Autovelox, Tutor, Telelaser… capiamo meglio

Ma come funzionano questi dispositivi che certificano poi multe salate? Il più conosciuto nel gergo automobilistico è sicuramente l’autovelox. Il modello di apparecchiatura più diffuso calcola la velocità del veicolo in base al tempo che impiega a percorrere un certo spazio. Si tratta di un sistema dotato di due raggi laser e ogni volta che un’auto transita davanti al dispositivo li interrompe. Con un semplice calcolo si risale alla velocità della vettura: la distanza tra i due raggi (che varia a seconda dei modelli) diviso il tempo che passa tra le due interruzioni, da come valore la velocità. La fotocamera scatta l’immagine della targa e la invia al computer centrale o della pattuglia su strada. L’autovelox può essere installato su un supporto/piedistallo mobile, su un’autovettura ferma a bordo strada o in una postazione fissa. Ultimamente in molte postazioni fisse non vi sono apparecchi ma, senza certezze, prendere una multa avendo superato di qualche chilometro il limite è sempre odioso. Se in auto vi sono rilevatori di questi punti fissi (spesso integrati nei sistemi di navigazione), sarà segnalato con un certo anticipo ma, in caso contrario, l’istinto è sempre quello di frenare bruscamente alla vista degli auto box (così si chiamano le postazioni fisse). Passiamo al sistema Tutor. La Corte d’Appello di Roma aveva stabilito che questo sistema di rilevo delle infrazioni sugli eccessi di velocità in autostrada, non era regolare per presunte violazioni di un brevetto. Ora la Cassazione ha ribaltato il verdetto e verranno riattivati. A differenza di altri sistemi come autovelox e telelaser, che misurano la velocità dell’auto in un dato istante, il sistema tutor calcola la velocità media su un tratto di autostrada compreso tra due punti, di solito distanti tra i 10 e 25 km. Il passaggio del veicolo sotto il primo punto viene rilevato da sensori (spire magnetiche) posti nell’asfalto e viene individuato la categoria del mezzo (esempio: automobile, autocarro, moto). Dopo il passaggio del veicolo, si attivano le telecamere che sono installate sul punto, vicino ai pannelli luminosi che di solito comunicano informazioni sullo stato del traffico e sui tempi di percorrenza. La targa della macchina viene fotografata e, attraverso un software, memorizzata insieme alla data e all’ora del passaggio. Nel secondo punto avviene il successivo rilevamento e le telecamere leggono la targa dell’auto, memorizzando l’ora del passaggio e inviando tutti i dati al sistema. Per ogni targa (dunque, per ogni veicolo) si confrontano l’ora di ingresso e quella di uscita: la lunghezza del tratto diviso il tempo impiegato determina la velocità media. A differenze di autovelox, è quindi inutile frenare bruscamente alla vista dei punti Tutor. Se il valore è inferiore a quello previsto dai limiti di velocità, i dati rilevati vengono cancellati. Se invece è superiore, i dati sono inviati agli organi competenti per la sanzione/multa. Secondo il gestore autostradale, Tutor ha ridotto del 70% il numero di morti sulla rete autostradale. Vediamo infine il telelaser. Si tratta di un apparecchio con una sorgente laser che emette impulsi di luce infrarossa. Il rilevamento si basa sul tempo che la luce impiega per raggiungere il veicolo inquadrato (sia che si avvicini, sia che si allontani) e tornare alla sorgente (la stessa è proporzionale alla distanza tra apparecchio/telelaser e bersaglio/veicolo). Vengono emessi impulsi a un intervallo di tempo prestabilito, effettuando due misure della distanza e, per differenza, viene calcolato lo spazio percorso dal veicolo e la sua velocità. Anche se basterebbero due soli impulsi, in realtà vengono emessi centinaia al secondo per limitare il rischio di errori di misurazione. Se la velocità supera il limite, la fotocamera incorporata scatta la foto e la invia al sistema di rilevazione. Questo sistema funziona solo se il veicolo viene rilavato ad una certa distanza (circa 1 km).