie delle vittime sono state portate, una ad una, nel cubo di cemento del centro funerario, sulla collina coltivata a vigne del capoluogo del cantone vallese. Con loro un’equipe di psicologi e medici. Una lunga e drammatica processione di dolore tra l’elegante Hotel Des Vignes, centro di raccolta dei parenti, e il centro funerario che dista meno di un chilometro. Un rito straziante, ma necessario, che tuttavia per nove salme non e’ bastato. Sono state rese irriconoscibili dallo schianto e il solo modo per associarle a un nome e’ l’esame del Dna su cui stanno lavorando i medici legali e i cui esiti potrebbero arrivare nelle prossime ore. Ora l’obiettivo delle autorita’ elvetiche e belga e’ riportare in patria le vittime, mentre molti loro familiari stanno gia’ rientrando. Le prime bare dovrebbero partire domani mattina, dopo il nulla osta del magistrato, a bordo dei tre aeroplani C130 dell’aviazione militare belga, atterrati in serata all’aeroporto di Sion.