Strage di Bologna: 31° anniversario ed e’ ancora scontro

BOLOGNA – Proteste, sospetti, accuse. E’ così da 30 anni e la pacificazione degli animi sembra ancora lontana. Oggi si commemora il ricordo di quel 2 agosto 1980 in cui 85 persone morirono e 200 rimasero ferite per l’ esplosione di una bomba nella sala d’aspetto della stazione di Bologna e come negli anni passati i giorni di vigilia hanno vissuto il rituale di una polemica che poi svanisce, o quasi, per il resto dell’anno.

La più forte è per l’assenza (la prima fu l’anno scorso) del Governo, che si farà rappresentare dal prefetto Angelo Tranfaglia. Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione delle vittime ha parlato di “ritorsione e fuga” e da sinistra le critiche sono state compatte e offese. “Ricorderemo ma con il nostro sdegno per l’indifferenza del Governo. E con la convinzione che il segreto di Stato sia uno dei peggiori cancri della nostra Repubblica”, ha detto Nichi Vendola. “Ma io mi sono stancato di prendere fischi”, ha rimbeccato Filippo Berselli, bolognese, presidente della Commissione Giustizia del Senato, ex sottosegretario e da tempo numero uno del Pdl in Emilia-Romagna. “Queste celebrazioni non sono più un momento di raccoglimento e di omaggio alle vittime, ma si sono trasformate in una strumentalizzazione politica e in un’occasione di attacco al Governo”, ha rincarato.

Se i resoconti e le immagini sulle contestazioni e i fischi ai ministri (clamorose quelle a Tremonti e Bondi) hanno sempre fatto più notizia della cerimonia in sé (Bolognesi ogni anno ha fatto il suo bravo appello ad evitare le contestazioni rumorose), i motivi di tensione riguardano tra l’altro anche il segreto di Stato, i risarcimenti a parte delle vittime, la ricerca dei mandanti. Questo perché il processo ha individuato soltanto gli esecutori materiali, gli ex Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. E da destra, ma non solo, c’é chi ha sempre sostenuto che le motivazioni della condanna sono labili e che altri misero quella bomba. La Procura di Bologna ha sempre ribadito che andrà avanti nelle indagini “fino a che l’ultimo lembo di verità” non sarà emerso. Lo disse a ridosso della commemorazione del trentennale il procuratore Roberto Alfonso. Indagini che però, aggiunse, sarebbero proseguite lontane dal “tritacarne mediatico”.

Un orientamento che in questi mesi non è mutato. I magistrati hanno un’indagine aperta contro ignoti e condotta dal pm Enrico Cieri. Partendo dalle risultanze della commissione Mitrokhin analizza il contesto della cosiddetta ‘pista palestinese’, e considera spiegazioni alternative a quelle ratificate dalle sentenze irrevocabili che hanno portato alla condanna di Mambro e Fioravanti. Al centro della nuova inchiesta ci sono invece il terrorista internazionale Carlos e Tomas Kram, del gruppo tedesco ‘Revolutionaere Zellen’, che pernottò a Bologna all’Hotel Centrale nella notte tra l’1 e il 2 agosto ’80, ma con il suo vero nome. E’ una inchiesta a cui quindi mancano ancora per la chiusura alcuni tasselli, ma che pare comunque destinata a non cambiare le verità giudiziarie sino ad oggi raggiunte. Nel fascicolo è confluita l’istanza dell’ associazione dei familiari che ha chiesto di indagare sui mandanti, partendo soprattutto dalle carte del processo di Brescia sulla strage di piazza della Loggia. Non si può escludere che in futuro possa essere aperto un nuovo fascicolo, poiché di fatto l’istanza suggerisce un contesto ben diverso dalle conclusioni della Mitrokhin.