Algeria, 80 morti per il freddo, sindaci contro il governo

TUNISI – Mentre continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime per il freddo e la neve che assediano molte regioni del Paese – un’ottantina, secondo le ultime notizie – si inasprisce in Algeria il confronto tra le comunità locali e il Governo, accusato di una esasperante lentezza nell’adozione di misure straordinarie. Delle 80 vittime fino ad ora accertate, 30 hanno perso la vita in incidenti stradali causati dal ghiaccio. Le altre principali cause di decessi sono le fughe di monossido di carbonio, provocate da impianti difettosi o dal fatto che, in carenza di gas butano per il riscaldamento, molte famiglie usano camini, sigillando ogni finestra e porta e facendo, così, delle abitazione delle trappole mortali, senza il normale ricambio dell’aria. Sono ancora moltissimi i centri isolati e, se i mezzi dell’Esercito o i volontari riescono a creare un passaggio nella neve, non giungono i rifornimenti di cibo e combustibile. In alcuni comuni la popolazione, esasperata, ha occupato per protesta il municipio. Il quotidiano el Watan, sovente molto critico nei confronti del governo, nel descrivere le sofferenza che la popolazione sta affrontando, parla di un vero e proprio “martirio”.

Anche in Europa non si attenua l’emergenza gelo e neve, con il numero delle vittime che si avvicina ormai a quota 450. L’est e i Balcani restano le regioni più colpite per numero di morti e per la quantità di località completamente isolate a causa dell’impraticabilità delle strade. Ucraina e Polonia restano i Paesi più duramente colpiti in termini di vittime, rispettivamente con 136 e 68 morti assiderati, ma è pesante la situazione anche in Romania (38 morti), Italia (26), Repubblica Ceca (24), Lituania (23), Bulgaria (16), Ungheria (13), Serbia (12) Lettonia (10), Bosnia (10). Per la Russia gli ultimi dati parlando di una settantina di vittime del gelo nel mese di gennaio. A perdere la vita sono soprattutto i senzatetto, emarginati e alcolizzati, persone costrette a passare la notte all’aperto o in rifugi di fortuna. In molti Paesi le autorità hanno allestito migliaia di tende riscaldate per offrire un pasto e bevande calde ai più bisognosi. Una situazione di particolare emergenza si registra in Bosnia-Erzegovina per le centinaia di villaggi tuttora isolati dal resto del mondo, soprattutto nelle zone montuose del Paese, mentre in Serbia sono circa 70 mila le persone tagliate fuori da ogni contatto esterno. Pesanti in tutti i Balcani i blackout elettrici e nell’erogazione del riscaldamento, e cresce l’emergenza per i grandi fiumi gelati non più navigabili, con conseguenti problemi alle centrali idroelettriche che sorgono nelle loro vicinanze. Il Danubio è gelato per 170 km in territorio della Serbia, dove si è deciso di far intervenire i rompighiaccio. Anche la Sava, che confluisce nel Danubio a Belgrado, è per buona parte gelata nel suo corso in Serbia.