Benigni: guardando Alfano capisci che non sa niente

Benigni: se condannano Berlusconi Pd non può esultare(di Domenico Mugnaini e Tommaso Galligani) – FIRENZE – ”Povero Pd: ha aspettato 30 anni per vedere una condanna di Silvio Berlusconi e ora, il 30 luglio se la Cassazione condannerà il Cavaliere, non potrà esultare: sono alleati”. Roberto Benigni dal palco di piazza Santa Croce, a Firenze, fa capire fin dall’inizio del suo nuovo spettacolo chi sarà il principale bersaglio della sua satira: ancora una volta lui, quel Berlusconi che ora alleato del Pd, ”con le larghe intese ma che, assicura ai presenti, 2500/3000 spettatori, ”non vi preoccupate non lo mandano in prigione anche se lo condannano: lo affidano ai servizi sociali”. Una serata che il ‘Roberto nazionale’ dedica a due amici veri, Vincenzo Cerami e l’attore fiorentino Carlo Monni, che con lui fu ‘In Berlinguer ti voglio bene’. C’è spazio per l’attualità, prima di affrontare il XXIII canto dell’Inferno, quello degli ipocriti, con il quale apre la manifestazione che fino al 6 agosto lo vedrà per altre 11 serate davanti alla facciata della basilica e sotto la statua di Dante. C’è il caso Alfano, ”ha detto che sul Kazakistan non sapeva niente: guardandolo, si capisce che non sa niente” dice strappando altri applausi, anche al sindaco Matteo Renzi, seduto in prima fila a fianco del ministro dei Beni culturali Massimo Bray. Quel Renzi che ”è uomo dei primati… è riuscito a perdere contro Bersani” sorride Benigni. Non poteva mancare un accenno al caso Kyenge-Calderoli: ”in Italia ci sono anche persone sensibili, dolci: Calderoli… io gli voglio bene come se fosse normale” – aggiunge -. Il vicepresidente del Senato ha detto che il ministro Kyenge gli fa venire in mente un orango. La cosa piu’ terribile di questa frase e’ Calderoli vice presidente del Senato”. In ogni passaggio, prima di parlare di Caifa colpevole ”della contraffazione del più grande evento della storia”, torna però Berlusconi a cui Benigni dedica anche la canzone, aggiornata, cantata nel 1996: ”Io sono il boss, il padreterno, lo so che ora e’ un altro al governo, ma chi comanda sono sempre io”. Dopo aver citato tutti i protagonisti della politica vicini al Cavaliere, il testo si conclude ricordando che il Cavaliere può comprare tutto, ”il mar Mediterraneo, compro tutto dall’A alla Z, ma quanto costa questo cazzo di pianeta. Poi compro Dio, sarebbe a dire compro me stesso”. E poco prima, guardando la statua di Dante in piazza Santa Croce, che ha un ”uccello ai piedi”, ha sottolineato come se fosse stata quella di Berlusconi sarebbe stata il contrario”. Un Berlusconi a cui appartiene anche il premier Enrico Letta: ”Era già mio, me l’hanno dato nel pacchetto in omaggio con lo zio”. Un Letta che ”non si scompone mai, pur di non far cadere il governo. Torna a casa e trova Renzi a letto con la moglie: non si scompone e dice ero al corrente della cosa”, conclude con un riferimento alla visita del sindaco di Firenze alla Cancelliera Angela Merkel. Domani sera di nuovo in piazza, con altri riferimenti all’attualità, prima del XXIV canto, quello che Dante dedica ai ladri. Un tema che certo ispirerà Benigni/Dante che in quella bolgia certo metterà non pochi politici di oggi.