Altro che prima donne e bambini. Se non c’erano le pistole…

(di Mattia Bernardo Bagnoli) – Prima le donne e i bambini. Il codice marinaro parla chiaro e la tragedia del Titanic, certo per mille altre ragioni, è rimasta impressa nella memoria collettiva anche grazie all’aplomb dei suoi passeggeri maschi, rimasti a morire sui ponti pur di restar fedeli alla tradizione. Peccato che a muovere il cuore dei tanti gentleman furono più le armi puntate degli ufficiali che gli artigli dell’onore. O almeno, questo è quanto ha concluso uno studio svedese ripreso dal ‘Sunday Times’, a cent’anni esatti dal naufragio. Secondo quanto scoperto dai ricercatori dell’università di Uppsala, infatti, l’adagio prima le donne e i bambini è di fatto un mito che non sopravvive alla prova dei fatti.

Men che meno sui vascelli britannici dove, per quanto riguarda le fila maschili, è stata registrata la più alta probabilità di portare a casa la pelle. In media la percentuale di sopravvivenza femminile è infatti tra i 13 e 15 punti percentuali inferiore rispetto alle navi battenti bandiere di altri paesi. “Siamo rimasti sorpresi”, ha detto Mikael Elinder, coordinatore dello studio. “Il protocollo del naufragio è sempre stato associato con lo stile britannico e quindi ci aspettavamo risultati opposti”. Detto questo, per quanto riguarda il Titanic i numeri parlano chiaro: il 70% dei sopravvissuti furono davvero donne e bambini. Certo, ci furono casi emblematici come Sir Cosmo – il multimilionario che trovò posto in una scialuppa accanto alla moglie forse grazie al peso del suo portafogli – e Joseph Bruce Ismay, nientemeno che il direttore della White Star Line.

Ma in linea generale gli uomini si comportarono veramente da gentleman. Il che, per l’appunto, è un’eccezione se si paragonano i dati di quel naufragio agli altri 18 presi in considerazione dagli scienziati svedesi. L’unico altro caso in cui i sopravvissuti furono per la maggior parte donne e bambini è quello della HMS Birkenhead, colata a picco nell’oceano indiano nel 1852. In entrambi i casi, però, i capitani ordinarono agli ufficiali di far rispettare il protocollo a costo di usare la forza. “Sul Titanic – prosegue Elinder – vennero riportati episodi in cui fu fatto fuoco per scoraggiare gli uomini dal salire sulle scialuppe. Sulla Birkenhead il capitano in persona sguainò la sua stessa spada.

Queste sembrano essere la ragioni alla base dell’eccezione”. Insomma, parrebbe più indicato “l’adagio si salvi chi può” in vigore tra i bucanieri. Allo stesso tempo, sul Titanic come su altre navi, al fianco di strabilianti episodi di viltà le cronache custodiscono altrettanti esempi di eroismo: uno ying-yang dell’animo che ancora colpisce dopo 100 anni. Ecco allora che a bordo della Balmoral, la nave da crociera che sta seguendo la rotta del celebre quanto sfortunato piroscafo, l’anniversario è stato ricordato gettando una corona di fiori nelle acque gelide dell’Atlantico dove nel 1912 perirono i 1.517 passeggeri del Titanic.

Un fischio ha poi ricordato il momento esatto dell’impatto con l’iceberg: 2.223 storie personali ebbero a quel punto inizio. Il Titanic è stato ricordato anche a Belfast, dove il piroscafo venne costruito. Il centenario del naufragio è stato celebrato con la posa di una targa commemorativa con i nomi delle vittime in ordine alfabetico, senza distinzione di classe, nel Titanic memorial garden. Alla cerimonia erano presenti migliaia di persone: segno dell’affetto che a Belfast ancora batte per il Titanic.