Tripoli, 19 morti in raid Nato lunedì

IL CAIRO – E’ stato di 19 morti il bilancio dei raid che la Nato ha condotto su Tripoli nella notte tra lunedi e martedi. Lo ha annunciato la Tv libica Jamahiriya, aggiornando il precedente bilancio di tre morti. Secondo l’emittente, “diciannove civili sono diventati martiti e altri 150 sono rimasti feriti nei raid dei crociati della nato su Tripoli e i suoi sobborghi”. La Tv ha anche mandato in onda immagini di alcuni feriti adagiati sulle barelle ma non ha fatto menzione dei nuovi raid di ieri sera.

Per la seconda notte consecutiva, potenti esplosioni sono state avvertite a Tripoli per una serie di raid aerei della Nato concentrati ancora una volta attorno al complesso fortificato di Bab al-Aziziya, residenza del leader libico Muammar Ghaddafi, già duramente colpita nella tarda serata di lunedi. Sono stati almeno otto i paurosi boati che hanno scosso la zona intorno alle 23 locali di ieri sera. Poco dopo è stata vista levarsi al cielo una densa colonna di fumo. I bombardamenti di lunedi sera erano andati avanti per più di mezz’ora e avevano causato, secondo le autorità di Tripoli, la morte di tre civili e almeno 150 feriti. L’Alleanza, a questo punto, teme lo stallo e ha fretta di chiudere la missione, come spiega la Francia, annunciando anche per i prossimi giorni una vera e propria escalation. Si accelera anche sul piano politico, con gli Usa che invitano i ribelli ad aprire una sede a Washington, mentre Barack Obama, a Londra, tasta il ‘perfetto allineamento’ angloamericano con David Cameron, confrontandosi sul dopo-Gheddafi. I raid notturni sono concentrati sull’area dal bunker di Bab Al Aziziya. Alla fine, come sempre, non è univoca neppure la definizione del bersaglio. Bombe laser-guidate hanno preso di mira l’impianto che “riforniva le forze responsabili degli attacchi contro i civili”, secondo quanto ha precisato la Nato dopo il raid di lunedi. I soldati del rais, “rappresentano ancora una minaccia per i civili, e continueremo a bombardare obiettivi che siano collegati a questa violenza”, ha detto ieri alla Cnn il generale Charles Bouchard, che guida la missione dell’Alleanza in Libia.

Per il governo libico si sarebbe trattato, invece, di una caserma semivuota. E la denuncia del portavoce Moussa Ibrahim è il ferimento di “moltissimi civili”. Una testimonianza diretta della notte più lunga di Tripoli arriva dagli inviati, su Twitter: oltre 18 esplosioni. Hanno fatto tremare anche l’edificio del Rixos, l’hotel che ospita appunto la stampa straniera. Lo stesso sarebbe accaduto nell’attacco di ieri sera. E’ il ministro degli Esteri francese Alain Juppé a rivelare, in giornata, la strategia della Nato. Quello di ieri è stato un assaggio: “La nostra volontà è di fare in modo che l’intervento in Libia non duri più di qualche mese”. L’altro obiettivo della coalizione, riunita sotto la direzione della Nato, è “di accentuare la pressione militare”. Anche la Casa Bianca indica un orizzonte temporale breve, circoscrivendo il suo impegno: la missione è stata sempre limitata nella durata e nell’ampiezza, fa sapere. Illustrando l’incontro che il presidente Barack Obama avrà con il primo ministro britannico, la Casa Bianca precisa che i due leader discuteranno su come mantenere la pressione su Gheddafi, che è sotto stress e nei confronti del quale “il tempo gioca contro”. Sul fronte del dispiegamento dei mezzi militari, Juppé ha spiegato: “Come previsto dalla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza, stiamo utilizzando tutti i mezzi necessari, compresi gli elicotteri da combattimento”. Anche la Marina britannica invierà tre elicotteri di combattimento Apache; la Gran Bretagna è cauta, però, sul tipo di utilizzazione che intende farne: “Nessuna decisione è stata presa”. Oltre la politica, e anche dopo i raid, l’incubo della guerra continua intanto in tutta la Libia. Sono 270 le donne che affermano di essere state stuprate dai soldati di Gheddafi, secondo una psicologa libica, Siham Sergewa. L’unica ‘cartolina’ che rischiara l’orrore è quella di un freelance che racconta a Tripoli di interminabili file ai distributori di benzina: la capitale si è riempita di biciclette.