Yara: fermato ‘Mario’, sono stato frainteso

YARA: DOMANI SARANNO DUE ANNI DAL RITROVAMENTO NEL CAMPOBERGAMO – E’ stato fermato a Bergamo l’uomo che avrebbe lasciato la scritta sul registro della chiesa di Rho (Milano), sostenendo di sapere qualcosa sul caso Yara. Si tratterebbe di un mitomane.’Mario’, che in realtà si chiama in un altro modo, è un sessantenne residente a Bergamo: stamattina si è presentato alla redazione de ‘L’Eco di Bergamo’, dicendo di voler fornire la sua versione dei fatti. Proprio nei pressi della redazione del quotidiano è stato intercettato subito dopo dalla polizia e portato in questura. La cabina telefonica dalla quale era partita la chiamata all’ospedale di Rho era situata davanti a Palazzo Rezzara, sede de L’Eco.

Mario’ è un ex collaboratore di giustizia, ora senza protezione. Di origine meridionale, vive da anni a Bergamo. Si trova in Questura, dove gli inquirenti, dopo il fermo, stanno ascoltando il suo racconto: nulla che abbia comunque a che vedere con una svolta sul caso di Yara. ‘Mario’ si è presentato nella tarda mattinata di oggi nella redazione de ‘L’Eco di Bergamo’ e ai giornalisti ha riferito di essere l’autore degli scritti trovati all’ospedale di Rho (quello sul registro e la lettera inviata al cappellano) e delle due telefonate, di martedì e giovedì, al centralino della stessa struttura sanitaria.

Ai giornalisti del quotidiano bergamasco l’uomo ha spiegato anche di essere stato frainteso e che voleva semplicemente attirare l’attenzione su un fatto a lui noto e che, a suo avviso, poteva essere collegato al caso Yara, senza però mai voler far intendere che fosse lui l’assassino della tredicenne di Brembate Sopra, e tentando nel contempo di mantenere l’anonimato. Lasciato Palazzo Rezzara, sede del giornale, ha raggiunto una cabina telefonica situata proprio di fronte a L’Eco e, qualche attimo dopo, attorno a mezzogiorno, è stato bloccato dalla polizia: si è infatti poi saputo che le telefonate all’ospedale erano partite proprio da quella cabina di viale Papa Giovanni XXIII, per questo evidentemente tenuta sotto controllo, anche visivo, dalla polizia di Bergamo. Il sessantenne, che non si chiama in realtà ‘Mario’, è di origine meridionale e ha un passato da collaboratore di giustizia. E’ stato accompagnato in questura per essere sentito dagli inquirenti. Il suo racconto sarebbe piuttosto confuso e il fatto riferito non rappresenterebbe comunque alcuna svolta nell’inchiesta sulla morte di Yara.