Berlusconi ha ceduto, si apre la crisi

Maggioranza ferma a 308 voti, il presidente del Consiglio è salito al Quirinale per annunciare le dimissioni subito dopo l’approvazione della legge di stabilità. Bossi insiste su Alfano premier per provare a rompere il fronte dei centristi. Le opposizioni puntano invece su Monti, ma se non trovano neanche loro i numeri si va al voto.

Non è bastato neppure Minzolini, che al Tg1 di lunedì sera era passato direttamente alle minacce, rivolgendosi agli ‘incerti’: «Invece di evitare le elezioni, le state provocando». Un messaggio in codice (ma neanche troppo) a tutti quei parlamentari che spingono solo per arrivare a fine legislatura, in modo da assicurarsi il vitalizio.

Non è bastato neppure il bluff notturno di Antonio Palmieri, uomo-comunicazione del Cavaliere, che aveva lanciato in Rete un tweet abbastanza ambiguo («Domani ne vedremo delle belle») lasciando intendere qualche sorpresa, qualche acquisto dell’ultima ora.

E non sono bastati, appunto, neanche gli approcci finali di Berlusconi ai suoi ‘figliuoli prodighi’ passati di là, denunciati all’Espresso dal casiniano Roberto Rao.

La mozione sul rendiconto dello Stato è stata approvata a Montecitorio con soli 308 voti. Cioè otto meno della maggioranza, che quindi non c’è più. Le opposizioni, presenti in aula per consentire il raggiungimento del numero legale, non hanno votato, perché emergessero i numeri ‘veri’ di chi ancora sostiene l’esecutivo.

Questa volta, i segnali per B. sono stati pessimi fin dal primo mattino, quando (congedata la soubrette di Telecafone Francesca Pascale) che aveva passato la notte da lui, è tornato a occuparsi di politica.

Prima di tutto gli hanno riferito dei sei radicali, su cui ancora il premier sperava: avevano deciso di partecipare con una loro delegazione alla riunione dell’opposizione, quindi i loro voti sarebbero rimasti dall’altra parte.

Poi sono arrivate altre conferme: i deputati della zona grigia Roberto Antonione, Giustina Destro, Fabio Gava, Giancarlo Pittelli e Antonio Buonfiglio hanno fatto sapere che non avrebbero partecipato al voto sul rendiconto, insomma definitavemnte persi anche loro.

Il tempo di perdere una mezz’oretta a Palazzo Grazioli con Giorgio Clelio Stracquadanio – l’ex pasdaran del Cavaliere brevemente passato tra gli ‘scontenti’ – ed è arrivata la botta di Umberto Bossi: «Abbiamo chiesto a Berlusconi di fare un passo di lato, laterale», per lasciare Palazzo Chigi a uno dei suoi, cioè Alfano.

Il “passo laterale” è l’ultima invenzione del creativo lessico politico italiano”: sarebbe un tentativo di ricompattare la (ex) maggioranza in Parlamento rompendo invece il fronte avversario (casiniani vecchi e nuovi, zona grigia, Responsabili più o meno vagabondi etc) con un nome diverso da quello di Berlusconi per «andare avanti» ancora un po’ (magari fino al 2013).

Insomma, una sorta di ‘atterraggio morbido’, un berlusconismo senza Berlusconi. A Bossi servirebbe per provare a portare a casa prima delle elezioni qualcuna di quelle riforme federali che da vent’anni promette, senza risultato ai suoi elettori. Per Berlusconi potrebbe essere una sorta di piano B per continuare a proteggere da Palazzo Chigi le sue aziende e i suoi destini personali. Ma il clima da fine impero che si respira nei palazzi fa pensare che questa strada difficilmente percorribile.

Ulteriori smottamenti dal Pdl potrebbero invece rendere praticabile l’ipotesi di un governo di salvezza nazionale, appoggiato da tutte le attuali opposizioni più appunto, nuovi transfughi. Ma ne servono parecchio – almeno una ventina – per costituire un gruppo autonomo e garantire al nuovo esecutivo i numeri per governare. Quindi la domanda ora è quanti , dei 308 che hanno votato oggi sul rendiconto, resteranno da domani al fianco del Cavaliere. Dalla risposta, che arriverà nei prossimi giorni, potremo sapere se si va a elezioni anticipate o no.

Una risposta a “Berlusconi ha ceduto, si apre la crisi”

  1. Era l’ora che andassero a casa questi cialtroni, questa manica di mezze calzette.
    Come dice Beppe Grillo, questi sono “professionisti della politica”, che “se li metti a lavorare, muoino di fame”.

I commenti sono chiusi.