Crescono le multinazionali estere in Italia

Non è difficile, guardandosi intorno, verificare che la presenza dei gruppi stranieri in Italia è aumentata. Anche i dati Istat lo confermano. La loro forza è il corposo acquisto di tutto, in una Italia dove solo i “piccoli e medi” resistono, mentre il resto svende e intasca. Andando a vedere dal 2013 la crescita è stata del 3%, con un aumento degli occupati pari al 4,7%. A mettere piede in Italia sono soprattutto imprese dell’Unione europea, ma subito dopo sono gli USA. Naturalmente si parla sempre in grande, come fanno loro. Le multinazionali impiegano in Italia, per ricerca e sviluppo una parte sostanziale dei loro investimenti, circa 3 miliardi di euro con un’alta produttività per addetto e una maggiore capacità di fare profitt0. Rispetto al 2013, il numero di controllate estere in Italia cresce di 404 unità. Al netto dei servizi finanziari, il loro fatturato è intorno ai 524 miliardi (+6,2%) mentre il valore aggiunto è di quasi 97 miliardi (+5,1%). Operano principalmente nel settore dei servizi e nell’industria il farmaceutico piace molto. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare il costo unitario del lavoro delle multinazionali estere è più elevato rispetto alle imprese a controllo nazionale, sia nell’industria che nei servizi. Una differenza dovuta alla grande dimensione delle aziende che sbarcano in Italia rispetto a quelle nazionali, sicuramente più piccole. Queste imprese globali contribuiscono molto all’interscambio commerciale italiano, con oltre un quarto delle esportazioni italiane di merci (27,4%) in cui la parte maggiore la fa l’esportazione di prodotti farmaceutici (90,1% come import e 80,4% come export) e importazioni pari al 45%. Anche l’Italia vorrebbe cresce nel mondo. Nel 2014, al netto dei servizi finanziari, le imprese italiane orientate all’estero hanno fatturato circa il 15,2% di quello complessivamente prodotto dalle imprese nazionali. Una quota che sale al 18,7% al netto degli acquisiti di bene e servizi. La strada dell’estero si conferma in crescita. Le grandi aziende italiane che hanno preso la via fuori confine, lo hanno fatto per lo più (82,2%) nel periodo 2015-2016 per accedere a nuovi mercati. Ma altri due fattori sono determinanti, l’aumento della qualità di nuovi prodotti, così come l’accesso a nuove conoscenze o competenze. In termini di addetti, i paesi dove è in maggiore crescita la presenza di multinazionali italiane sono Brasile (+17 mila unità in un anno), Stati Uniti (+14 mila) e Cina (+9 mila), nonostante l’aumento del costo del lavoro in quel paese. La principale motivazione per i nuovi investimenti indicata dai gruppi italiani è la possibilità di accedere a nuovi mercati. Inoltre, vengono considerati altri fattori come l’aumento della qualità e conseguente sviluppo di nuovi prodotti e l’accesso a nuove conoscenze o competenze tecniche specializzate. E notevole la quota di fatturato esportato verso l’Italia dalle controllate italiane all’estero attive nei settori tradizionali del cosiddetto “Made in Italy”. Infatti i dati parlano di oltre il 46% per le industrie tessili e abbigliamento e quasi il 42% per la fabbricazione di articoli in pelle. Sempre più grandi ,sempre più globalizzati e gli italiani sempre più consumatori passivi a passare i loro week end nei centri commerciali. multinazionali